Mars Attacks! regia di Tim Burton
FantascienzaCi sono dei dischi volanti nel cielo del Kentucky e la cosa suscita le reazioni piu' strane: l'aggressività dei generali, la curiosità degli scienziati, la smania di protagonismo dei giornalisti e naturalmente le ansie del Presidente degli Stati Uniti. Quando i marziani, piccoli, verdi e malvagi, iniziano a distruggere la Terra, le reazioni cambiano, senza diventare però molto più sensate.
«Klaatu Barada Nikto!» formula per controllare il robot Gort in Ultimatum alla Terra
«ack ack ack ack ack ack! (tr. Veniamo in pace!)» ambasciatore di Marte
Siano eternamente maledetti Stanley Kubrick e Andrej Tarkovskij. Loro sì distruttori di mondi, predatori del sacro brivido theremin, dell’immaginario sci-fi fatto di mostri improbabili, esplosioni, combattimenti stop-motion e ampollosi discorsoni di buona morale. Hanno rovinato tutto con le loro filosofie profonde, totali e intellettualoidi, accademia dell’immagine.
Meno male che Tim Burton di fare un 2001 o un Solaris degli anni ’90 non ci ha mai neppure pensato. Non erano quelli i film che guardava e adorava da bambino e l’aveva già fatto ben capire con Ed Wood: basta riflessioni da cinefilia da salotto, era ora di tornare all’eroismo anni ’50, quello di Plan 9 from Outer Space e Robot Monster (i due grandi capolavori Z della fantascienza fifties), Il Pianeta Proibito e La Guerra dei Mondi, Destinazione…Terra! e Il Mostro dell’Astronave.
E quindi…un altro film sugli alieni che invadono la Terra?! Tra l’altro con gli alieni venuti fuori da una centrifuga di Cittadino dello Spazio e Invasori dall’Altro Mondo (sia sempre benedetto Edward L. Cahn)? Come è stato mai possibile realizzarlo?
Con un cast che è pura potenza hollywoodiana, innanzitutto, a partire da un Jack Nicholson che Burton riabbraccia dopo Batman e ripropone qui in duplice, quasi sellersiano, ruolo. Ma non c’è solo l’istrionico fuoriclasse di Easy Rider e Shining: Michael J. Fox in uno dei suoi ultimi ruoli sul grande schermo, gli ancora misconosciuti Jack Black e Natalie Portman, Annette Bening, Pierce Brosnan, Danny De Vito, Glenn Close, Sarah Jessica Parker, l’allora compagna del regista Lisa Marie Smith, Pam Grier, Tom Jones, i veterani Rod Steiger e Sylvia Sydney (quest’ultima, all’ultima prova, sarebbe morta tre anni dopo), i colleghi Jerzy Skolimowski e Barbet Schroeder in succosi cammei. Senza dimenticare coloro che hanno dato voce ai marziani: Frank Welker, il mitico Fred Jones di Scooby-Doo, ha dato vita alla gracchiante, monosillabica lingua degli alieni, mentre a Roger L Jackson, che proprio quell’anno diventò celeberrimo in tutto il mondo in quanto voce di Ghostface in Scream, furono affidate le parole aliene tradotte.
Una scelta tanto variegata e apparentemente inconciliabile ispirata ai film di Irwin ‘The Master of Disaster’ Allen: “Mi sono sempre piaciuti i suoi film, quei film del genere: andiamo ad ammazzare qualche celebrità. È proprio un genere a sé. Potevi trovarci Charlton Heston sposato ad Ava Gardner e il padre di lei interpretato da Lorne Greene, che è in realtà più giovane di tre anni di sua figlia. C’erano gli abbinamenti più strani in quei film”.
E se da una parte Mars Attacks! è lavoro atipico di Burton, in quanto viene meno l’indispensabile sigillo gotico, dall’altra parte è uno dei suoi film più personali, dove la sua solita satira verso la società americana middle-class (quella delle case a schiera, delle torte di mela, dei “normali”, già distrutta in tutta la sua filmografia precedente e in particolare in Edward Mani di Forbice), si allarga a tutto quello che osa sfidare la falce: la cultura new age, il flower power, le istituzioni politico-militari e gli stessi war movies, la filosofia della globalizzazione multirazziale, le molteplici sfaccettature della patinata cultura americana (Las Vegas, Playboy, la radio) e ovviamente la fantascienza stessa (esempio più facile e lampante, la bislacca soluzione della musica di Slim Whitman per uccidere gli ospiti venuti dallo spazio).
Il film è sui generis all’interno della filmografia burtoniana anche per l’uso della computer graphics. Intenzione di Burton era utilizzare l’amatissima stop-motion, ma costi di produzione troppo alti e la difficoltà a destreggiarsi con una quantità troppo elevata di personaggi – tra l’altro tutti uguali – hanno convinto il cineasta a scegliere la soluzione a lui non congeniale, ma della quale non si pente: “La computer graphics è splendida, quasi perfetta, ma a me quel che interessa è il senso tattile. Nonostante tutto sono soddisfatto della computer graphics di Mars Attacks!, anche perché sennò non saremmo mai riusciti a girare in Panavision come abbiamo fatto. La messa a registro dei movimenti sarebbe stata un incubo”.
Ma il film fu un clamoroso insuccesso su tutti i fronti: il pubblico, che quell’anno andò in visibilio per l’orrore Indipendence Day, non colse la componente satirica di Mars Attacks!, che come film di fantascienza “contemporaneo” non regge affatto, la critica rimase annoiata da questo strampalato divertissement che, a differenza di Ed Wood, non ha neanche cuore, i fan di Burton non trovarono pressoché nulla di quello che solitamente vedevano e amavano in un film di Burton.
È gravissimo peccato: Mars Attacks!, ancor più di Beetlejuice, è carillon acidissimo e demenziale di linguaggi e trovate visionarie, oltre che pastiche filologico-sentimentale, in questo l’apice del regista americano.
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