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1/10

Dylan Dog - Il Film regia di Kevin Munroe

Horror
recensione di Riccardo Nuziale

Finalmente tornano le avventure di Dylan Dog, l’investigatore del soprannaturale creato da Tiziano Sclavi nel 1986 e diventato il secondo fumetto più venduto in Italia dopo Topolino. Brandon Routh (Superman Returns) è un Dylan Dog scanzonato e impavido che stufo di zombie e vampiri ha scelto di andare in pensione anticipatamente. Ma il lavoro del detective del mistero non è davvero mai finito e quindi è costretto a tornare in azione per decifrare le iscrizioni ritrovate su un manufatto antico che ha il potere di annientare l’umanità.

Sin da quando i progressi della computer graphic lo hanno potuto permettere, la fame di fumetto del mondo del cinema non ha accennato per un solo istante placamenti. Limitandoci al territorio statunitense, le mitologie Marvel e DC continuano spasmodicamente ad avere nuovi capitoli, non solo quindi rimediando agli orrori partoriti in anni non supportati dalla tecnologia odierna (chi non ricorda con abominio puro, uno su tutti, il telefilm anni ’70 di Spider-Man, da noi giunto meramente attraverso i tre film tv?), ma aggiungendo anche nuove opere dedicate ai grandi personaggi delle rispettive case: a breve arriveranno Thor, Capitan America e Lanterna Verde.

La macchina hollywoodiana non si limita però a guardare verso il fumetto casalingo, ma anche verso i prodotti esteri più appetibili e interessanti e, nella sua ultima tappa, è arrivata a noi.

Il fumetto italiano non ha mai goduto, purtroppo, di grandi trasposizioni cinematografiche, di una qualità quantomeno paragonabile al prodotto cartaceo. Non la trilogia nera, con Diabolik, Kriminal e Satanik ridotti a visioni pop ben poco vicine all’audacia stilistica delle Giussani e di Bunker; non Tex e il signore degli abissi, sfortunato omaggio del 1985 al nostro storico personaggio western, interpretato da un mediocre Giuliano Gemma.

All’appello mancava l’altro gigante di casa Bonelli, quel Dylan Dog che, nato dal geniale talento di Tiziano Sclavi, fece il proprio esordio nelle edicole italiane poco meno di 25 anni fa, nell’ottobre 1986.

In realtà, come gli appassionati sicuramente sapranno, un primo, apocrifo, omaggio in celluloide l’indagatore dell’incubo lo aveva già ricevuto nel 1994 con DellAmorte DellAmore, l’ultima fatica horror di Michele Soavi, basata su un romanzo di Tiziano Sclavi stesso e avente come protagonista quel Rupert Everett che Sclavi otto anni prima aveva espressamente chiesto come modello per le fattezze del nascituro personaggio.

Un film assolutamente brillante, non privo di sbavature e ingenuità stilistiche ma certamente “dylaniano” al 100%, completamente immerso nello stile di Sclavi, pur non richiamandone in pieno le complesse sfumature letterarie e filosofiche.

A differenza di tutti questi, il primo film ufficiale di Dylan Dog non è italiano, ma statunitense. Stati Uniti che conoscono il fumetto grazie alla Dark Horse, prestigiosa casa editrice da sempre particolarmente interessata al fumetto estero, che del Nostro ha pubblicato sette volumi tra il ’99 e il 2002.

Ebbene, a nostro giudizio l’affidamento di Dylan Dog ad una produzione americana è stato un grave errore, in quanto il fumetto è troppo distante dalle sensibilità tipiche d’oltreoceano; la scelta del regista, Kevin Munroe, tanto inesperto quanto mediocre (al secondo film dopo TMNT, ennesimo film sui Turtles), risulta poi incomprensibile. Il risultato finale, apocalittico.

Il gravissimo peccato di Munroe non è tanto l’aver tagliato e modificato personaggi ed ambientazione (Groucho, Londra e il maggiolone bianco sono stati sostituiti per esigenze di budget, anche se personaggi come Bloch, Lord Wells e Madame Trelkovski potevano/dovevano essere inseriti), quanto l’aver pesantemente distorto l’essenza stessa del fumetto di Sclavi.

Cornucopia di citazioni, rimandi, riflessioni letterarie e filosofiche, Dylan Dog è tra i fumetti più ricchi e complessi mai concepiti, tanto che l’appartenenza al genere horror è riduttiva, per quanto esatta.

Tutto questo nel film semplicemente non c’è. Beninteso: le riprese pedisseque e passive di un romanzo o di un fumetto non trovano minimamente la nostra benedizione, apprezziamo a priori la rilettura personale di un’opera al momento di trasporla sullo schermo, che ci piaccia o meno poi il risultato finale. Ma Munroe depaupera criminalmente il fumetto, riprendendone solo gli aspetti più banali e confezionabili in un prodotto di consumo.

Cos’è quindi questo film? Un horror di non comune piattezza, inserito nella tritatissima iconografia folkloristica che aveva già trovato massima espressione ottant’anni fa in casa Universal. Siamo ancora a vampiri, zombie e lupi mannari, insomma, con una sceneggiatura imbarazzante, personaggi vuoti (tanto che le interpretazioni, quella del protagonista Brandon Routh in primis, vanno di pari passo) e un’intensità narrativa rasente lo zero. Di tanto in tanto qualcosa del vero Dylan Dog emerge, pure a miliardi di chilometri di distanza (il “mercato” di pezzi di ricambio per i morti viventi sembra ad esempio la Zona del Crepuscolo in ottica Beetlejuice), ma complessivamente il film è uno stupido, banale, patinato, soporifero horror, blasfemo “omaggio” (lo è veramente?) ad un’opera che meritava ben altro trattamento.

Come se non bastasse 1) il titolo statunitense, Dead Of Night, è lo stesso di due gemme della storia dell’horror, il film ad episodi made in UK del 1945 da noi conosciuto come Incubi Notturni e La Morte Dietro La Porta di Bob Clark 2) Munroe ha espressamente affermato di avere intenzione di dar vita a uno o più sequel, tanto che Routh ha già firmato per i possibili seguiti.

Il vero orrore è questo.

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Voto degli utenti: 2/10 in media su 3 voti.
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ffhgui 1/10
Slask 3/10

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alexmn alle 21:56 del 14 aprile 2011 ha scritto:

allora

ho fatto bene a risparmiarmelo ...quando ai tempi uscì il nome di munroe, mi venne il sospetto che le cose sarebbero andate così...

Krautrick, autore, alle 9:04 del 15 aprile 2011 ha scritto:

Hai fatto benisssssssssssimo ma non è solo Munroe (se è scarso e inesperto, poverino, non è colpa sua), non funziona proprio nulla...un delitto di film. Speriamo almeno che si fermino qui

ffhgui (ha votato 1 questo film) alle 15:24 del 19 giugno 2011 ha scritto:

Da amante del fumetto, non posso che confermare l'enorme mediocrità di questa squallidissima pellicola che entra prepotentemente in un'ipotetica lista dei film più brutti di sempre. Orrendo.