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7/10

Polisse regia di Maïwenn

Drammatico
recensione di Alessandro Giovannini

Un anno (circa) negli uffici della Sezione Protezione Minori di Parigi: rassegna di casi seguiti (violenze e sfruttamento di minori) e vicende personali dei poliziotti.

Premio della giuria a Cannes 2011. L'attrice e regista Maïwenn LeBesco (che recita anche in un ruolo secondario) ha avuto l'idea per il suo terzo lungometraggio dopo aver visto alcuni documentari della polizia sull'argomento in questione. Ha quindi passato un periodo di osservazione sul campo in vari reparti della polizia, ed ha scritto la sceneggiatura del film (assieme alla regista ed attrice Emmanuelle Bercot) partendo da casi realmente accaduti.

Non è un documentario, anche se è girato nei modi del cinema-verité; i personaggi sono tutti inventati, sebbene ispirati a persone reali. Dove la regista inventa di più è nella descrizione dei rapporti tra i poliziotti, con le relazioni sentimentali e quelle di forza che intercorrono nel gruppo. Persone che affrontano ogni giorno casi sconsolanti e che sono costantemente sotto stress, eppure forti di una grande capacità coesiva che, malgrado gli attriti, li rende uniti e solidali fra loro. Sebbene questi elementi siano quelli che interessano meno, contribuiscono ad aumentare l'interesse dello spettatore verso i protagonisti, e in definitiva verso il film in generale (anche se il finale appare forzatamente sensazionalistico).

L'approccio ai casi rappresentati è invece più freddo, rispondendo ad esigenze di verosimiglianza maggiore, con risultati incisivi: il panorama dipinto è uno sconsolante affresco di abusi nei confronti dei minori da parte dei genitori, madri e padri, da cui traspare la concezione del figlio come oggetto utilizzabile a piacimento, violandone i diritti e distruggendone l'identità. Questo vale in particolar modo per i bambini più piccoli. Per gli adolescenti invece ciò che emerge è un sostanziale abbandono a loro stessi da parte degli adulti, ed un'incapacità educativa da parte di famiglie e/o istituzioni.

L'intento del film è lodevole ed ha come risultato quello di suscitare interesse nel pubblico, che forse non andrà mai a vedersi i documentari sulla materia, ma può comunque prendere consapevolezza di una realtà che nessuno vorrebbe vedere.

Tecnicamente il film non ha vezzi particolari, fa anzi di tutto per discrezionare la macchina filmica: due o tre telecamere digitali a mano o spalla, comunque piuttosto statiche, e tutto è lasciato alla bravura degli attori, molto spontanei.

A parte un breve “scena d'azione” è un film di dialoghi, di primi piani e (per la maggior parte) di interni. Dramma poliziesco che vale la visione, per confrontarsi con una realtà triste e scomoda, con cui è però giusto e doveroso fare i conti.

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alexmn alle 22:34 del 7 febbraio 2012 ha scritto:

mi hai convinto, film interessante..devo recuperarlo! foss'anche solo per la leica M8

alejo90, autore, alle 18:11 del 8 febbraio 2012 ha scritto:

RE:

è un film interessante, credo proprio che non ne rimarrai deluso.