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4/10

Il Pianeta Delle Scimmie regia di Tim Burton

Fantascienza
recensione di Alessandro Giovannini

 

2029. Poco lontano da una stazione spaziale si sta scatenando una tempesta elettromagnetica. Un pod contenente un primate addestrato viene inviato nei pressi della turbolenza per raccogliere informazioni a riguardo, ma scompare dai radar. Leo Davidson (Mark Wahlberg) si lancia al suo recupero con un'altra navicella, ma è ballottato dalla tempesta fino a precipitare su un pianeta sconosciuto, in cui ben presto scopre che le scimmie hanno il dominio assoluto e gli umani sono braccati come bestie e rivenduti come schiavi o animali da compagnia. Fuggito con un gruppo di prigionieri e due primati contrari al maltrattamento degli umani, Davidson si incammina verso il segnale radio che presuppone provenire da una squadra di soccorso alla sua ricerca.

 

Nel 1963 lo scrittore Pierre Boulle diede alle stampe il suo tredicesimo romanzo, Il pianeta delle scimmie. Cinque anni dopo fu realizzato l'adattamento cinematografico omonimo, diretto da Franklin J. Schaffner, che diede vita ad altri quattro film, ad una serie tv e ad una di cartoni animati.

L'idea per un remake più recente risale addirittura al 1988, con un progetto che fu poi abbandonato in fase di pre-produzione. Nel 1999 il progetto ripartì con la stesura della sceneggiatura da parte di William Broyles Jr. e Tim Burton fu contattato dalla 20th Century Fox per dirigerlo.

Il regista ha tentato di fare un film di SF dai toni cupi, con elementi action e finale apocalittico, ma la resa generale lascia molto a desiderare. Vari fattori negativi contribuiscono al risultato finale: in primo luogo la storia cigola, risulta frettolosa e mancante di approfondimento riguardo la storia del pianeta e dei singoli personaggi, tratteggiati con brevi linee di dialogo che li rendono stereotipati e antipatici, quando non inutili. Il protagonista Leo Davidson è insipido, per colpa della scrittura e non di Wahlberg, che fa né più né meno ciò che il suo ruolo di eroe comporta. I personaggi carismatici cui Burton ci ha abituato nelle sue pellicole precedenti sono del tutto assenti, fatta forse eccezione per il villain di turno, il generale Thade (uno scimmiesco Tim Roth feroce e spietato). Altri invece sono pessimi e ridicoli, come l'imbambolata stangona bionda interpretata da Estella Warren.

Il plot inoltre non si discosta mai dai binari sicuri della quest medievale, con il manipolo di eroi alla ricerca del manufatto risolutore, ostacolati da nemici ed impedimenti vari. Solo nella scena finale si riesce ad imbastire un colpo di scena di buon impatto, divertente ed inquietante al tempo stesso.

Le scene d'azione sono al di sotto della media delle pellicole odierne per intensità e coinvolgimento, colpa probabilmente imputabile a Burton, poco avvezzo a gestire scene di massa e/o di combattimento; i momenti più riusciti sono altri, come il prologo nella stazione spaziale, la cena nella casa dei primati, il dialogo fra Thade ed il padre morente.

Ma il difetto più notevole è il fatto che il film non riesca a compensare le carenze di cui è affetto con un po' di autoironia, di momenti divertenti, di dialoghi stimolanti, ed è in queste carenze che Burton, abituè del surreale onirico, della giocosità fantasiosa e della scoppiettante inventiva, lascia perplessi e delusi i suoi ammiratori.

Il regista ha fatto più che bene ad uscire dai suoi canoni abituali (cui, dopo le stroncature critiche su questo film, si è prontamente rifugiato per non uscirne più, con un conseguente calo di performance negli ultimi anni), ma l'amalgama fra sceneggiatura e regia non ha funzionato.

Sarebbe comunque ingiusto non citare positivamente scenografie e costumi: le prime ispirate e convincenti nel delineare il paesaggio di un mondo alieno ma comunque abitabile, i secondi notevoli soprattutto per quanto riguarda i volti dei primati, in grado di mimare i muscoli facciali di un vero volto e quindi di comunicare emozione. Buono anche il commento musicale di Danny Elfman, mix riuscito di suggestioni fantascientifiche e tambureggianti motivi tribali.

Nonostante aspetti tecnici positivi, Il pianeta delle scimmie risulta essere uno dei punti deboli della carriera cinematografica di Tim Burton.

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Voto degli utenti: 4/10 in media su 2 voti.
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alexmn 4/10
K.O.P. 4/10

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