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R Recensione

8/10

Il colore nascosto delle cose regia di Silvio Soldini

Drammatico
recensione di Leda Mariani

Teo (Adriano Giannini) è un uomo in fuga. Dal suo passato, dalla famiglia di origine, dai letti delle donne con cui passa la notte e da cui scivola fuori alle prime luci del giorno: dalle responsabilità. Il lavoro è l'unica cosa che veramente ama, fa il “creativo” per un'agenzia pubblicitaria e non stacca mai, tablet e cellulari lo tengono in perenne e compulsiva connessione con il mondo. Emma (Valeria Golino) ha perso la vista a sedici anni, ma non ha lasciato che la sua vita precipitasse nel buio. O meglio, l'ha riacchiappata al volo, ha fatto a pugni con il suo handicap e l'ha accettato con la consapevolezza che ogni giorno è una battaglia. Fa l’osteopata e gira per la città col suo bastone bianco, autonoma e decisa. Si è da poco separata dal marito e Teo, brillante e scanzonato, sembra la persona giusta con cui concedersi una distrazione. Per Teo invece, tutto nasce per gioco e per scommessa, Emma è diversa da tutte le donne incontrate finora, ed è attratto e impaurito dal suo mondo. Una ventata di leggerezza li sorprende, ma quel galleggiare in allegria bruscamente finisce. Ognuno torna alla propria vita, ma niente sarà più come prima.

Raccontare il coraggio di vivere

Prodotta da Lionello Cerri e RAI Cinema, l’ultima fatica di Silvio Soldini non tradisce il tocco poetico ed intimista del regista. Qui la storia d’amore, scritta assieme a Davide Lantieri e Doriana Leondeff, diventa infatti pretesto per alleggerire l’analisi di qualcosa di molto più complesso e di difficile da raccontare, vale a dire la diversità. La fatica di vivere, ogni giorno, di chi non ha le abilità di chi invece le dà per scontate e che in ogni momento riscopre, inventa e costruisce, con molta più consapevolezza della nostra, il suo stare al mondo. Una Valeria Golino in grandissima forma recita ad alto livello un’Emma che appare più vera del vero e che impressiona, per il suo realismo, per il suo sguardo perso, e per la rotondità e lo spessore del suo personaggio. Un vicenda lineare e semplice, inverosimilmente precipitosa e con quella rotta leggera e positiva che tanto piace a Soldini, ma che sa raccontare, tra l’ottima performance degli attori e le immagini curate e ricercate - soprattutto a livello coloristico - di Matteo Cocco, tutto il dramma, ma anche la gioia di vivere, di personaggi apparentemente di contorno, come l’amica veneta di Emma e la sua alunna cieca, che invece a tratti leggeri dipingono una realtà che si è scelto di raccontare così com’è: brutta e bella allo stesso tempo, come le cose, come la vita. Un film insomma piacevole e per nulla grave, ma che non tradisce minimamente il messaggio che vuole trasmettere e che intrattenendo, soprattutto per chi ama le storie d’amore a lieto fine, racconta con eleganza e tatto la possibilità di trovare la propria strada, nella vita, qualunque cosa accada, con forza e determinazione, ed imparando ad amare ciò che si ha.

Vengono in mente film come Le chiavi di casa, di Gianni Amelio, o Dietro la maschera (Mask), diretto da Peter Bogdanovich, ma non è la tragedia in questo caso a prendere il sopravvento, bensì la voglia di vivere.

Un film importante, ma non pesante. Comunque necessario. Presentato alla 74° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, fuori concorso.

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