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5/10

La vita possibile regia di Ivano De Matteo

Drammatico
recensione di Claudia Mastro

Adria scappa di casa assieme al figlio Valerio, per fuggire da un marito violento, venendo ospitata dalla sua amica Carla, attrice di teatro che abita a Torino.

Nell'arte le buone intenzioni non bastano mai, al cinema poi, ancora meno: ecco perchè una vita possibile nonostante la tematica trattata (la violenza sulle donne e come trattarla: più amicizia che psicologia) fallisce su vari fronti: le intenzioni stranobili (De Matteo in conferenza ha confermato una sua plateale e palese anche dal film ricerca retroattiva alla pellicola: incontri con donne maltrattate, racconti con esperti, anche una lettera basata su un vero dialogo "minatorio") non compensano una trama sfilacciata, traumatizzata da un overdose di scene, che avrebbe funzionato molto meglio in una miniserie tv o, paradossalmente, in un film commedia (anche perchè  nelle stesse intenzioni del regista era importante il raccontare il dopo-violenza e questo può essere,anzi si auspica, più godevole possibile).

Il ruolo della luminosa Golino soffre della sindrome del  parte a cavallo e torna a piedi: da co-protagonista o comunque da presenza principale viene ridotta sempre più a semplice virgola di raccordo tra le scene, fino a finire ad essere solo un grillo parlante sui generis.E' un peccato perchè non è solo la colonna leggera del film ma anche quella più interessante.

Altro difetto è infatti il personaggio protagonista della Buy-Anna : troppo trasparente e impegnato nell'essere la faccia di tutte le donne maltrattate per avere un identita chiara: ci si affezziona, ma solo per il trauma subito, la sua è una contro-macchietta che tarda ad arrivare più in fondo (anche se la sua forza è encomiabile e per niente legata alla durezza, punto in più).

La storia d'amore del figlio Valerio con la prostituta Larissa poteva essere trattata con qualche esagerazione gore e qualche canzione di jovanotti per intero di meno (nella stessa scena, poi), ma l'interpretazione del ragazzo, soprattutto quando non costretta a brutti dialoghi fa cui non crede nessuno, è fantastica-guardare la primissima sequenza in bici , durante il racconto della partita.

In definitiva per un film che vuole essere più naturale -ma curato- e immediato possibile ha alcune forzature, tra cui la doppia aggressione di Anna, che subisce angherie sia dal suo ex uomo che da un nuovo conoscente: questa peculiare scelta di script fa cadere tutto in un ambito poco probabile e davvero solo cinematografico a aiuta-plot, che sembra fustigare l'obiettivo iniziale: la banalità del male, in soldoni. Spesso anche delle pellicole.

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