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8/10

Smetto quando voglio: Masterclass regia di Sidney Sibilia

Commedia
recensione di Leda Mariani

La banda dei ricercatori è tornata: l'associazione a delinquere "con il più alto tasso di cultura di sempre" di Smetto quando voglio decide di ricostituirsi quando una poliziotta offre al capo, Pietro Zinni, uno sconto di pena e a tutto il gruppo la ripulitura della fedina penale, a patto che aiutino le forze dell'ordine a vincere la battaglia contro le smart drug. Così questi laureati costretti a campare di espedienti in un'Italia che non sa che farsene della loro cultura, vanno a recuperare un paio di cervelli in fuga e lavorano insieme per stanare i creatori delle nuove droghe fatte con molecole non ancora illegali. Pietro però non può rivelare nulla del suo nuovo incarico alla compagna Giulia, incinta del loro primo figlio, ed è costretto ad inventare bugie sempre più colorite.

Il film è il seguito dell’ormai famosa commedia d'azione del 2014, che si fece notare per la sua originalità rispetto alle altre comiche italiane e che riconferma il trentacinquenne Sydney Sibilia come un'anomalia assoluta nel panorama cinematografico locale, anche nella volontà di trasformare il suo esordio di successo in una trilogia che, pur rispondendo ad un'esigenza specificatamente commerciale, intende e sembra che riesca, a mantenere una sua coerenza artistica.

Meglio ridere, anche di noi stessi…

Smetto quando voglio parlava di un gruppo di ricercatori universitari precari e sottopagati: latinisti di fama mondiale, che facevano i benzinai e i disoccupati nonostante una grande carriera accademica, che ad un certo punto si mettevano a sintetizzare sostanze stupefacenti per guadagnarsi da vivere, finendo col guadagnarci un sacco di soldi. Chiaramente ispirato a telefilm molto di moda come Breaking Bad, o a film, soprattutto per la struttura, come Ocean’s Eleven, questo secondo episodio della serie funziona perfettamente, ed intrattiene. Le sonore risate in sala si alternano ad un adeguato livello di tensione e suspence che accompagna le scene d’azione, con continui accenti comici tipicamente italiani. Una chimera perfetta: un equilibrato mix fra cinema d’azione di stampo hollywoodiano e modi, frasi, accenti e personaggi tipicamente italiani.

Nel cast del film ritroviamo, in perfetta forma, Edoardo Leo, Pietro Sermonti, Libero De Rienzo, Paolo Calabresi, Luigi Lo Cascio, Neri Marcoré, Giampaolo Morelli, Stefano Fresi, Valerio Aprea e Valeria Solarino. Quasi tutti gli attori italiani migliori del momento e tra i più noti. Gli sceneggiatori sono lo stesso Sibilia, Francesca Manieri (co-autrice del bellissimo Veloce come il vento) e Luigi Di Capua dei The Pills (anche questa un’alchimia assolutamente geniale).

Smetto quando voglio piacque molto perché usciva dai canoni di tante altre commedie italiane e lo faceva citando i film d’oltreoceano ai quali siamo abituati e che fanno scattare immediatamente nello spettatore certe aspettative cinematografiche, qui ben corrisposte. Fu nominato a 12 David di Donatello, i premi più importanti del cinema italiano, e non ne vinse nemmeno uno, ma in concorso quell’anno c’erano anche ll capitale umano di Virzì e La grande bellezza di Paolo Sorrentino: una dura battaglia.

Nell'ottobre 2014 Sibilia,  intervistato al London Film Festival a proposito di un eventuale sequel del primo film, disse: << Se faremo il seguito non ne faremo uno, ma il secondo e il terzo episodio insieme… il punto è che se vogliamo fare gli scemi, allora dobbiamo farlo per bene. Funziona così: si fa Reloaded e Revolution. Se deve essere un’operazione anche commerciale, facciamo quella più para-americana, becera e che ci faccia ridere, che possiamo. Fatta bene, ma becera>>.

Nel novembre del 2015 Fandango ha dato dunque il via alla produzione di due sequel del film. Dobbiamo considerare che se il cinema è un'industria di prototipi che ogni tanto si declina in franchising, è raro, anzi rarissimo, che il secondo film di una saga, breve o lunga che sia, si mantenga all'altezza del suo predecessore, tanto più se quel primo film non era stato concepito come l'incipt di un racconto più lungo. Ma Sibilia tiene botta: ha girato due seguiti contemporaneamente, ha proseguito sulla strada della sua particolare ispirazione artistica che mescola commedia all'italiana e azione d’oltreoceano, e caratterizzando fortemente i suoi personaggi ha continuato a far leva sia su quanto già sappiamo di ciascun componente della banda, che sul nostro immaginario cinematografico a cavallo fra tradizione, ed importazione.

La saga di “Smetto quando voglio” rappresenta una sorta di cartina di tornasole dello stato di salute della commedia italiana contemporanea: un breviario di ciò che si dovrebbe e di ciò che non si può più fare (come hanno dimostrato - fortunatamente - i flop di molti cinepanettoni recenti).

E dunque, lunga vita a Sibilia e vi consiglio davvero, per passare ore spassose, di continuare a vedere la trilogia.

Molto d’effetto la fotografia, quasi psichedelica, anche se tutto sommato povera, di Vladan Radovic, già “Pop” in La pazza gioia, di Virzì, e bellissima, oltre che naturalmente divertente, la colonna sonora e la sequenza di grandi brani cult della cultura musicale punk-rock, di Michele Braga, che fa da perfetto contrappunto, sia comico che narrativo, in moltissime sequenze del film.

Il terzo ed ultimo episodio: Smetto quando voglio: Ad honorem”, dovrebbe uscire attorno al luglio del 2017. Restiamo in trepidante e sorridente attesa.

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Ledy 8/10

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