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4/10

2night regia di Ivan Silvestrini

Commedia romantica
recensione di Leda Mariani

È un venerdì notte a Roma. Il tempo è mite e la gente è pronta ad uscire per andare a divertirsi. La città si anima e si colora dei neon dei locali, dei fari delle macchine, delle luci che illuminano i più importanti monumenti. In un locale di uno dei quartieri più vivi della città, due sconosciuti s’incontrano. Entrambi hanno circa trent’anni, sono soli e in cerca di qualcuno con cui passare la serata e forse, chissà, anche la notte. Lei chiede un passaggio e lui accetta di accompagnarla in macchina fino all'altro capo della città.

Lei è il prototipo della ragazza consapevole ed autonoma, decisa, in questa serata che anticipa l'estate, a regalarsi una notte di sesso con uno sconosciuto, per poi continuare, più forte e sicura di sé, la sua vita senza legami. Lui sembra incarnare il trentenne di oggi, piuttosto timido, più calmo e riflessivo, e dominato da una strana inquietudine.

Per arrivare all’abitazione, i due viaggiano attraverso diversi quartieri di Roma. Una volta giunti nelle vicinanze della casa di lei, i due non riescono però a trovare parcheggio. Più il tempo che sono costretti a trascorrere in macchina e a conversare si dilata, più il destino di quella notte sembra condurli in una direzione inaspettata...

Esperimento fallito.

2night è davvero un film inspiegabile. Si perché le premesse non erano male… (a parte una mia vaga repulsione per le storie d’amore, ormai quasi sempre raccontate in maniera noiosa e banale).

C’erano due bravissimi attori (Matilde Gioli e Matteo Martari) che dovevano interpretare personaggi a loro molto vicini, sia per provenienza, che per caratteristiche psico-sociali, e c’era una Roma notturna interessante e tutta da esplorare, vissuta attraverso gli occhi di chi romano non è.

Eppure…

Eppure ne viene fuori un film del quale davvero non si comprende la necessità. Una storia d’amore fredda, adolescenziale e vuota, che non risulta amplificata da nessun significato parallelo od aggiuntivo, se non dal fatto di fare da pretesto per un bel giro in macchina durante la notte romana, che si conclude all’alba.

Attori senza dubbio convincenti, soprattutto Martari, che aveva il compito ingrato di interpretare il personaggio “più di spessore” del film, riescono quasi per miracolo a farci reggere quasi due ore di dialoghi terribili, che sulle labbra di qualunque altro attore sarebbero risultati ridicoli (davvero, al limite dell’imbarazzante).

Il film si salva solo, dal mio punto di vista, per la fotografia notturna davvero molto bella di Davide Manca e per l’interessante colonna sonora, forse un po’ troppo dominata dai brani di Saverio Martucci, ma comunque funzionale.

La Gioli, che ho amato moltissimo ne Il capitale umano di Paolo Virzì, attrice espressiva e bella (è un po’ la Jolie italiana) qui, nel suo ruolo di “milanesotta” approdata nella Capitale, è diretta male, esagerata, per nulla credibile (nemmeno per un attimo) e si trasforma (ma ripeto, più per colpa dei dialoghi, che dell’interpretazione) da ipotetico personaggio libero, anarcoide e fuori dal comune, in pazza allucinata con disturbi di personalità e parecchio stupida. Francamente lo trovo quasi offensivo, come personaggio femminile… né interessante, né minimamente realistico. Se uno degli scopi di questa storia era quello di raccontare i cambiamenti che si stanno affermando nelle relazioni tra uomo e donna, ebbene, direi che ne esce come un prodotto ambizioso e drammaticamente deludente. Non sviscera nulla, non indaga: dà solo un’occhiata rapida su una ragazzina un po’ fuori testa e chiude lì la sua analisi. Se ci pensate bene, alla fine del film del personaggio femminile non saprete nulla: non sarete nemmeno riusciti a disegnarne il contorno visibile.

A parte la cura della superficie di questo film così estetico, purtroppo compromesso da una regia inesperta e con poco ritmo, forse l’unica cosa che mi ha colpito davvero, è come una continua linea di sommessa tensione, quasi di suspense, che dall’inizio alla fine lascia pensare che debba accadere qualcosa di terribile… che poi però non succede. E in una storia del genere, di certo non ci si aspetterebbe una simile tensione. Ecco, questo è stato interessante, ma avrebbe funzionato meglio in un horror.

Nel complesso comunque il film è deludente, noioso, e se penso che l’ha diretto il regista di Monolith, tratto dal fumetto di Roberto Recchioni che io adoro, sono davvero molto preoccupata. Se penso inoltre che è stato finanziato con il sostegno del MIBACT e della Roma Lazio Film Commision, mi sento proprio male.

E pensare che 2night si ispirava ad un omonimo film israeliano diretto da Roi Werner. Ambientato a Tel Aviv, il primo film racconta con forza e freschezza la realtà e la cultura di quel paese: un esperimento estremamente riuscito di cinema indipendente low budget, girato in sole due settimane dopo un lungo periodo di prove con gli attori, che ha spinto la Controra Film, giovane realtà alla sua prima produzione, ad opzionare e poi comprare i diritti di remake per l’Italia.

Ecco, peccato che il rifacimento sia terribile.

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