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R Recensione

8/10

The Founder regia di John Lee Hancock

Biografico
recensione di Leda Mariani

Il film racconta la storia vera di Ray Kroc, un rappresentante di frullatori americano con poche prospettive che negli anni ’50, imbattutosi in un chiosco di hamburger nel bel mezzo del deserto sud-californiano, ha avuto la visione che l’ha poi portato, nel  corso di pochissimi anni, alla creazione di quell’impero mondiale della ristorazione “fast food” che noi tutti conosciamo col nome di McDonald’s. Un racconto d’ambizione, tenacia, perseveranza, e sul prezzo da pagare per ottenere il successo, interpretato dal possibile candidato all’Oscar Michael Keaton, che si conferma nel pieno della sua rinascita artistica.

L’aspetto più romantico e filosofico dell’imprenditoria

Nell’approcciarsi a  questo film bisognerebbe concentrarsi sulla storia, dal titolo assolutamente adeguato, lasciando da parte per un attimo eventuali simpatie o antipatie per McDonald’s in sé. La pellicola analizza infatti la figura di un imprenditore e quello dell’imprenditoria non è “un mondo”, tra i vari che potrebbero essere raccontati, ma è il “nostro mondo”. Se la società che stiamo vivendo si basa quasi esclusivamente sul funzionamento e l’andamento dell’economia mondiale (la storia della Lehman Brothers, ma è solo una fra le tante, insegna), studiare ed approfondire lo sviluppo di realtà che influenzano totalmente il nostro quotidiano, è assolutamente necessario, oltre che davvero interessante.

The Founder è un film realizzato con grande maestria dal non proprio famoso regista e sceneggiatore John Lee Hancock, conosciuto per lo più per Saving Mr. Banks, film sull’acquisizione dei diritti per il personaggio di Mary Poppins da parte di Walt Disney. L’opera è convincente e ben riuscita. Dal punto di vista estetico e di ripresa cinematografica - molto eleganti ed interessanti le inquadrature -, ha una fotografia eccezionale che riporta subito alla mente le atmosfere nette dei dipinti di Hopper dell’America degli anni ‘50-‘70, ma soprattutto è un film sceneggiato in maniera convincente: chiaro, esplicativo, perfettamente recitato e coerente con gli eventi storici. Non si esagera, non si eccede nella drammatizzazione, e la psicologia del personaggio protagonista viene raccontata con equilibrio, in tutte le sue zone di luce e d’ombra e nel suo scontrarsi con un tipo di imprenditoria obsoleta, ben rappresentata dalle dinamiche dei fratelli Dick e Mac McDonald.

Alla fine è una delle storie di comprensione profonda della nostra attuale economia, caratterizzata dalla virtualità e dalla comunicazione (quel che vince è il nome, nemmeno la forma). Siamo arrivati al concettuale assoluto e questo va raccontato. Tutto ha spinto in quella direzione, anche il mondo dell’arte. In questo senso quella della finanza può anche essere considerata, in maniera visionaria, e se non fosse che ha ripercussioni terribili sul quotidiano delle persone e del pianeta in genarle, un’arte. L’arte evocativa per eccellenza: una sostanza che vive di prospettive, di sogni, di proiezioni, ideali e matematiche, e che tra chiese e bandiere, crea una sua precisa ed autonoma realtà. Il biblico “Vitello d’oro” insomma, che qui diventa un allegorico incrocio di archi, inseguendo un’intuizione micidiale.

Keaton dà vita in maniera completa al personaggio, che riesce ad esprimere tutta la sua visionarietà: d’altra parte Kroc, prima di essere imprenditore, fu un musicista e si innamorò infine di un’artista, altra persona, come lui, capace di immaginare in grande e di guardare avanti. Keaton è vivo, emotivamente coinvolgente, ma anche plastico, molto americano: recita con gli occhi e a tratti fa quasi paura, come il pagliaccio della McDonald’s…

Nick Offerman (The Lego Movie, The King of SummerJohn Carroll Lynch (Fargo, Zodiacinterpretano rispettivamente Dick e Mac McDonald, fondatori del primo fast-food, inizialmente partner di Kroc e poi avversari. Laura Dern, due volte candidata agli Oscar, è Ethel Kroc, la moglie di Ray, scritta ed interpretata con grande eleganza. A Linda Cardellini, che abbiamo avuto modo di ammirare nella serie Mad Men (meravigliosamente scritta) il compito di interpretare Joan Smith, altra figura femminile di rilievo all'interno della vicenda McDonald’s.

La bellissima fotografia di John Schwartzman, che non ha bisogno di presentazioni, è tagliente e morbida, resta costantemente in equilibrio fra poli opposti, e metaforizza perfettamente il carattere del personaggio protagonista. Il ritmo è impeccabile, il film non annoia mai, ed è bellissima la lunga e virtuale panoramica tra tetti di chiese e case, efficace espressione di un atavico dualismo sociale.

Un film da vedere, sicuramente. Del personaggio realmente esistito ognuno poi pensi, con diritto, ciò che gli sembra più giusto concludere.

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Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 3 voti.
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zemach 8/10

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Altair882 (ha votato 7 questo film) alle 18:57 del 11 giugno 2017 ha scritto:

Interessante film sulla storia della fondazione dell'impero Mac Donald. Bravi gli attori che riescono a tenerti attaccato allo schermo nonostante non sia un film movimentato.Consigliato.