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4/10

Parnassus - L Uomo che Voleva Ingannare il Diavolo regia di Terry Gilliam

Fantasy
recensione di Riccardo Nuziale

Il dottor Parnassus è dotato di una capacità straordinaria: controllare e guidare l'immaginazione degli altri. Per far questo utilizza uno specchio magico che consente agli spettatori di entrare in un universo dove l'immaginazione non conosce limiti.

Siamo dentro lo specchio. I paradisi artificiosi in un continuo conflitto dell’Io. La vita e la morte in zucchero caramellato. Nel suo atteso ritorno dietro la macchina da presa dopo quattro anni, Terry Gilliam inscena una giocosa mise en abyme in cui vita e teatro, realtà e immaginazione continuano a scambiarsi ruoli e priorità. Vicino ormai ai 70 anni, il regista statunitense crea un’opera dall’evidente sapore autobiografico (il protagonista s’identifica col regista), una riflessione sul tempo e la caducità dell’esistenza, sui valori della vita.

Nulla di nuovo, verrebbe da dire. Ma tutto questo, davvero inutile nasconderlo, ha assunto un’inevitabile, sinistra deviazione il giorno della chiacchieratissima scomparsa del co-protagonista Heath Ledger; essa non ha solo garantito un sicuro successo al botteghino (i famelici occhi di curiosità nei confronti della morte non andranno mai fuori moda), ma ha anche certamente dato una piega diversa al film per problemi legati al film stesso: Ledger non aveva girato nemmeno una scena negli interni, vale a dire le scene ambientate nel mondo aldilà dello specchio.

Da qui l’idea di modificare la sceneggiatura e far rivivere Tony attraverso tre “visioni”: Johnny Depp, Jude Law e Colin Farrell, personaggi in cerca d’identità, vivono e muoiono ad ogni ingresso nello specchio (curiosamente Ledger era già stato protagonista sullo schermo, due anni prima, di questa frammentazione del personaggio in I’m Not There di Haynes). Il film però non decolla: se è ormai solidissima consuetudine vedere nell’opera di Gilliam un pastiche di influenze e citazioni (Faust, morality plays, Fellini, Browning, e forse mai come in questo film il regista si avvicina al suo “discepolo prediletto” Jeunet) e se il cast è d’indubbia qualità (bravissimi Christopher Plummer e Tom Waits, incredibilmente matura la giovane Lily Cole, che vedremo il prossimo anno nelle vesti di Alice in Phantasmagoria: The Visions of Lewis Carroll, esordio alla regia del folletto cattivo Marilyn Manson), le scene visionarie sono forse quanto di più stucchevole si sia mai visto in un film di Gilliam, radicali nella loro sterile superficialità, gradevoli quanto l’ingresso in un parco di divertimenti vietato ai maggiori di anni 13; soggetto e sceneggiatura, inoltre, non brillano certo per originalità (il patto con il Diavolo!) e vengono anch’essi realizzati sostanzialmente con superficialità, abbinando momenti seri ad altri comici al limite del grottesco, senza dare al film né l’una né l’altra impronta.

Sporadici momenti di brillantezza ci sono, uno su tutti l’autocitazione quasi commossa e commovente dei Monty Python nella scena dei poliziotti, ma il più delle volte anche le scene e le battute comiche appaiono stanche e ben poco graffianti. Un buco nell’acqua, insomma, un Gilliam decisamente minore. È logico e spontaneo domandarsi quanto questo film sia sorretto da sé stesso e quanto dalla tragica storia che gli gira attorno.

Ben conscio dell’altissimo rischio di cadere in demagogica banalità, il recensore sente il bisogno, prima ancora che il dovere, di salutare uno degli attori più brillanti e dal futuro più interessante di Hollywood. Un attore che si stava sempre più segnalando per prove maiuscole e importanti (tre su tutte: nell’altrimenti sopravvalutatissimo Brokeback Mountain, in I’m Not There e ovviamente in The Dark Knight) e che avrebbe presto ampliato i propri orizzonti passando alla regia. Ed è proprio con un suo video che il recensore lo vuole ricordare: un videoclip del 2007 di “Black Eyed Dog” di Nick Drake, musicista da lui prediletto e con cui condivideva lo stesso sguardo nei confronti di un mondo che sembrava non volerli e con cui ora condivide lo stesso, (per noi) inaccettabile destino.

http://www.youtube.com/watch?v=XzkknCfvlEo

Ciao Heath.

                    

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Voto degli utenti: 6,6/10 in media su 8 voti.

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Peasyfloyd (ha votato 6 questo film) alle 11:46 del 17 novembre 2009 ha scritto:

ottimo lavoro

recensione direi perfetta, con tutti i rimandi e analisi dettagliate del caso (compreso il cogliere la citazione dei monty python che ammetto essermi sfuggita lì per lì). Non sono d'accordissimo però sul voto-stroncatura. Sebbene infatti il film non sia del tutto a fuoco (e credo che in questo concorra per l'appunto la confusione derivante dalla seconda parte dell'opera, la quale pur essendo più spettacolare appare anche più dispersiva, frammentaria e un pò buttata lì in certi punti), nonostante tutto rimane un film godibile. Un film di Terry Gilliam insomma, che nonostante la senilità crescente mantiene degli spunti davvero notevoli. D'accordissimo sulle prove eccellenti degli attori.

synth_charmer (ha votato 7 questo film) alle 15:43 del 13 gennaio 2011 ha scritto:

io il film l'ho apprezzato abbastanza, e l'aneddoto di Heath Ledger lo avevo completamente rimosso. E' un classico Gilliam, forse non il folle-film-visionario delle sue opere migliori, ma comunque un'impalcatura solida, begli spunti visivi e importanti riflessioni circa la sfida col male e il libero arbitrio. Mi piace il Gilliam cheo tiene a freno l'assurdità

TexasGin_82 (ha votato 6 questo film) alle 17:30 del 28 agosto 2012 ha scritto:

sono d'accordo con i commenti, non un film straordinario ma comunque sufficiente.