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7/10

Dark Shadows regia di Tim Burton

Fantasy
recensione di Alessio Colangelo

Un vampiro con un fascino irresistibile. Un' ingenua misteriosa che si sente attratta da lui. Una vecchia strega che vuole sedurlo ed averlo per l'eternità. Una famiglia strana in una vecchia tenuta decadente con segreti nascosti ovunque. 

“Ti auguri sempre che il cinema sia una delle cose che possono restare. Essendo cresciuto con il cinema, a rischio di essere banale, per me ha sempre il suo fascino stare in una stanza buia e ascoltare e vedere qualcosa. Io spero sempre di trovare lì delle risposte e delle sicurezze.”

Tim Burton

Nessun personaggio nei film di Tim Burton muore mai veramente, nei suoi corti, da Frankweenie fino a Corpse Bride, il tema della morte non abbandona mai la diegesi, tanto da oltrepassare spesso la soglia del vivente, per narrare quello che accade nell’oltretomba. Dark Shadows è un interessante collage di stili, di generi, di epoche. Il film gioca proprio sulla temporalità, sulla lontananza tra il 1700 di Barnabas (Johnny Depp)  e gli anni 60-70,  epoca di grande rilevanza e di passaggio verso la post-modernità. Il vampiro a contatto con le nuove modalità di vita  della società moderna cerca di integrarsi nella piccola comunità di CollinsPort. Dopo una serie di gag esilaranti alternate a momenti più “horror”,  il film ci fa capire che è inutile cercare di trovare un genere di riferimento, anzi, grazie al montaggio, vero punto di forza di questo film, capiamo che lo scopo di Burton è narrare una storia  non lineare, non convenzionale, al di fuori da ogni tipo di classicismo.

Il cast è veramente stellare e in particolare spiccano le interpretazioni di Johnny Depp pienamente a suo agio con il regista che l’ha portato alla ribalta e di  Helena Bonham Carter che non abbandona il suo look stravagante e la sua propensione a fare ruoli particolari e borderline. Angelique (Eva Green) la strega malvagia, assume il ruolo di una bambola anche nel finale quando si sgretola come ceramica.

Il male tutto sommato non è fine a se stesso, ma dipende dalle circostanze. L’eccellente estetica visiva di Dark Shadows fa dimenticare i piccoli errori di registro nella sceneggiatura che qui e là si trovano, e sui quali una parte della critica ha fondato la sua stroncatura del film.

Un vampiro diverso da quelli  di Twilight Saga e di Underworld , Barnabas è legato al passato e quindi proprio per questo è  contaminato  dalla visione classica della narrativa vampirica, combattendo contro una strega che lo vuole possedere completamente.

Le inquadrature prediligono prospettive insolite, spesso oblique, mentre la scenografia è sempre sui toni oscuri e spettrali che contraddistinguono tutta la filmografia del regista. Numerose sono le suggestioni cinematografiche e cinefile che divertono e fanno intuire tutta la capacità di Burton di giocare e di divertirsi con il proprio stile filmico e di riflettere con interesse sull’ immaginario sia contemporaneo, sia del 900. Sono presenti i temi cari al regista come l’emarginazione che nasce dal rapporto tra il freak e l’essere umano, la morte e la vita, la forza dell’ amore in entrambe le dimensioni.

Il  rischio che corre questo film è quello di essere considerato poco più che un banale blockbuster anche perché è tratto da una serie televisiva di successo trasmessa alla fine degli anno 60. Sicuramente  Dark Shadows aumenta le nostre aspettative per i prossimi lavori di Tim Burton, il primo dei quali sarà il remake di Frankweenie.

 

 

V Voti

Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 8 voti.
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1
Slask 6/10
B-B-B 7/10

C Commenti

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alejo90 (ha votato 6 questo film) alle 12:53 del 16 maggio 2012 ha scritto:

mmmm a questo punto la faccenda si fa interessante, la tua è una delle poche critiche positive che ho visto in giro; credo proprio che mi toccherà andare a vederlo e valutare con i miei occhi.

TexasGin_82 (ha votato 5 questo film) alle 12:17 del 16 luglio 2012 ha scritto:

Io l'ho trovato molto piatto nel complesso, visivamente carino, certo, ma è il minimo che ci si aspetta da un regista del genere. Trama un po' già vista, humor spicciolo, temi banali, sensazione di noia diffusa nello spettatore (io). La cosa più bella del film (e anche la meno piatta), nonché l'unico ma validissimo motivo per cui consiglio di vederlo, è la sublime visione di Eva Green, la splendida e supersexy strega cattiva - ma bona!

Peasyfloyd (ha votato 7 questo film) alle 17:11 del 27 settembre 2012 ha scritto:

mi è piaciuto molto. Mi ha divertito. Film burtoniano al cento per cento, con quella commistione di generi e umori in cui esce sempre fuori quella dose di grottesco ironico e auto-ironico capace di ridare linfa ad ogni tema abusato (quale in questo caso quello del topos vampiresco).

Deep notevole ma a mio avviso ottima prova anche della Green. Una nota di merito anche per la scelta di ambientare il tutto nei 70s. Forse una scelta un po' paraculo ma ben riuscita, con un buon risultato nei costumi, nelle scenografie e nelle musiche

tramblogy alle 22:47 del 27 settembre 2012 ha scritto:

Carino..un po' pasticciato...

alejo90 (ha votato 6 questo film) alle 1:49 del 7 ottobre 2012 ha scritto:

dopo averlo visto, ecco che ne penso:

Fermo restando che ormai Burton è una dark shadow dell'autore che era una volta (ed infatti ormai ricorre sempre più di rado a soggetti originali) , la mano registica non l'ha persa ed in questo film emerge più nitidamente rispetto agli ultimi. La prima metà del flm è un divertente pastiche di vampirismo e cultura pop tutto giocato sul divertimento del mash-up postmoderno. Un vampiro ottocentesco che dialoga con un gruppo di hippie fumati non è cosa che si veda frequentemente. Il tono parodico della prima ra po lascia il posto ad un più canonico gotico fiabesco in pieno stile Burton, pur senza sfiorare i fasti di un tempo. La storia in sè è risibile, ma un buon cast e battute ad effetto riescono a tenere desto l'interesse fino al finale, che invece è la aprte più canonica e quindi più noiosa dell'opera. Le scenografie ricalcano lavori passati in un'autocelebrazione che richiama due capisaldi della filmografia Burton-iana: Beetlejuice e Edward mani di forbice. Tuttavia gli ambienti sono pochi e finiscono per risultare ripetitivi dopo un po'. Alcune scene tendono ad assomigliarsi troppo dando l'impressione di una scarsità di inventiva (tutte le scene a tavola ad esempio), anche se potrebbe essere un retaggio della struttura seriale dell'opera originale.

Alla fine l'impressione è di aver visto una divertente cavolata, formalmente impeccabile ed in definitiva superflua. La colonna sonora imbottita di rock anni '70 vale da sè la visione.