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6/10

Tre Uomini E Una Pecora regia di Stephan Elliott

Commedia
recensione di Alessio Colangelo

Quando il giovane inglese David annuncia che sta per sposarsi con un'australiana, i suoi amici non vedono l'ora di organizzarte una festa coi fiocchi rischiando di far diventare il giorno più bello nel peggiore di tutti. 

Il matrimonio è la causa principale del divorzio.” Groucho Marx.

Il goliardico film di Stephan Elliot è in sé senza ombra di dubbio poco originale, la storia è la solita festa di matrimonio tra una ricca promettente futura senatrice d’Australia e un povero sfigato di Londra che sembra uscito direttamente da una puntata di Dawson Creek. Lo scontro fra gli opposti (e l’attrazione), classica strategia del genere commedia, è insistente durante tutta la proiezione e non manca certo di far sorridere in frequenti occasioni. Altra componente comica è senza dubbio la dislocazione che i nostri eroi (amici dello sposo) devono subire per andare al matrimonio, ossia L’Australia. I canoni, i riti e le culture diverse collidono e sono ulteriore causa di frequenti momenti di divertissement. Il film gioca su tempi comici molto veloci: non si ha tempo di finire la risata che ne arriva subito un’altra senza lasciare momenti di pausa. Altro dato da registrare è la terribile somiglianza con film quali Funeral Party (stesso sceneggiatore) o Una Notte da Leoni dove però a differenza di quest'ultimo il protagonista rema (o fa finta) contro i suoi amici per omologarsi al jet set Australiano. Un po’ sempre gli stessi argomenti e le stesse storie dunque in un film leggero che, visto senza troppe pretese, potrà sicuramente far passare allo spettatore un’oretta di sane risate.

Stephan Elliot (Priscilla, Un matrimonio all’ inglese) ha esordito facendo migliaia di filmini per i matrimoni ed è chiaro che ormai la marcia nuziale gli provoca un generale “malessere”, come dice durante il film il personaggio di Graham. L’odio per i matrimoni provoca spesso situazioni troppo estreme che ci fanno ricordare le comiche slapstick. Come in The Artist non sarebbe stato brutto girare un comico stile anni 20, ma questo film non ha l’ambizione del film d’essai, ma soltanto quello del blockbuster certo ben confezionato.

Una considerazione: ovviamente spregevole la traduzione italiana tanto che la fantomatica pecora risulta poi essere un Ariete “ramsy” The Ram appunto.

         

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