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8/10

La Famiglia Belier regia di Eric Lartigau

Commedia
recensione di Davide Figliolini

Nella famiglia Belier tutti sono sordi, tranne Paula, il quale ha 16 anni. Nella vita di tutti i giorni Paula svolge il ruolo indispensabile di interprete dei suoi genitori, in particolare nella gestione della fattoria e nella successiva vendita dei prodotti. Il colpo di scena risiede nel fatto che Paula ha una voce straordinaria. Il suo professore di musica la convince a seguire il suo sogno: cantare. Riuscirà Paula a percorrerlo? Come farà con la fattoria ed i suoi genitori? Una scelta che farà definitivamente crescere l'anima e il carattere non solo di Paula, ma di tutta la sua stravagante famiglia.

La famiglia Belier si presenta subito come un film fresco. Colorato con i pastelli della diversità e dell'uguaglianza. Il regista e adattatore Eric Lartigau, una volta presa in mano la sceneggiatura, non ha fatto altro che trasformare una storia "inverosimile" (attenzione alle virgolette) in qualcosa di energico, di vivo. A tratti ricorda, come impostazione narrativa, soprattutto in questo danzare della commedia fra i fili di una drammaticità di fondo, "Quasi Amici". Il film francese diretto da Olivier Nakache ed Eric Toledano che ricorderete riprendeva la storia vera di un tetraplegico e il suo irresistibile aiutante. Un film che è divenuto il secondo film francese di maggior successo di tutti i tempi. Parliamo di numeri da capogiro. Beh, se vi è piaciuto questo, La famiglia Belier raccoglie quel tipo di magia. Quell'accostamento che verte all'eternità.

Paula Belier, interpretata dall'emergente Louane Emera, si trova ad affrontare l'adolescenza in una famiglia di sordi. Il papà Rolodlphe (Francois Damiens), la mamma Gigi (Karin Viard) e il fratello più piccolo Quentin (Luca Gelberg). Inizialmente ci si trova a conoscere questa famiglia. E la presentazione è comica, a tratti grottesca. Simpatica e frizzante nello stesso istante. Le prime scene scorrono tra la fattoria dei Belier, tra i dialoghi a colazione e tra le visite mediche dei due genitori accompagnati dall'interprete Paula. Il tutto risulta alquanto bizzarro, ma originale e curioso. Tutto sembra scorrere regolarmente finché Paula non viene a conoscenza, attraverso una lezione di canto nella sua scuola, di avere un talento straordinario. Il suo professore Fabien Thomasson (Eric Elmosnino) non può fare a meno di notarlo. Iniziano le lezioni di canto, dapprima quelle per fare un duetto con il suo amico Gabriel (Ilian Bergala). Fra i due ci saranno diversi scontri sentimentali, ma non solo. Successivamente il professore convincerà la sedicenne Belier a partecipare ad un importante concorso canoro. Il problema è che questo concorso si terrà a Parigi. Intanto dall'altra parte la famiglia Belier è intenta, tramite il papà Rodolphe, ad entrare nel mondo della politica del proprio paese. Rodolphe non considera il suo problema un handicap. Crede nel suo modo di comunicare. E' un padre "fisico", che non riesce ad esprimere le proprie emozioni, ma nello stesso tempo è estremamente protettivo, caparbio. Ed insieme alla moglie Gigi Belier creano una coppia esplosiva, in tutti i sensi. Una coppia che farà fare più di una risata. Garantito.

Se nella prima parte del film veniamo a contatto con la stravagante famiglia Belier, successivamente veniamo catapultati nel classico "romanzo" di formazione di Paula. Dai suoi dubbi esistenziali, sentimentali e famigliari. A quelli relativi al suo futuro lavorativo. La domanda che si pone Paula è se continuare a seguire il suo sogno o restare legata al lavoro di famiglia nella fattoria, vicino ai propri genitori. I quali hanno continuamente bisogno di lei. Tra momenti esilaranti, tra le prove di canto e l'entusiasmante carriera politica di Rolophe Belier, ecco che ci ritroviamo in uno dei momenti più struggenti del film: il duetto, nella scuola di Paula, tra lei e Gabriel. La canzone "Je Vais T'Aimer" di Michel Sardou e l'atmosfera che magicamente si sovrappone è un colpo al cuore. Lungo la schiena più di un sussulto. E tra gli occhi lucidi assistiamo ad una scena costruita "ad hoc", ma che fa capire la potenza irriducibile di quella macchina che è il cinema. Difficile trattenere le lacrime. La proiezione del dolore attraverso la musica. Come in ogni film di questo tipo si arriva al classico contrasto generazionale tra Paula e la sua famiglia, che sembra avere, nonostante tutto, i paradigmi di una famiglia normale, come le altre. Altre scene cattureranno la nostra anima, altre la faranno sorridere. Un'altra canzone nel finale ci toglierà più di una sospiro: "Je Vole", sempre di Sardou.

Per quanto concerne gli attori tutta la famiglia è stata costruita perfettamente. Gli incastri generazionali, nonché le relazioni quotidiane tra di loro sono più che credibili. E sempre ingenuamente divertenti. Tra tutti spiccano Louane Emera (Paula) e il papà Francois Damier (Rodolphe). Un plus va' al professore di musica interpretato da Eric Elmosnino. Pieno di sano brio e di passione. Non convince invece Gabriel, il quale a parte il duetto non cattura affatto l'attenzione dello spettatore. Soltanto un bel ragazzo.

Il film rispetta tutte le aspettative. Così come il finale. Un successo meritato. Assolutamente non ruffiano. Anche perché se no non avrebbe avuto tutto questo successo. La Francia continua a confermare l'immensa bravura nel fare un certo tipo di film. La Famiglia Belier scorre veloce, ma lascia dentro più di una sorridente riflessione. L'ingiustizia della vita non sempre segue l'archetipo di quei pregiudizi. A volte semplicemente ignoranti, a volte forse più terribilmente maligni. Da una parte l'immensa storia di un percorso di formazione. Qui ancora più complicato. Dall'altra la potenza di un linguaggio, dell'amore universale. Della voglia di vivere e quindi... Di spiccare il volo.

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alexmn 7/10

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