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4/10

Dinosauri regia di Ralph Zondag, Eric Leighton

Animazione
recensione di Alessandro Giovannini

Un uovo di iguanodonte fa un viaggio periglioso passando di zampa in zampa, fino a schiudersi su un atollo al largo della terraferma, abitato da lemuri. Il dinosauro cresce così in compagnia delle scimmie ignaro dell'esistenza di altri suoi simili. L'arrivo di un asteroide causa cataclismi climatici e morfologici che costringe la comunità isolana ad andarsene alla ricerca di un nuovo habitat vivibile. Sulla strada si uniscono ad una gigantesca processione di dinosauri superstiti di svariate razze. Fra amicizie,infatuazioni e fughe dai predatori, gli animali dovranno farsi strada in una terra desertica e morente per poter trovare un luogo adatto alla sopravvivenza.

Con questo film, il primo dei Classici ad essere realizzato solo in tecnica mista (CGI e live action per i fondali) senza ricorrere al disegno, lo Studio si è imbarcato in un'impresa molto costosa (130 milioni di dollari) con risultati non esaltanti al box office ("solo" 350 milioni, circa 100 in meno di Tarzan). Nonostante il grado di sofisticazione tecnica inoltre il film non è stato in grado di affossare i concorrenti Pixar: ad una trama risaputa e meno originale di quelle dei film della casa rivale (in effetti sembra un remake de Alla ricerca della Valle Incantata) si aggiungono personaggi non proprio entusiasmanti  (eccettuati magari i cattivi carnotauri).

Insomma a parte la stupefazione visiva di alcune sequenze, che reggono bene ancora oggi, la Disney non ha osato spingersi fino in fondo nella volontà di ricerca ed innovazione, preferendo battere sentieri già percorsi e non discostandosi dai suoi classici binari formali e contenutistici; con ciò ha rinunciato ad alcuni azzardi (l'idea originale era di fare un film totalmente privo di dialoghi, ma lo stesso Eisner, all'epoca Chief Executive, ha dichiarato che l'idea fu abbandonata per esigenze di commerciabilità) che avrebbero garantito maggior originalità. Aggiungiamo qualche intoppo di percorso (il regista inizialmente previsto, George Scribner, che abbandona dopo 2 anni di lavoro; la canzone composta per il film da Kate Bush ed in seguito tagliata perché ritenuta non efficace) ed il risultato è un film notevole tecnicamente, ma decisamente povero di idee, il che dimostra come la tecnica debba essere il mezzo, non il fine.

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