R Recensione

6/10

Le ricette della signora Toku regia di Naomi Kawase

Commedia
recensione di Alessandro Giovannini

Sentaro lavora in piccolo chiosco di quartiere dove cucina dei dolci ripieni di pasta di fagioli rossi (An). Taciturno, scambia qualche interazione con una studentessa sua assidua cliente. Un giorno un'anziana signora si presenta a Sentaro offrendo i propri servigi. Inizialmente contrario all'assunzione, l'uomo scoprirà che la vecchina è in grado di preparare un An eccezionale. La donna è assunta, gli affari vanno a gonfie vele. Ma non è tutto qui: entrambi i personaggi nascono dei dolorosi segreti, e la conoscenza reciproca porterà ad una solidarietà di tipo famigliare.

Un film giapponese al 100%. Interesse per fatti minimi di gente qualunque, gusto per il melodramma attenuato dalla leggerezza con cui si affrontano temi quali la malattia e la morte, enfasi sul patetismo, piccoli personaggi alle prese con grandi problemi, costituzione di una "unità familiare" per far fronte alle sfide della vita, senso zen di armonia uomo-natura declinato nel "saper ascoltare" i fagioli e nel prepararli con amore per dar vita alla ricetta perfetta. C'è di tutto per accontentare gli estimatori (o per infastidire i detrattori) del cinema del Sol Levante. Il film sembra proprio un coacervo di clichè sulla cultura nipponica, e ciò finisce per renderlo un po' impersonale e scontato. Tuttavia non si possono che apprezzare le interpretazioni dei due attori protagonisti: sotto le righe lui (Masatoshi Nagase), che mugugna più che parlare ed esprime molte emozioni tramite microespressioni; espansiva lei (Kirin Kiki), i cui modi gentili ma decisi comunicano una sofferenza interiore celata sotto una scorza di dolcezza e buone maniere. Tutti i caratteri dei personaggi sono sfumati in questo modo, tutti i dialoghi del film tradiscono la presenza di un non-detto, di un sotteso che sta allo spettatore immaginare. La regia di Kawase è pudica ma non manca di mostrare la realtà, anche nella dolorosa sfaccettatura della malattia. Sempre con rispetto, compassione e serena accettazione. Si tratta in effetti di un film sull'accoglienza dell'esperienza della morte nelle nostre vite, e su come l'avvicinamento a questa esperienza da parte di coloro che rimarranno alimentino la gioia e la necessità di vivere intensamente. In questo senso il film non è lontano dal capolavoro di Im Kwon-taek, Revivre. Quello però, appunto, è un capolavoro. Le ricette della signora Toku rimane solo un film discreto.

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