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6/10

Maze Runner regia di Wes Ball

Fantascienza
recensione di Alessandro Giovannini

Un ragazzo (Dylan O'Brien) si risveglia in una radura circondata da mura imponenti. Non ricorda nulla del proprio passato, a parte il suo nome, Thomas. La radura è abitata da altri giunti prima di lui, tutti amnesici. Un'apertura nelle mura segna l'ingresso di un gigantesco labirinto pattugliato da bestie fameliche. Da anni i runners (velocisti), abitanti della radura abili nella corsa, stanno mappando il labirinto giorno per giorno in cerca di un'uscita. L'arrivo di Thomas scatenerà una serie di eventi che scombussolerà questo ordine delle cose.

Pensate a quella categoria di film definibili come film-gioco: protagonisti che si ritrovano in trappola e che possono uscirvi solo superando prove di vario tipo. Una meccanica comune a molti thriller/horror, come al saga di Saw oppure quella di The Cube, o ancora il recente Quella casa nel bosco. O più alla lontana possiamo pensare al concept di The Village, incentrato su una comunità chiusa circondata da un territorio ostile. Questi sono gli ingredienti su cui si basa Maze Runner, adattamento del libro omonimo di James Dashner, primo di una quadrilogia fantascientifica. Ciò significa che potremmo aspettarci altrettanti film nei prossimi anni, a comporre una nuova saga sci-fi. Avrà abbastanza personalità per rimanere impressa nel firmamento delle grandi saghe cinematografiche? Il primo episodio lascia un po' perplessi in merito: partendo con una narrazione molto misteriosa che svela particolari poco alla volta, il film si interrompe più che finire, lasciando tutto in sospeso con molti punti ancora da chairire (e che viene il sospetto, potrebbero rimanere per sempre taciuti), il che non è certo particolarmente appagante per lo spettatore, tantopiù che non si tratta di una trama formidabilmente originale che induce a volere a tutti i costi proseguire nella visione degli episodi successivi.

La pellicola non manca di una prima parte efficace, in cui vengono esposte le "regole del gioco": scoprire poco alla volta la natura del luogo dove Thomas si trova e l'interrogarsi dei personaggi sul senso della loro condizioni sembra gettare premesse interessanti; ben presto però i limiti di una scrittura tipicamente hollywoodiana si fanno sentire. I personaggi sono tipi privi di sfaccettature: c'è il capo saggio, la testa calda, il disadattato, l'eroe e così via, e tutti rimangono tali dall'inizio alla fine. In questo senso l'amnesia dilagante può aiutare a giustificare il poco scavo psicologico dei personaggi, ma era legittimo aspettarsi molto di più, se si considera che alla sceneggiatura hanno messo mano ben 4 persone (è pur vero che quando si verificano questi fatti è spesso sintomo di difficoltà da parte degli autori di trovare la quadra). Il design di mostri ed ambienti soddisfa ma non troppo: i cosiddetti "dolenti" sono creature insettoidi che non brillano per originalità, ed il labirinto, che avrebbe dovuto essere scenograficamente suggestivo, pur non mancando di un certo fascino è desolatamente spoglio, poco interessante da vedere attraversato dai personaggi (ed infatti la maggior parte del film si svolge all'interno della radura invece che nel labirinto).

Il film è consigliabile a chi ha letto ed apprezzato il libro, o a chi cerca un film-gioco senza particoalri pretese. Gli altri dovrebbero valutare attentamente se il gusto per la fantascienza condita con tinte thriller/horror può bastare loro per passare sopra ai difetti dell'opera, primo fra tutti il finale monco che "obbligherà" a vedere gli episodi successivi.

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