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8/10

Kiki - Consegne a Domicilio regia di Hayao Miyazaki

Animazione
recensione di Fabrizia Malgieri

Kiki è una giovane strega che come da tradizione, compiuti i tredici anni parte da casa sulla sua scopa in compagnia soltanto di Jiji, il suo gatto nero, per l'anno di noviziato da svolgere in un'altra città. Dopo aver superato una tempesta ed aver incontrato un'altra giovane strega ormai al termine del suo tirocinio, Kiki raggiunge una caratteristica cittadina di mare, meta prefissata nell'immaginario della ragazzina fin dalla sua partenza. Seppur inizialmente intimorita dalla freddezza degli abitanti, Kiki viene presa in simpatia dalla gentile Osomo, una giovane fornaia che in cambio di un aiuto nel suo negozio le offre un alloggio in cui abitare. Ed è proprio qui che Kiki muove i primi passi verso l’adolescenza, ma soprattutto verso la sua indipendenza…

Piccole donne crescono. Uno dei numerosi leitmotiv che sovrasta la ricca e imponente filmografia di Hayao Miyazaki è senz’altro il tema delle età di passaggio, del cambiamento. Come la maggior parte delle eroine miyazakiane (da Satsuki di Il mio vicino Totoro a Chihiro di La Città Incantata, da Sheeta di Laputa – Il castello nel cielo a Nausicaä di Nausicaä della Valle del vento), anche l'aspirante strega Kiki è costretta a fare i conti con una trasformazione interiore, con l’avvicinarsi dei primi turbamenti amorosi, a sentirsi fuori luogo nei confronti delle sue coetanee, così alla moda e sfacciate, mentre lei è agghindata con una palandrana demodè e rifiuta le lusinghe del “sesso forte”.

La mano del regista nipponico è come di consueto delicata, tratteggia il personaggio di Kiki con un affetto quasi paterno e la attornia di personaggi altrettanto affettuosi, che aiutano la giovane strega ad affrontare la tappa più importante della sua vita: la crescita. E non importa se a incoraggiarla, rassicurarla e sostenerla sono il magico gattino Jiji (che, d’un tratto, smette di comunicare con lei, svelando la deliziosa metafora dell’abbandono dell’infanzia), la giovane pittrice eremita Ursula (che ha da poco abbandonato l’adolescenza e funge da mentore per Kiki), o lo scapestrato Tombo, il sognatore steampunk e amante del volo (come quasi tutti i personaggi maschili miyazakiani, da Pazu di Laputa all’affascinante Howl de Il Castello errante, egli stesso divenuto uccello) per cui la piccola strega prova, ricambiata, dei sentimenti. Seppur caratterizzato da quell’elemento magico-fiabesco che da sempre lascia un segno indelebile nel cuore dei suoi spettatori, il Maestro Miyazaki regala probabilmente uno dei personaggi più reali e veristi della sua narrativa, impegnata a conquistare con le unghie e con i denti la sua indipendenza, proprio come tutte le piccole donne del mondo reale.

Immancabile, anche in questo Kiki – Consegne a domicilio, la cura sofisticata per i fondali, qui ispirati alla Vecchia Europa, tra Stoccolma e Lisbona, che restituiscono la location ideale per uno dei racconti di formazione più interessanti narrati dallo Studio Ghibli. Tratto dall'omonimo romanzo di Eiko Kadono, Kiki – Consegne a domicilio rientra in quella preziosa operazione portata avanti da tempo dalla Lucky Red, grazie alla quale abbiamo il piacere di gustare al cinema (e per alcuni, per la prima volta) una delle opere forse meno conosciute al mondo occidentale del maestro Miyazaki, ma che ha permesso allo Studio Ghibli di conquistare il primo successo della sua storia. E di arrivare a raggiungere quelle vette di sublimità che tanto ci ammaliano e affascinano.

V Voti

Voto degli utenti: 8,3/10 in media su 6 voti.
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Slask 7/10

C Commenti

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Alberto Longo alle 22:25 del 12 maggio 2013 ha scritto:

Se penso che è dell'89, mi prudono le mani... Proprio vero che l'animazione SOLO da NOI è presa sottogamba...