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8/10

Velluto Blu regia di David Lynch

Thriller
recensione di Alessandro Giovannini

Lumberton, USA. In città per una visita al padre malato, un ragazzo (Kyle Maclachlan) scopre un orecchio umano abbandonato nell'erba di un campo. Incapace di tenere a freno la sua curiosità, inizia ad investigare sul caso -assieme ad una giovane ragazza (Laura Dern) di cui si innamora- portando alla luce quanto di più abnorme si possa celare sotto l'apparente tranquillità del luogo.

Lynch al servizio di una storia di investigazione costruita in un modo che non si era mai visto: riesce a fare un film sui sentimenti anche sprofondando nel delirio del crimine e delle perversioni, approdando ad un lieto fine che è come una preghiera. In altri film Lynch si dimostra più pessimista, ma in Velluto blu il Male, come nelle favole, può essere sconfitto grazie all'Amore. Molto è preso dai ricordi dello stesso regista, che da giovane amava vagabondare per le zone boschive di Spokane, nello stato di Washington. Il progetto venne iniziato dal regista prima di Dune, ma complici poche idee ancora incoerenti e due riscritture insoddisfacenti, venne accantonato per essere ripreso anni più tardi.

Come in Twin Peaks, Lynch scava nel profondo alla ricerca del nascosto, dello scheletro nell'armadio, del segreto intollerabile, delle più turpi depravazioni attraverso un personaggio che incarna la curiosità dello spettatore nei confronti del dipanarsi della storia, e più in generale dello svolgersi dei film. Anni più tardi farà qualcosa di simile in Mulholland Dr., nel quale dipingerà un oscuro sottomondo che si cela dietro l'apparente scintillio idilliaco della città dei sogni (peraltro anche in quel film ci sarà una scena di performance canora in un teatro). Proprio come un making-off che si può vedere in un DVD, Velluto blu è un film sullo svelamento, sul "dietro le quinte", quindi sull'inconscio e sul sogno, temi quasi impossibili da rappresentare sullo schermo, ma temi su cui Lynch costruisce il suo cinema di visioni, paradisiache o infernali che siano. E' un viaggio dantesco all'inferno e ritorno, incentrato sulla convinzione che, nonstante tutto, il Bene può prevalere: basta volerlo.

Ricco di personaggi memorabili, ottimamente interpretato (l'istrionico Dennis Hopper, il grottesco Dean Stockwell, la fragile e squilibrata Isabella Rossellini, ma anche gli interpreti principali), con le musiche inquietanti ed oniriche di Badalamenti ed un sound design ricercatissimo come sempre nei film del regista, Velluto blu è un film imperdibile per la sua suspence e la sua poesia.

Da vedere.

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Voto degli utenti: 8,3/10 in media su 10 voti.

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Marco_Biasio (ha votato 7 questo film) alle 11:23 del 17 ottobre 2012 ha scritto:

Bella recensione Alessandro. Eheh, io non sono molto d'accordo con il giudizio "catartico" e liberatorio del finale, come ho avuto modo di scrivere nella biografia... Secondo me è una trappola messa ad hoc, che spinge sul gioco di riflessi che è proprio del film, sulla dicotomia apparire/essere che include anche superficie/sostrato. Ciò che è superficie è illusorio. Il sostrato del finale, per me, è la negazione di ogni speranza. Peraltro coerente con la poetica lynchiana, come anticipatore di Mulholland Drive e, più ancora, di INLAND EMPIRE. Comunque, per me Blue Velvet è un'ottima pellicola, ma dalle molte potenzialità ancora rimaste inespresse. Lynch usciva dallo scoramento di Dune e girava questo film con mezzi essenziali e budget di molto ridimensionati. Non si avverte granché il salto economico, a dire il vero, ma molte cose sono ancora in rodaggio. Per un Booth/Hopper memorabile, Laura Dern è ancora un po' embrionale, e la Rossellini giganteggia col suo charme erotico e la complessità della sua psicologia, senza però trovare una spalla di riferimento affidabile. Splendida comunque la scena, assolutamente surreale, del rapimento di MacLachan e della cantante. Da qui in poi sarà l'ascesa continua...