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7/10

The World of Kanako regia di Tetsuya Nakashima

Drammatico
recensione di Alessandro Giovannini

Akikazo Fujishima (Kôji Yakusho), ex poliziotto cacciato fuori dal corpo a causa dei modi poco ortodossi e della propensione all'alcolismo, è chiamato dalla ex moglie a seguito della scomparsa della loro figlia, la diciassettenne Kanako (Nana Komatsu). La ricerca della figlia porterà Akikazu a scoprire verità sconcertanti sulla ragazza, e a rendersi conto di quanto poco la conosca.

Nel 2010 con il suo Confessions, Tetsuya Nakashima stupì tutti con un film d'autore radicale con il quale entrava di prepotenza nel novero dei registi nipponici contemporanei di maggior interesse. Questo The World of Kanako ribadisce il concetto, partendo da un concept forse meno originale (un racconto di investigazione su una ragazza scomparsa) elaborato però con la consueta cattiveria e stravaganza proprie del regista, ideale allievo di Shion Sono e Miike Takashi.

Il film rientra appieno nella concezione di postmodernità: tante le citazioni, da Kill Bill (per l'uso di inserti animati e ricorso a musiche occidentali) a Oldboy (per alcune imbarazzanti somiglianze a livello di sceneggiatura, come la sua componente incestuosa), sregolato il pastiche di generi, che attrversa tutto lo spettro possibile fra commedia e dramma: il protagonista sembra uscito da un racconto pulp, gli scontri a fuoco hanno qualcosa sia del poliziesco che del western, il tutto condito da una spruzzata di erotismo ed inaspettati spunti comici. Insomma un film anarchico come solo giapponesi sanno fare. Visivamente affascinante grazie ad una fotografia che non si attiene ad un preciso codice visivo per tutto il film, ma lo cambia a seconda dell'occasione cosicchè pare di assistere ad uno showreel di trailer delle pellicole più disparate, passando dai colori psichedelici da discoteca ai più plumbei e desaturati esterni innevati senza soluzione di continuità.

In tutto questo emerge la tematica preferita di Nakashima: l'analisi del crollo dell'istituzione famigliare e dei rapporti umani in generale, deragliati a causa dell'estrema solitudine che si trovano a vivere i persoanggi dei suoi film. La stessa famiglia protagonista della pellicola è già del tutto sfaldata all'inizio, ed il patetico tentativo di Akikazo di ricostituirla non porterà a nulla di buono, bensì allo svelamento della profonda perversione della figlia che ha messo al mondo, ricettacolo di malvagità senza possibilità di redenzione. La ricerca di Kanako si trasforma così in un percorso di scoperta, di svelamento della natura umana che è in tutto e per tutto maligna, nemmeno per scelta: gli stessi tentativi di Akikazu di agire rettamente non gli impediranno di commettere nefandezze, e di certo non lo porteranno ad una redenzione finale.

Assolutamente godibile anche come puro intrattenimento, The World of Kanako sopperisce ai suoi difetti di poca originalità (ma si potrebbe anche parlare di saccheggio deliberato da altri film) con il personale stile di Nakashima, che pur nel delirio generale sa mantenere la bussola della narrazione senza disorientare lo spettatore ed anzi mantenendolo in uno stato continuo di suspence, e regalandogli poco a poco colpi di scena concatenati che rendono la visione una scoperta continua.

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