I Classici della Disney

La lunga serie di Classici Disney ha segnato indelebilmente la storia del cinema di animazione. La lista ufficiale dei classici è consultabile sul sito Disney e su Wikipedia. Tutti i Classici furono realizzati sotto la diretta supervisione di Walt Disney, fino a Il libro della giungla (Disney morì poco dopo l'uscita del film nelle sale). La maggior parte dei Classici attinge da libri o racconti fiabeschi, con alcune eccezioni di rilievo specie nell'ultimo decennio. Fin quando Walt Disney rimase in vita non furono mai realizzati sequel dei Classici. Dopo la sua morte però tale pratica divenne frequente; tuttavia solo 3 sequel rientrano nella lista dei classici: Bianca e Bernie nella terra dei canguri, Fantasia 2000, Winnie The Pooh - Nuove avventure nel Bosco dei 100 Acri. Nel corso degli anni è stata fatta un po' di confusione riguardo la numerazione dei film della serie: spesso le uscite home video riportano numerazioni diverse da quella corretta; ciò è dovuto ad alcune iniziali perplessità nel considerare Classici alcuni film, per esempio i primi realizzati in CGI.
I Classici Disney si sono rivelati un laboratorio estremamente interessante per lo studio di tecniche di animazione innovative, ed alcuni di essi sono ormai entrati nell'immaginario collettivo di diverse generazioni.
I Classici sono stati realizzati da innumerevoli registi, fra i quali ne spiccano alcuni in base a cui si può tracciare una divisione cronologica e stilistica. Il primo di questi "nomi forti" è quello di Ben Sharpsteen (1895 - 1980), presente fino a Dumbo. E' uno dei periodi più felici dei Classici Disney, in cui si sperimentano accorgimenti tecnici inediti e creati alcuni dei film più ricordati ed importanti dello Studio.
Finita questa fase, segue un periodo tumultuoso in cui si alternano di volta in volta vari registi.
La WWII intanto è scoppiata anche per gli USA: lo Studio Disney subisce il dramma nella misura in cui buona parte dei suoi membri è chiamata a dare il suo contributo alla patria. Walt Disney vive un periodo difficile, in cui tenta di barcamenarsi realizzando film propagandistici pur di tenere aperti i battenti. Negli anni successivi a Bambi realizza numerosi corti e mediometraggi, a cominciare da quelli inerenti l'America Latina. I paesi di quel continente davano segni di apprezzamento per la politica hitleriana, perciò gli Stati Uniti pensarono di rinforzare con ogni mezzo la propria influenza nel Sud America, anche con lo strumento dei film d'animazione. Saranno anni tumultuosi caratterizzati da una produzione di livello qualitativamente inferiore al precedente.
Tre nomi che guideranno questa difficile fase sono Wilfred Jackson, Hamilton Luske e Clyde Geronimi.
Chiusosi il difficile decennio degli anni '40 per lo Studio Disney inizia una fase di rinascita, con maggiori disponibilità di uomini e mezzi, contrassegnato da sperimentazioni visive all'avanguardia dopo gli anni incerti della guerra. Peccato che il decennio successivo non sarà in grado di mantenere standard qualitativi così alti, scivolando verso un appiattimento creativo sempre più pronunciato. La figura chiave di questo nuovo periodo è il regista Wolfgang Reitherman.
L'ultimo film in cui il padre fondatore prende parte attiva è La spada nella roccia del 1963: mentre lo Studio sta lavorando al Classico successivo, infatti, Walt Disney muore alla fine del 1966.
Nel 1970 inizia così il primo decennio della storia della Disney senza il suo padre fondatore.
Dopo il 1977 il dubbio periodo Reitherman finisce. Il regista figurerà ancora come produttore esecutivo nel film successivo (Red e Toby – Nemiciamici) del 1981, mentre la regia passa in mani altrui.
Un nuovo punto di svolta si ha alla fine degli anni '80, in occasione del film La Sirenetta: la scelta del ritorno al musical, i maggiori fondi a disposizione, le meraviglie della tecnica computerizzata mischiata ai disegni tradizionali portarono, dal film successivo, ad un periodo decennale noto come Rinascimento Disney, definito così dall'allora capo della divisione cinematografica dello Studio, Jeffrey Katzenberg. La coppia di registi Ron Clemens – John Musker è in gran parte responsabile di questo periodo di successo, che durerà più o meno tutto il decennio.
Con una decisione rivoluzionaria, almeno per il conservatorismo proprio della Disney, dal film successivo a Fantasia 2000 si inizia ad abbandonare del tutto i disegni in favore di pellicole realizzate interamente in CGI. Solo pochi film dell'ultimo decennio hanno mantenuto la tecnica del disegno, e ad oggi non è chiaro se essa continuerà ad essere utilizzata in futuro. In realtà questa mossa è stata evidentemente dettata dal fatto di non voler essere surclassati dallo strepitoso successo dei film Pixar (di cui la Disney era all'epoca già partner, per quanto concerne la distribuzione di tutti i lungometraggi). Tuttavia l'attitudine meno pronunciata della Disney nel produrre film unicamente tramite la tecnica computerizzata ha segnato un generale declino qualitativo, ponendo fine al cosiddetto Rinascimento Disney, nonché al suo status di leader dell'industria dell'animazione. Al posto che mantenere la caratteristica del disegno, lo Studio ha preferito uniformarsi alla moda imperante della computer graphic, con risultati spesso inferiori rispetto ai concorrenti.
In particolare il mezzo-passo falso del progetto Dinosauri (2000) renderà incerto lo Studio sulla direzione da prendere: negli anni immediatamente successivi tornerà allo stile del cartone animato, con risultati non eclatanti; in seguito si convertirà ancora all'esclusivo utilizzo della CGI.
Nel 2006 Disney si accorda con Pixar per una fusione (non proprio totale) delle due società, che mantengono i marchi separati ed anche i reparti creativi; nasce la Disney•Pixar, con a capo John Lasseter (come Chief Creative Officer) e Robert Iger (come presidente e CEO).
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