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8/10

Gli Amori Di Astrea e Celadon regia di Eric Rohmer

Romantico
recensione di Maurizio Pessione

Astrea e Céladon sono due giovani pastorelli che si sono promessi amore e fedeltà. Qualcuno però fa credere alla giovane che il suo amato la tradisca e lei, credendoci, intima a Céladon di andarsene e non cercarla più. Il giovane, incapace di farle cambiare idea, tenta il suicidio ma viene miracolosamente salvato da alcune ninfe che però gli impongono la condizione di rimanere con loro senza più rivedere Astrea. Poiché l’amore sincero è più forte di ogni ostacolo, Céladon si sottoporrà ad alcune prove, camuffandosi persino, pur di riconquistare la sua amata.

 

Eric Rohmer è morto recentemente all’età di 88 anni. Due volte Leone d’Oro a Venezia, ma allergico ad ogni premiazione ed apparizione pubblica, ha rappresentato un’isola felice nel cinema contemporaneo e fertile sino alla fine. Autore di opere che, già dal titolo, parlano da sole riguardo la loro particolarità: Il raggio verde, Le notti della luna piena, La marchesa Von…, L’albero, Il sindaco e la mediateca, i Racconti della quattro stagioni, La nobildonna ed il duca.

Gli Amori di Astrea e Céladon sta a… Iron Man, per fare un paragone con un film di tutt’altra fattura preso a caso, come una poesia classica sta ad un’operazione di borsa! Siamo insomma a distanze siderali: là, in Iron Man, il cinema si esprime sotto forma di fuochi d’artificio con l’evidente intento primario, se non esclusivo, di far cassa al botteghino, qui invece assistiamo ad una sorta di… spoliazione per esaltare la semplicità dei costumi, così come quella dei sentimenti, con un mirabile senso estetico ed una rara sensibilità artistica di stampo pittorico e contemplativo.

È un cinema, quest’ultimo, che dà serenità, che rilassa, lontano da ogni frenesia ed ansia da guadagno economico, che costa anche pochissimo e che mira a solleticare la parte alta del nostro corpo, non quella bassa, realizzato forse per pochi intimi, se non addirittura per se stesso, nel senso dell’autore. Chi è in grado di apprezzarne la finezza di pensiero, il gusto estetico, sintonizzandosi sulla stessa linea d’onda, può trarne grande godimento, altrimenti già dopo poche sequenze cambierà canale, stopperà il lettore dvd, oppure uscirà dalla sala cinematografica, seppure in questo caso ci sarebbe da chiedersi cosa s’aspettasse mai di trovare o come abbia potuto così grottescamente travisare il titolo e l’immagine stessa della locandina.

Gli Amori di Astrea e Céladon è opera persino complessa dal punto di vista dell’origine, che risale addirittura ad una commedia intorno al sesto secolo nella Francia dei Galli che si era appena liberata dai Romani. Non c’è però bisogno di addentrarsi in così minimi particolari per comprenderne il significato. È chiaramente recitata in forma poetica: le note, dicono, in un francese di grande eleganza formale, che ovviamente nel doppiaggio è andato perso.

La storia narrata è semplice ed ingenua allo stesso tempo nello sviluppo, come certe favole che nella loro banalità nascondono però emozioni profonde. Parla dell’amore come sentimento puro e di tutti gli ostacoli che s’interpongono alla sua esaltazione: dalla gelosia, all’infedeltà, al malinteso ed al rimorso, fra due giovani pastorelli che si amano, ma si perdono ed infine si ritrovano. È un amore assoluto, per nulla casto (l’ultima sequenza, ad esempio, è di un erotismo sin troppo evidente), anche se apparentemente potrebbe apparire come tale.

A far da contorno c’è la natura nelle sue forme bucoliche più splendide, immediate e riconoscibili: il rumore delle acque ed il canto degli uccelli, il soffio del vento ed i colori dei fiori e dei prati, rappresentati in tonalità pastello come sfumate da dentro un sogno, di quelli che al risveglio ti chiedi dove sei e subito dopo rimpiangi che sia svanito. Ci sono persino ninfe e druidi (sacerdoti celtici), a rendere ancora di più fantastico il racconto, che non va di certo preso alla lettera, ma considerato come una sorta di favola che rende possibile, per sua natura, ciò che di solito stride con la logica, la realtà e la concretezza.

Insomma è un bagno di umiltà e cultura cinematografica dentro meandri quasi inesplorati del mezzo, così come siamo abituati generalmente a considerarlo oggigiorno. Un’espressione artistica di stampo classico e teatrale girato fra splendidi scenari della Francia che è rimasta simile a quella del tempo rappresentato nel film, difficile, se non impossibile naturalmente da emulare su un palcoscenico. Se ci si abbandona alla forma ‘musicale’ e metaforica del racconto e ci si lascia trasportare dolcemente dentro di esso, Gli Amori di Astrea e Céladon ci appare come un’opera cinematografica di una dimensione certamente diversa dall’usuale, ma capace di restituire sensazioni uniche.

 

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