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8/10

Il Raggio Verde regia di Eric Rohmer

Romantico
recensione di Francesco Carabelli

Delphine, scaricata dall'amica alla viglia delle vacanze in Grecia, si trova a fare i conti con la propria solitudine ei propri problemi esistenziali. Decide di accettare gli inviti di amici per la villeggiatura ma non riesce a trovare serenità .... mostra spoiler

solo l'incontro casuale con un ragazzo prima di tornare a Parigi le permetterà di svelarsi e di iniziare una nuova vita.

Questo film è il quinto della serie Commedie e proverbi e ha ricevuto il Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia del 1986. Rohmer è impareggiabile nella messa in scena, sempre impeccabile e studiata, anche se il lavoro di sceneggiatura questa volta lascia spazio all’ improvvisazione da parte degli attori coinvolti a partire da un canovaccio proposto dal regista. Il risultato è ottimo con interpretazioni che lasciano il segno, come quella della protagonista Marie Rivière che impersona una donna che vive la crisi dei trent’anni: sola , senza un ragazzo, abbandonata dall’amica con cui doveva andare in vacanza, si trova a fare i conti con la propria solitudine.

Le amiche cercano di coinvolgerla nelle proprie attività e di invitarla a passare il tempo con loro, ma ogni tentativo di distrarla sembra collidere con il suo animo riservato e idealista (vedi ad esempio il rifiuto di mangiare carne ad una grigliata in compagnia, rifiuto motivato da una impossibilità a cibarsi di chi possiede un’anima e un corpo proprio come gli uomini). Delphine vive con sofferenza la propria condizione, piangendo spesso e dando a sé stessa la colpa della sua incapacità di avere influsso sulle altre persone,  che sembrano non interessarsi minimamente a lei.

Ella vive una condizione di distacco dal mondo e si sente a modo suo quasi un’eroina. È così che quando sente estranei parlare del fenomeno del raggio verde ( quel fenomeno che si manifesta al tramonto nelle giornate terse, quando l’ultimo raggio del sole appare di colore verde) si immedesima subito con la protagonista del romanzo di Jules Verne che, solo guardando il raggio verde, sarà capace di conoscere i propri sentimenti e sé stessa. Di delusione in delusione, spostandosi da un luogo all’altro della Francia per trascorrere le proprie ferie (Cherbourg, le Alpi, Biarritz) Delphine sembra disperare di trovare un luogo ove ritrovare sé stessa ed un posto nel mondo accanto a qualcuno che la ami.

Da ultimo deciderà di tornare per l’ennesima volta a Parigi, ma proprio in stazione prima del ritorno incontrerà un ragazzo per il quale mostrerà fiducia, il quale la inviterà a trascorrere il week-end presso un villaggio di pescatori. Delphine avrà il coraggio di aprirsi con lui, di mostrare le proprie debolezze e i propri problemi e come l’eroina del romanzo di Verne,alla fine assisterà al fenomeno del raggio verde. Il finale rimane aperto, non sappiamo quale sarà il destino di questa giovane coppia, ma il raggio verde ha permesso a Delphine di conoscere i propri sentimenti e le ha ridato fiducia in sé stessa.

Film, come al solito in Rohmer, ricco di citazioni letterarie e di momenti topici (vedi il ritrovamento delle carte da gioco a prevedere il destino della protagonista), ci conferma lo stile del regista francese, fatto di movimenti lenti a seguire i personaggi, senza mai insistere su di loro con primi piani, ma con un rispetto dell’insieme, quasi che il regista stesse dipingendo. Questa pellicola ha permesso a Rohmer di raggiungere maggiore notorietà grazie ai premi a Venezia (oltre al Leone d’Oro il premio a Marie Rivière per la migliore interpretazione femminile) e di confermarsi a livello internazionale come uno dei registi di cinema d’autore più affermati.    

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