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8/10

La Sposa in Nero regia di Francois Truffaut

Drammatico
recensione di Valerio Zoppellaro

Una giovane vedova dopo aver visto morire il proprio sposo il giorno del matrimonio cerca i responsabili del delitto per compiere una tremenda vendetta.

Con quest’opera tratta dall'omonimo romanzo di Cornell Woolrich del 1948, François Truffaut dà il via al filone della vendetta femminile che ispirerà tra gli altri anche Quentin Tarantino in Kill Bill vol. 1 e Kill Bill vol. 2. Film volutamente disordinato che si affida totalmente ad una Jeanne Moureau sfiorita ma allo stesso tempo tremendamente sensuale. Il personaggio di Julie Kohler uccide seducendo trasformandosi in continuazione a seconda delle caratteristiche della vittima. La vicenda parte da una morte assurda ed è una fredda descrizione di un’ossessione. Tutto è bianco o nero come viene mostrato nel primo delitto e il bianco, colore della sposa, non può essere altro che causa di nuovi delitti. Per Julie il matrimonio è sinonimo di morte e lei, sposa affranta, dopo non essere riuscita a suicidarsi trova nella sete di vendetta l’unica ragione di sopravvivenza. Particolare la scelta di Truffaut di scegliere alcuni elementi marginali come tramite per passare da un delitto all’altro. Il regista francese lascia sulle spine lo spettatore per metà film, senza far capire le ragioni della vendetta e le modalità con cui è avvenuto il delitto principale. Si arriva poi gradualmente ad una completa consapevolezza con l’uccisione in carcere che non viene mostrata ma solo udita. Truffaut imita apertamente al suo maestro Alfred Hitchock e dà vita ad un’opera di altissimo livello, malgrado non fosse particolarmente amata dallo stesso regista francese. Dà vedere e dà apprezzare per ogni aspirante regista.

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Voto degli utenti: 8,5/10 in media su 2 voti.
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