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4/10

Le Invasioni Barbariche regia di Denys Arcand

Drammatico
recensione di Francesco Carabelli

Il capofamiglia Remy è colpito da una malattia terminale. I figli che vivono all'estero rientrano in Canada o si mettono in contatto con lui. Attorno a lui l'interesse dei propri familiari ed amici che cercano di rendergli la  malattia più sopportabile con la loro presenza, tuttavia anche in forme poco ortodosse e discutibili....

Un film (a mio modo di vedere) sopravvalutato per la dozzinalità e la mancanza di tatto nei confronti di temi importanti per la vita contemporanea. Certo il regista ha dato delle risposte che non condivido, mostrandoci una società canadese allo sbando il cui ultimo approdo è il consumo libero di eroina e la dolce morte. Che allegria… Forse che l’approvazione comune (democrazia) può trasformare ciò che è barbaro (eutanasia) per l’uomo in moralmente accettabile e in umanamente e razionalmente degno .

Non si tratta piuttosto di una mancanza di responsabilità di chi sta vicino al malato che preferisce non accompagnarlo nella sofferenza, ma piuttosto “lavarsene le mani” per togliersi un problema? Ma a parte questo è la superficialità con la quale il regista procede portando tutta una serie di motivazioni laiche trite e ritrite che vogliono convincere lo spettatore non dotato di spirito critico che è giusto comportarsi così, anzi è più umano.  Talvolta appare nel film il pensiero della controparte ma ciò avviene in modo caricaturale se non addirittura irrispettoso (penso al riferimento al film su  S. Maria Goretti).

C’è un sarcasmo di fondo nei confronti del cattolicesimo e della Chiesa, sarcasmo che alimenta una polemica sterile e mette in ridicolo perfino i sacramenti. La sinistra radical chic non aspettava altro che un film del genere per diffondere il proprio credo alle masse. Si capisce il premio Oscar come miglior film straniero, un premio che certo non è stato assegnato per meriti tecnici, visto che la pellicola seppur con qualche trovata formale come l’iniziale  camera a mano in semisoggettiva  o le frequenti dissolvenze in nero che creano cesure nel tessuto narrativo, non ci offre grandi innovazioni, pur risultando equilibrata e senza sbavature.

Certo alcuni spunti potrebbero essere encomiabili come la critica verso il sistema sanitario pubblico canadese, ma risulta d’altra parte incomprensibile perché nel film tutto debba essere ridotto a moneta, ossia perché tutti possano essere comprati dal protagonista al fine di realizzare i propri obiettivi. Dove finiscono la morale o anche il semplice senso comune in un film del genere. Nel complesso si tratta di una provocazione e come tale deve essere considerata, anche laddove il regista Arcand ci parla degli Stati Uniti come di un impero assimilabile all’impero romano colpito da nuovi barbari che cercano di scardinare la società occidentale (da qui il titolo Le invasioni barbariche).  

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Voto degli utenti: 7/10 in media su 3 voti.

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fabfabfab (ha votato 8 questo film) alle 22:38 del 6 dicembre 2010 ha scritto:

Bella recensione francesco, scritta bene ed in grado di sostenere una tesi molto "ardita". Io la vedo in modo diametralmente opposto: pur terminando con una morte, il film è un inno alla vita (ma d'altra parte anche la vita stessa termina con una morte), e l'aspetto principale è che questo inno alla vita è privo di ipocrisia, di quella melassa tipica di certo cinema. Secondo me è un racconto semplice, diretto, cinico se vuoi ma molto profondo. E' un film che fa sorridere e piangere, pieno di momenti lievi e di momenti insostenibili. Proprio come la vita, intesa nel senso attivo del "vivere" e non come entità piovuta dal cielo e decisa dal fato, o da Dio.

Peasyfloyd (ha votato 9 questo film) alle 10:09 del 8 dicembre 2010 ha scritto:

un film capolavoro

il vertice della produzione di Arcand. Il film che più di ogni altro aiuta a comprendere la questione dell'eutanasia. Per questo in grado di sconvolgere e appassionare, oltre a far riflettere davvero molto tutti. Straordinario il protagonista. E' la sceneggiatura il vero valore aggiunto dell'opera e a mio avviso il messaggio etico e politico di fondo ne legittima l'oscar.

dalvans (ha votato 5 questo film) alle 12:22 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

Mediocre

Mai piaciuto