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8/10

Hereafter regia di Clint Eastwood

Drammatico
recensione di Matteo Triola

Marie Lelay è una giornalista francese sopravvissuta alla morte e allo tsunami. Rientrata a Parigi, si interrogherà sulla sua esperienza sospesa tra luce e oscurità. Marcus è un ragazzo inglese sopravvissuto alla madre tossicodipendente e al fratello gemello Jason, investito da un auto e da un tragico destino. Smarrito e rimasto solo, cercherà ostinatamente di entrare in contatto con l'anima di Jason, districandosi tra maghi e ciarlatani. George Lonegan è un operaio americano con un dono non proprio comune: è ingrado di vedere al di là della vita. Deciso a ripudiare quel dono e a conquistarsi un’esistenza finalmente normale, George nel tempo libero ascolta i romanzi di Dickens e frequenta un corso di cucina italiana. Sarà proprio la “piccola Dorrit” dello scrittore britannico a condurlo fino a Londra, dove le vite dei tre protagonisti sin intrecceranno. George, Marcus e Marie troveranno soccorso e risposte al di qua della vita.

Hereafter, "il qui e l'altrove", questo è il nuovo film esistenziale che ci regala il buon vecchio Clint Eastwood. Come sempre, anche questa volta troviamo un cast di tutto rispetto, che include attori come Matt Damon  - di nuovo diretto da Eastwood dopo il fortunato capitolo di Invictus (2009) - Bryce Dallas Howard, Jay Mohr, Jenifer Lewis e una impeccabile Cécile De France (tanto per fare qualche nome...). Secondo la moda del momento, troviamo la divisione del film in pseudo-capitoli, rappresentati dalle vicende dei tre protagonisti, inevitabilmente destinate a incrociarsi e confondersi.

Ma entriamo nel vivo degli avvenimenti: subito veniamo trasportati in una non meglio specificata località del Sud-Est Asiatico, dove la giornalista televisiva Marie Lelay (Cécile De France) si trova con il suo fidanzato-datore di lavoro per un servizio fotografico. Tempo pochissimi minuti, gli eventi precipitano, e Eastwood - forse preso da un attacco di invidia per i suoi colleghi e autori di colossali film catastrofici, vedi 2012 di Roland Emmerich - mette in scena uno tsunami di proporzioni bibliche, che lascerà Marie Lelay in fin di vita. Più morta che viva, infatti, Marie per alcuni interminabili secondi farà esperienza di qualcosa che a noi comuni mortali rimane terribilmente ostico da evocare: la vita oltre la morte. Sospesa tra spazio e tempo, e pervasa da una sensazine di celeste armonia, Marie riprenderà conoscenza, ma per lei le cose non sono più come prima ormai. A poco a poco sentirà il bisogno di approfondire questa esperienza, andando alla ricerca delle prove - fisiche ed empiriche - dell'esistenza di qualcosa oltre la vita. Non aspettatevi il giardino dell'Eden, questo è poco ma sicuro, sembra volerci suggerire Eastwood...Anche se l'espediente dello tsunami lascia un po' interdetti (che ci sia dietro lo zampino di uno dei produttori esecutivi, Steven Spielberg??)

L'altro protagonista del film,George (alias Matt Damon) è un operaio americano che vive a San Francisco. Al di là della sua vita ordinaria, George occulta volontariamente un dono: riesce infatti a mettersi in contatto con i defunti. Sfinito dalle continue richieste e da un fratello (Jay Mohr) avido e senza scrupoli che si improvvisa suo manager, George ha deciso da tempo ormai che non vuole più avere persone che gli chiedano di poter parlare con i loro cari nell’aldilà. Nel disperato tentativo di crearsi una famiglia e una vita normale, ad un corso di cucina italiana George incontrerà una possibile anima gemella, destinata a sparire non appena la curiosità la spinge a oltrepassare la fatidica "linea rossa". L'unica alternativa che gli rimarrà, a questo punto, con il fratello alle calcagna che preme per farlo tornare in affari come medium, è la fuga.

Dulcis in fundo, la vicenda sicuramente più toccante: quella dei due fratellini Marcus e Jason. Entrambi alle prese con una madre tossico dipendente - un'ottima performance per Lyndsey Marshal - sono loro a dover fare i conti con la vita di tutti i giorni, in una Londra caotica e selvaggia. Con la madre perennemente strafatta è inaffidabile, i due gemelli dovranno difendersi dai servizi sociali per non farsi separare. Il legame che li unisce è forte, ma è destinato a spezzarsi - vecchio Clint...! - quando una macchina investirà Jason, lasciando Marcus in balia di sè stesso e dello sconforto. Unica consolazione materiale, il cappellino che Jason portava sempre: sarà il portafortuna-ricordo che Marcus terrà sempre con sè, e che gli salverà la vita in una misteriosa circostanza. Separato anche dalla madre, chiusa in comunità, Marcus decide di iniziare un'affannosa ricerca per mettersi in contatto con l'anima del defunto fratellino, deciso a non rassegnarsi alla sua perdita. Tra ciarlatani, chiromanti e pseudo-stregoni del XXI secolo, Marcus incontrerà anche George...

Hereafter è sicuramente uno dei lavori più rischiosi e coraggiosi che il celebre attore-regista americano abbia affrontato nella sua carriera. Le domande che il film pone sono decisamente difficili e fuori dall'ordinario: cosa c’è dopo la morte? Come si può sopravvivere sentendo la mancanza di qualcuno che tanto abbiamo amato? O ancora, cosa proveremmo se avessimo incontrato la morte e fossimo riusciti a tornare indietro per raccontarlo?

Seguendo le tre storie fino al loro inevitabile intreccio, Eastwood - su una sceneggiatura di Peter Morgan - continua un discorso che ritroviamo in quasi tutti i suoi film, da Million Dollar Baby (2004) a Gran Torino (2008). Hereafter non è e non può essere un film sull’Aldilà: è un film sulle reazioni e sulle paure umane, oltre che sulla morte. Ancora una volta un film sull’uomo, insomma, che affronta i più disperati casi esistenti. L'aldilà, materia scottante, impregnata di luoghi comuni e mitologiche convinzioni dottrinali, viene accarezzata da Eastwood in maniera precisa ed equilibrata, restituendo il punto di vista dell'autore. Così come la morte, tema centrale nella filmografia di altri grandi registi - uno su tutti Woody Allen - e i fantasmi che ad essa si accompagnano. La suggestione della morte e l'affermazione di rimedi spicci per esorcizzarla che fanno presa sulle masse, non sono argomento sempre gradito al grande pubblico, ma registi come lui possono permettersi di togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

Ad Eastwood, anche in questo caso, bastano poche note del tema principale della colonna sonora - composta ancora una volta da lui - per far entrare lo spettatore nel clima della pellicola. Un film intimista con qualche chiaro-scuro - di marca soprannaturale - ma strettamente "Eastwoodiano", nel senso più bello e piacevole del termine.

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Voto degli utenti: 5,9/10 in media su 11 voti.

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bargeld alle 19:31 del 10 gennaio 2011 ha scritto:

Sono andato a vedere Hereafter senza leggere recensioni nè ascoltare giudizi, e per la verità sono rimasto assai spiazzato. Mi aspettavo un film dal forte impatto, pieno di luce e di buio, per certi versi scioccante. E invece sbagliavo, perchè Hereafter è una piuma che volteggia e si posa sugli avvenimenti con una levità e una grazia ultraterrene, è una candela che fioca illumina le scene e deforma le ombre. Di carne al fuoco ce n'è davvero tanta (disastri naturali, crudeltà dello showbiz, religione, paura, rapporti di coppia, famiglia, pregiudizio, lucro sui deboli, empatia tra fratelli, tossicodipendenza... per citarne solo una misera parte). E' un film difficile, e per questo lo riguarderò ancora e ancora, prima di esprimere un giudizio definitivo. La tua lettura è assolutamente condivisibile, Matteo ("ancora una volta un film sull'uomo"), solo forse evita di dire così tanto sulla trama!

IT (ha votato 3 questo film) alle 13:14 del 17 gennaio 2011 ha scritto:

a me ha lasciato perplesso perché sto ancora cercando un solo minuto di film che non fosse ovvio, scontato o già visto.

Carina la divisione in 3 parti (anche quella un po' scontata), ma tutto vecchio, tutto ovvio.

Per me in questo film non c'è niente.

alejo90 (ha votato 5 questo film) alle 16:22 del 16 luglio 2011 ha scritto:

concordo con IT

Peasyfloyd (ha votato 7 questo film) alle 1:23 del 18 luglio 2011 ha scritto:

visto mesi fa non mi sembrò nè eccezionale ma neanche pessimo come viene descritto nei commenti. Mi sembra anzi un film equilibrato. FOrse senza troppi picchi, ma che qualitativamente rientra nei canoni dell'ultimo Eastwood

dalvans (ha votato 5 questo film) alle 12:21 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

Mediocre

Mediocre

TexasGin_82 (ha votato 6 questo film) alle 16:36 del 28 agosto 2012 ha scritto:

io l'ho visto quando è uscito al cinema, ma dopo le ultime perle che aveva partorito (gran torino e changeling) speravo in qualcosa di più. non inguardabile ma l'ho trovato un pochino banalotto.