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4/10

Un Giorno Questo Dolore Ti Sarà Utile regia di Roberto Faenza

Commedia
recensione di Matteo Triola

James ha 17 anni e non ama molto parlare. È un anarchico, odia la guerra, la politica e la religione organizzata. I suoi amici lo definiscono un asociale perché non vuole andare all’università. Il motivo? Perché non ha bisogno di essere indottrinato. A lui bastano le sue idee. James ama leggere e passare le giornate in compagnia del suo adorato cane cane e della nonna. Tutto questo basta per definirlo un disadattato?

Secondo film americano per Roberto Faenza - dopo Copkiller (1983) - Un Giorno Questo Dolore Ti Sarà Utile è stato presentato in anteprima durante la penultima giornata del Festival Internazionale del Film di Roma 2011. Tratto dall’omonimo romanzo di Peter Cameron (“Someday This Pain Will Be Useful to You”), il film ci porta per mano nella New York di oggi, raccontata attraverso gli occhi del diciassettenne James (Toby Regbo), inquieto adolescente in piena crisi d’identità e fin dall'incipit del racconto a corto di voglia di vivere. Ragazzo consapevole di essere “diverso” dai suoi coetanei, e apparentemente disadattato, James fa parte di una famiglia che ha ben poco di ordinario. La madre (il premio Oscar Marcia GayHarden, che a dirla tutta appare un po' forzata, a tratti, in questa performance) è una gallerista d'arte contemporanea, ma colleziona anche mariti - a tempo perso - ossessionata da uno stile di vita zen alla ricerca di un equilibrio. Il padre (il donnaiolo Peter Gallagher, piuttosto patetico e noioso a dirla tutta) è un uomo d’affari ossessionato dalle donne più giovani alle quali potrebbe essere padre. E c'è anche la sorella Gillian (alias Deborah AnnWoll) a completare il quadro, una splendida 23enne ossessionata da se stessa, e alla ricerca dell'amore maturo. Mancano solo lo zio Fester e il maggiordomo Lurch, e poi siamo al completo. Quale altra terapia è possibile – per il povero James – al di fuori del suicidio, col quale ci confrontiamo sin dal principio?

Unico punto di riferimento per James - ma anche per la storia in sé - fuori da tutta questa schizofrenia americana è la nonna Nanette (una leggiadra e soave Ellen Burstyn), che distilla saggezza e serendipità al tormentato nipote. Il ragazzo proverà a maturare e risolvere i suoi problemi adolescenziali irrisolti anche grazie agli insoliti colloqui con la life coach Rowena (Lucy Liu). Stratagemma narrativo fin troppo facile, forse, quello di spedire un adolescente con dei problemi dalla psico-terapeuta, pardonne, da una life coach. Ma siamo in America, d'altronde.

Alla scomparsa “improvvisa” della nonna – si riesce ad indovinare che la povera vecchina è morta dopo appena 5 secondi, nonostante Faenza provi a creare un minimo di suspence drammatica - il ragazzo troverà nei suoi oggetti, nelle sue ceneri e in una lettera – lettera che dà il titolo al film e al libro – una preziosa lezione di vita.

Qualcuno ha provato a spacciare questo film (e il romanzo, dal quale però ci asteniamo da alcun commento) per un adattamento de “Il giovane Holden” di J.D.Salinger - pace al povero Salinger - in chiave contemporanea, ma chi come me è un amante indefesso di questo romanzo non potrà che scomunicare tutti quelli che azzardino un simile giudizio. Co-prodotto dalla costumista premio Oscar Milena Canonero, il film di Faenza è un appiccicaticcio di citazioni e situazioni banali, al limite dei più datati cliché americani (il ragazzino viziato e annoiato dalla vita, che si vuole far passare per dandy precoce, i genitori medio-borghesi, la nonna metà hippy, la life coach e via dicendo). Nonostante il 20enne Toby Regbo - già visto in “Mr. Nobody” - ce la metta tutta e risulti anche gradevole, perfino le splendide musiche di Andrea Guerra (che ha arrangiato la maggior parte dei film di Ozpetek) e l'abilità delle altre maestranze italiane coinvolte (Maurizio Calvesi per la fotografia, Massimo Fiocchi al montaggio, Tommaso Ortino alle scenografie, e la magnifica voce di Elisa per la colonna sonora) non aiutano questo film ad alzarsi dal suolo della mediocrità. Fatto insolito, dato che lo script è stato partorito dallo stesso Faenza, uomo profondo e politicamente impegnato, in coppia con Dahlia Heyman.

Chissà, magari un giorno questa noia ci sarà utile; ma speriamo che sia utile soprattutto a Faenza!

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