Sully regia di Clint Eastwood
Biografico
Il film narra l’ammaraggio del volo US Airways 1549, in seguito ad uno scontro aereo con uno stormo di oche, avvenuto il 15 gennaio 2009 nel fiume Hudson e si basa sull’autobiografia Highest Duty: My Search for What Really Matters dello stesso Chesley Sullenberger scritta insieme all'autore e giornalista Jeffrey Zaslow.
Oramai, si sa, andare a vedere un film di Clint Eastwood equivale per me a stipulare un patto. Repubblicano di lunga data (sostenne addirittura l’elezione di Eisenhower e Reagan), piuttosto libertario per quanto riguarda i maggiori temi etici e sociali contemporanei, con la svolta registica del primo decennio dei Duemila, il cinema di Eastwood si è permeato di un’aurea non nazionalistica, che potrebbe essere altresì una chiave di volta per i suoi ultimi lavori (da Hereafter in poi), quanto di un paternalismo dilagante, non solo nella scelta delle storie, ma permeato nello stile, che diviene, anche e soprattutto in Sully, motivo di ripetizioni prive di senso, al fine di rimarcare un messaggio che non necessitava alcun tipo di reiterazione: Sully, salvando i 150 passeggeri più i 5 membri dell’equipaggio, ha salvato metaforicamente l’America intera. Non mancano nella lista delle scene ovvie, diverse sequenze oniriche di Sully che immagina l’aereo in procinto di schiantarsi nel centro di Manhattan, in una reminescenza orrorofica quanto scontata del trauma post 11 settembre. Sully e Skiles (Aaron Eckart) si ripetono e ripetono alla commissione di accusa come un mantra “Abbiamo fatto solo il nostro dovere”, e, naturalmente, è proprio così, senza la competenza e la forza di spirito di Chesley “Sully” Sullemberg l’aereo non avrebbe mai fatto in tempo a raggiungere l’aeroporto di La Guardia, consegnando a morte certa tutti i passeggeri del volo.
Sully è un film che lavora per accumulo caotico, vuole dirci tutto subito, il messaggio però è breve e chiaro, quindi Eastwood non trova maniera migliore se non ripeterlo all’infinito, senza modificarlo, senza possibilità di replica, in un gioco che mi ha ricordato tristemente l’ultimo Oliver Stone. L’evento “miracolo sull’Hudson” non viene analizzato, viene solo reiterato, sottolineato, senza alcun tipo di critica, ripetuto da diversi punti di vista che non differiscono, in una scelta, a mio parere, isterica e saccente, insensata e folle.
Tweet