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4/10

Prince Of Persia - Le Sabbie Del Tempo regia di Mike Newell

Avventura
recensione di Matteo Triola

Il giovane principe di Persia, Dastan (Jake Gyllenhaal), è un coraggioso combattente, che riesce a guadagnarsi la fiducia del suo popolo dopo aver permesso la conquista della città sacra di Alamut, sospettata di fornire armi ai nemici del regno. Dietro le mura di Alamut, in realtà, si cela un misterioso pugnale magico, dono degli dei, che permette di riavvolgere il tempo quanto si vuole, mantenendo la coscienza di quanto già vissuto. Sacra guardiana di quest'arma, vero obiettivo dell'attacco portato alla città e tenuto celato da un oscuro manovratore pronto a tutto per impossessarsene, è la bellissima principessa Tamina (Gemma Arterton), che dovrà impedire insieme a Dastan la distruzione del suo regno e del mondo...

Dall'accoppiata di successo Jerry Bruckheimer (produttore de I pirati dei caraibi) e Walt Disney arriva nelle sale l'ennesimo film d'azione americano, pieno zeppo di effetti speciali. Niente più che questo si rivela essere Prince of Persia: Le sabbie del tempo. Nonostante siano passati oltre 6 anni da quando Bruckheimer ha messo nel cassetto i diritti dello storico videogioco Prince of Persia: Le Sabbie del tempo, creato da Jordan Mechner, e siano state riscritte le sceneggiature e cambiati i registi - inizialmente si era pensato a Michael Bay, altro celebre direttore di titanici film d'azione senza spessore, ma alla fine la scelta è caduta su Mike Newell – il risultato finale non può che lasciare delusi. Posticipata l'uscita nelle sale (la prima data scelta era il 19 giugno 2009) e conteggiati costi, con un budget che sarebbe lievitato superando i 150 milioni di dollari, questo capolavoro della computer grafica in 3D non può mancare l'appuntamento con la fame di film a metà tra il fantasy e la favola che il pubblico medio tanto brama negli ultimi tempi. Ma il fallimento era in agguato: la somma dei loro tratti caratteristici (l'esotismo, la magia, l'azione, il fantasy, la lotta tra il bene e il male) non ha prodotto un kolossal degno di questo nome, dimostrando che i conti non sempre tornano. E così i fan più esigenti del videogame non potranno che consolarsi rimettendo mano alla console.

A ben vedere, il regista decide di puntare tutto sul protagonista del film, Jake Gyllenhaal (l’ex cowboy gay di Brokeback Mountain) nel ruolo del bel principino Dastan, pronto a scattare come uno scoiattolo volante tra torri e impervie pareti rocciose – merito della disciplina del “parkour”, che l'attore ha dovuto imparare e praticare per mesi - per distogliere l'attenzione dal piattume della sceneggiatura. Unica nota positiva, al di là di certe battute maschiliste che non superano la soglia della banalità e si avvicendano spesso tra una battaglia e una scazzottata, l'atmosfera fiabesca da mille e una notte che rimane pressoché intatta per tutto il film. Merito anche delle belle scenografie create da Wolf Kroeger e dal bellissimo paesaggio del Marocco.

Le linee del racconto sono tante, fin troppe, e sembrano attorcigliarsi attorno al nucleo centrale, costituito dalla battaglia dell'eroe, Dastan, per salvare il regno di Persia e il mondo stesso dallo zio traditore, interpretato da sir Ben Kingsley, un po' sotto tono a ben vedere rispetto alle sue corde. Attorno ad esso, si sviluppano numerose sotto-trame: c'è un racconto di ascesa sociale (Dastan infatti, da monello di strada senza famiglia, diventerà principe adottato dal re), una storia d'amore tra Dastan e la principessa-sacerdotessa Tamina (una Gemma Arterton che sembra messa lì per fare da puro contorno al protagonista, al pari di una bella carota), una maledizione condita di sortilegi e magie che rischia di distruggere il mondo, e un tradimento familiare in puro stile shakespeariano. Gli ingredienti ci sono tutti, secondo la regola d'oro del codice cinematografico della “sceneggiatura perfetta”, ma la ricetta non funziona. Prendi un eroe, bello e muscoloso possibilmente, visti i tempi che corrono; mettigli vicino una bella figliola, e fagli fare cose disperate per salvare il mondo dal cattivo. Ma l'accumulo narrativo ha finito per danneggiare il film non meno della sua tormentata realizzazione.

Così, più dell'esotismo programmatico all'Indiana Jones, la cifra stilistica è una prassi dell'eccesso: di tempi, storie, mitologie, simboli ed effetti visivi (oltre 1.200, diretti da Tom Wood). Troppo perché l'eccesso non risulti stucchevole e pedante. All'opera manca il necessario respiro, e i colpi di scena e le battaglie si succedono senza pausa, occupando ogni intervallo disponibile. Nella congestione di temi e figure ci si è dimenticati di equilibrio e coerenza. Il regista di Harry Potter e il calice di fuoco, a quanto pare, si è perso dietro al tentativo di imitare i suoi predecessori.

V Voti

Voto degli utenti: 4,8/10 in media su 4 voti.
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C Commenti

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Peasyfloyd (ha votato 5 questo film) alle 21:10 del 5 ottobre 2010 ha scritto:

brrrr

praticamente La Mummia in versione persiana... Tutto privo però di una qualsiasi minima ironia. Marò!

hisnameisalive alle 13:15 del 10 ottobre 2010 ha scritto:

Uno dei film dell'anno

Anzi, probabilmente il film del decennio: forse dopo transformers e Step up 3d: ci devo pensare !