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9/10

Lourdes regia di Jessica Hausner

Drammatico
recensione di Alessandro M. Naboni

La sclerosi multipla ha costretto Christine a vivere gran parte della sua vita su una sedia a rotelle. L'unica possibilià di evasione sono i viaggi/pellegrinaggi organizzati. Una mattina, durante uno di questi viaggi a Lourdes, si sveglia apparentemente guarita: sembra davvero un miracolo...

Lourdes, 1895. La giovane Bernadette Soubirious vede apparire la Vergine in una grotta.

Lourdes, oggi. Alcune inservienti stanno apparecchiando i tavoli di una mensa mentre iniziano ad arrivare i pellegrini accompagnati da suore e guardie dell’Ordine di Malta. Ave Maria di Schubert. Festa di fine pellegrinaggio. Felicità di Albano e Romina cantanta da un improbabile showman nostrano e da una crocerossina-ma-anche-no in un duetto italo-francese che la dice lunga sulla nostra immagina all’estero.

Accostamento dissacrante, ma coerente; dichiarazione di stile/poetica coraggiosa per Jessica Hausner, giovane regista austriaca. Prezioso cinema laico che documenta con sfrontata efficacia uno stato di fatto.

Christine è una giovane donna affetta dalla sclerosi a placche: malattia autoimmune infiammatoria cronica e demielinizzante che colpisce il sistema nervoso centrale pregiudicando in modo progressivo la capacità di trasmissione degli stimoli nervosi. Va spesso in pellegrinaggio ‘perché altrimenti non andrei da nessuna parte, non è facile viaggiare su una sedia a rotelle ’. Non c’è fervore religioso o la ricerca di guarigioni miracolose, ma solo la voglia (laica) di non rassegnarsi, vivere, pur nell’invidia degli altri che possono camminare e fare tutto normalmente.

Statue della Madonna ovunque, premi per il miglior pellegrino, foto di gruppo, souvenir e guide turistiche, code simil-attrazione-da-luna-park, credenti di facciata, cattiverie e ipocrisia alla faccia della carità cristiana e del bene verso il prossimo. La cittadina sui Pirenei non fa eccezione così che non siamo tanto lontani dalla ‘Polleria di Padre Pio’.

Vien da chiedersi perché, paradossalmente, i luoghi dove la fede si è manifestata in modo così sincero e diretto si trasformino in quanto di più lontano da essa. Il vil (non in quanto tale, ma per il modo in cui è guadagnato) denaro è giustificazione sufficiente per mettere in gioco quello a cui si dice di credere? A farne le spese son sempre i più deboli o i disperati alla ricerca di cure spiritual-fisiche. L’aspetto più grave, dove la critica sottile si fa più incisiva, è proprio questo.

Una provocazione forte: c’è tanta differenza tra questo modo di ‘vivere’ la religione e quello che fanno santoni, pseudo-guaritori, veggenti e wanne marchi qualsiasi? Risposte scomode o implicite tautologie.

Sylvie Testud, occhi azzurri e cappelletto rosso, è attrice di grande talento, sguardi e silenzi che raccontano tutto. Jessica Hausner è regista di pari bravura, sensibile, ironica e cinica-quanto-basta, in scia al cinema di Kaurismaki: si avventura in una selva oscura senza smarrire la dritta via, critica argomentando ed evita di (s)cadere nella facile trappola del pamphlet anti-cattolico. Narra di un (non) miracolo o forse di una temporanea recessione della malattia che innesca invidie (perché lei e non a un altro?), malelingue, finta indifferenza, fanatismi e stupide dissertazioni (Ammettiamo che non duri, sarebbe una crudeltà enorme…come fa Dio a permettere questo. - Se non dura vuol dire che non è un vero miracolo e quindi Lui non c’entra.). A pagare c’è sempre il singolo individuo, i suoi sogni, la speranza di una possibile ‘normalità’. L’onnipresente figura della Madonna osserva tutto, anche quando è un divisorio tra panchine.

Piccolo capolavoro di necessario cinema laico.

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