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9/10

La Donna Che Visse Due Volte regia di Alfred Hitchcock

Giallo
recensione di Francesco Carabelli

Il poliziotto da poco in pensione John Ferguson viene assunto da un vecchio collega i università per pedinarne la moglie, che soffre di disturbi psicologici. Dapprima restio, Scottie si innamora perdutamente di Madeleine, ma deve fare i conti con la sua morte... mostra spoiler

e con la scoperta di una verità altra rispetto a quella creduta.

La donna che visse due volte può essere considerato il capolavoro di Alfred Hitchcock. Ispirato inizialmente da una visita a San Francisco e dalla visione del Golden Gate, ci vollero ben sei anni e più riscritture del soggetto prima che il film potesse essere girato. Memorabile appunto la scena in cui la giovane protagonista Madeleine - Kim Novak  si getta nella baia al di sotto del Golden Gate e James Stewart la salva da morte certa.

Questo film è interessante sotto vari aspetti, stilistici e contenutistici. Prima di tutto  visivamente si può notare un uso del colore con una predominanza di tinte quali il rosso e il verde messi in risalto da Hitchcock attraverso l’utilizzo di tecniche allora innovative come il Vista Vision. Vi è poi un ricorso all’animazione in scene cardine come la sequenza in cui James Stewart soffre di disturbi nel sonno dovuti alla perdita di Madeleine. L’animazione è poi un elemento cardine dei titoli di testa studiati dal celebre Saul Bass, che per la prima volta creò un logo da associare al film , ossia le famose spirali, ad indicare l’effetto di vertigine che dà il titolo al film nella versione americana e che è la malattia di cui soffre il protagonista maschile Scottie (James Stewart).

La paura del vuoto (acrofobia) si era rivelata in Scottie a seguito di un inseguimento sui tetti finito male per la morte di un collega poliziotto, che aveva cercato di salvarlo da una caduta. La scoperta di tale fobia aveva poi portato Scottie alla richiesta di pensionamento. Proprio nello stesso momento un amico di università lo contatta per fargli pedinare la moglie, della cui stabilità mentale dubita. Titubante inizialmente, Scottie decide di dedicarsi al pedinamento, colpito dalla bellezza della giovane. Madeleine si sposta continuamente nei luoghi in cui aveva vissuto una sua antenata, Carlotta Valdes, ma non è cosciente di quanto fa. Moglie e madre ripudiata, Carlotta, rimasta sola, era finita con il diventare pazza e con il suicidarsi.

Il marito di Madeleine crede che anche la moglie possa finire con il commettere suicidio. Ed è quanto avverrà nella prima parte della vicenda. Ma la vicenda è più intricata di quanto sembra. Scottie perdutamente innamoratosi di Madeleine sembra non rassegnarsi alla perdita dell’amata e cercherà di ritrovare lei in un’altra donna Judy, costringendo questa  ad abbigliarsi come la defunta e a tingersi i capelli dello stesso colore di Madeleine. Ma allora scoprirà la verità e vorrà ritornare sui luoghi del suicidio di Madeleine, dove la giustizia avrà il suo corso.

Il tema del doppio, del ripetersi di eventi simili a distanza di tempo è un carattere distintivo di quest’opera del maestro inglese: Madeleine sembra una copia di Carlotta, ma a sua volta Judy diventa una copia di Madeleine e Scottie rivive con Judy quanto ha vissuto con Madeleine. Le situazioni, i luoghi i dialoghi si ripetono quasi con una circolarità che riprende il tema della spirale caratteristico del film. La spirale ritorna costantemente in tutta la pellicola persino nei complementi di arredo e nei particolari (Carlotta  e Madeleine hanno i capelli raccolti a chignon).

La tecnica di Hitchcock è inarrivabile e ci dà tocchi di genio come la famosa carrellata all’indietro con zoom in avanti per rendere l’idea delle vertigini provate da Scottie durante la sua salita alla torre campanaria, scenario della morte di Madeleine prima e di quella di Judy poi. Inarrivabile è la sua capacità di parlar per immagini, come ad esempio quando rivela la verità ,con quello sguardo in camera di Kim Novak, contro ogni regola convenzionale del cinema (tra i grandi che lo fecero come non ricordare il Bergman di Monica e il desiderio)e l’ostensione della realtà per immagini con inserti di flash-back nei momenti cardine della vicenda.

O ancora il genio nel mostrare Judy nel momento in cui ritorna Madeleine sotto forma di fantasma che a poco a poco si reincarna. La pellicola emana un’aura di mistero, di indefinito che ammaglia lo spettatore e lo lascia sospeso in una dimensione altra. Non mancano le scene di amore tra i due protagonisti, con effusioni, baci ed abbracci, scene che Hitchcock dirige con maestria ambientandole in luoghi suggestivi come la scogliera che si erge sul mare in tempesta. Ma è la ricerca continua, fatta di avvicinamenti e allontanamenti , di fughe e di riappacificazioni a segnare questo film del maestro in un gioco continuo che non smette di stupire lo spettatore.

Non mancano come al solito le allusioni sessuali velate come nella scena iniziale in cui Scottie si imbatte in un reggiseno autoportante progettato da un ingegnere aeronautico. Tutto però con grande ironia e tatto. Una pietra miliare del cinema, che anche dopo cinquant’anni non smette di affascinarci e di meravigliarci come solo i grandi registi sanno fare.  

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Voto degli utenti: 8,9/10 in media su 10 voti.

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ffhgui (ha votato 9 questo film) alle 8:45 del 24 giugno 2011 ha scritto:

Che Dire di questo Thriller eccezionale, se non che è uno dei migliori film del genere? Hitchcock maestro di regia e tensione.

dalvans (ha votato 9 questo film) alle 22:50 del 12 ottobre 2011 ha scritto:

Ottimo

Ottimo film

lorenzof.berra alle 16:42 del 26 dicembre 2013 ha scritto:

Che bella recensione, il film la" Donna che Visse due Volte" ,è ,secondo il mio punto di vista , il Nucleo centrale di tutta la "poetica-filmica"Hitchcockiana ,rappresenta nelle sue componenti filmologiche ,quell'idea di film,come appendice,diretta della componente psicologica ;il senso dell'io,e dell'altro,è totale,il rapporto nei protagonisti Hitchcockiani,è di tipo empatico,tutta la sequenza narratologica del film è giocata prevalentemente,su una sorta di "ditticismo"dialogico,è da questo ditticismo dialogico, che la storia prende corpo,e le componenti spazio-temporali,psicologico-emotive,ed empatiche ,si intrecciano,in un connubio profondo e totale Gli attori sono unici ,James Stewart rappresenta cio' che di meglio Hollywood,abbia saputo sfornare,Cary Grant a parte, Stewart,lo abbiamo gia visto ,nell'altro giallo che Alfred Hitchcock ,ha realizzato pochi anni prima, "Nodo alla Gola" affiancato dall'attore omosessuale,Farley Granger,che il GRANDE VISCONTI ,lo chiamera' successivamente ,affiancando la mitica Alida Valli,in" Senso" ;Stewart,dunque, è un volto noto nella saga cinematografica di Hitchcock, pensiamo alla parte di un padre addolorato e impaurito ,assieme alla moglie ,interpretata da Doris Day,nell'altro affresco, "L'Uomo che Sapeva Troppo",un' intricata storia di spionaggio politico, dove la voce melodica della mitica Doris,"Che sera' sera'"daranno ancora piu' pathos alla componente filmica .In questo giallo ,come negli altri ,del resto,il regista fonde sempre le componenti di pathos ed exstasis,sotto un 'unica voce: quella della struttura" psico-filmica".Se con le protagoniste femminili il buon Hitchcock ,le cambia di continuo ,da Doris Day,passa a Kim Novak,per approdare con Tippy Hedre (mamma di Melanie Griffith)in Uccelli ,e in Marnie, sino a chiamare Janet Leigh ,in Psyco,gran bel giallo psicologico.Gli attori maschi invece sono una costante,è il caso di Stewart, che lo vediamo in "Nodo alla Gola","nell'Uomo che Sapeva Troppo,"e in questo giallo psicologico,intuitivo,"La Donna che Sapeva Troppo".La scena che piu' mi ha colpito ,è quella della caduta della protagonista dal campanile,sequenza e doppiosequenza,si intrecciano,passando da un primo piano ad un piano totale .La presunta perdita di vertigini di James Stewart,nella sequenza del campanile,è la scena piu' toccante,l'occhio della spirale,rappresenta,involontariamente,la Spirale dell'acconciatura dei capelli ben curata della Novak .bel film molto emozionante...capace di sconvolgerci nellagolo piu' remoto della nostra mente.