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8/10

Sabotatori regia di Alfred Hitchcock

Thriller
recensione di Francesco Carabelli

Barry Kane, onesto lavoratore che contribuisce all'industria bellica americana si vede coinvolto suo malgrado in un atto di sabotaggio. Dovrà dimostrare la sua innocenza, ma per farlo dovrà attraversare l'America da ovest a est fuggendo dalla polizia.

Ritroviamo il meglio del cinema di Hitchcock in questa pellicola del primo periodo americano del maestro inglese. Sabotatori  si ispira al clima bellico nel quale l’America sta per essere coinvolta e in più punti vediamo emergere la contrapposizione tra democrazia e regimi totalitari, tra libertà individuale e despotismo. Ma Hitchcock non ha intenzione di realizzare un film politico. La sua arte è pura arte cinematografica e il cinema permea la pellicola con richiami in più punti: ad esempio una delle scene culminanti finali è girata al Radio City Music Hall di New York o altrove gli attentatori si camuffano da giornalisti cinematografici.

Non manca come spunto delle vicende il solito mcguffin: un uomo di nome Fry ha organizzato un atto di sabotaggio ad un’industria bellica aeronautica di Los Angeles, per conto di un’organizzazione segreta che vuole destabilizzare l’ordine democratico costituito. La polizia però è sulle tracce dell’uomo sbagliato, Barry Kane, un innocente a cui viene data erroneamente la responsabilità dell’atto di sabotaggio. Sarà una fuga da ovest a est (quasi al contrario di Intrigo internazionale), nella quale Kane dovrà fare i conti con la polizia, ma anche con i membri dell’organizzazione, incontrando sul suo percorso persone disponibili a credere nella sua innocenza e ad aiutarlo, pur passando egli per colpevole di un attentato. Hitchcock come i grandi usa tutti i mezzi per intrecciare e rendere veritiera la storia messa in scena.

La presenza di simboli, di oggetti che richiamano il passato di Kane o che in qualche modo ne anticipano il futuro, sono un mezzo cinematografico tipico del suo cinema come di quello di altri grandi (per citarne uno Kieslowski) e questo mezzo ha anche una profonda valenza morale. A stupirci è l’ambientazione pressoché in esterni e non in studio, fatto anomalo per un amante degli studi come il maestro inglese. Forse le limitazioni ai budget di spesa hanno spinto  i produttori a sfruttare ambientazioni già esistenti e non a ricostruirle, se non laddove strettamente necessarie. Attori di buon livello, tra i quali i protagonisti Robert Cummings e Priscilla Lane rendono il film  appassionante e gradevole. La pellicola tecnicamente è ineccepibile: ciò che colpisce è un uso dell’illuminazione molto curato che fa risaltare i corpi in un bianco e nero memorabile.

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