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10/10

The Special Need regia di Carlo Zoratti

Documentario
recensione di Francesco Carabelli

Tre amici, un viaggio, la ricerca di un amore e di un contatto con il mondo femminile, visto con gli occhi di Enea, giovane autistico, che non si lascia scoraggiare dai suoi problemi, ma è alla ricerca della felicità.

 

Il cinema friulano ci sorprende con le sue storie delicate e commoventi. Negli ultimi tempi film come Zoran, il mio nipote scemo di Matteo Oleotto o questo The special need di Carlo Zoratti, hanno proposto un cinema di buona qualità tecnica,  capace di forme espressive diverse da quelle più mainstream.

Se Oleotto ricorreva alla commedia per narrarci la storia di un adolescente orfano, Zoratti parte dalla realtà e ci propone un documentario sul suo amico Enea Gabino, disabile psichico, alla ricerca di contatto umano con le donne.

Enea è un bel giovane di ventinove anni, cortese nei modi, e “ossessionato” dal fatto di avere una ragazza. Alla sua età cerca un primo contatto con il mondo femminile e mette in moto tutta una serie di approcci che, però, non hanno successo.

È così che gli amici Carlo e Alex decidono di aiutarlo nella sua impresa e iniziano con lui un viaggio che li porterà dapprima a cercare una donna per Enea in Friuli, terra natia di Enea, poi in Austria e in Germania.

Appunto in Germania, in una struttura protetta, Enea avrà i suoi primi contatti con una donna e vedrà in parte realizzato il suo sogno. Ma questo non basta ad Enea, che vorrebbe una presenza femminile stabile nella propria vita.

Così al ritorno in Friuli, Enea continua la sua ricerca; sembra trovare corrispondenza in  Francesca, ragazza della compagnia teatrale di cui fa parte, ma scopre che la ragazza è già impegnata. Enea però non si dà per vinto.

Il messaggio che emerge dal finale del film è che la speranza, nonostante la difficoltà della situazione in cui si trova Enea, non viene meno. Ha trovato in Carlo e Alex due amici fidati che lo sostengono e lo sosterranno in questo percorso di crescita e che hanno cura del suo bene.

Il film si inserisce nella linea di film che trattano il problema amore-disabilità.

Tra i più recenti ricordiamo The sessions di Ben Lewin, che indagava maggiormente sulla figura delle accompagnatrici per disabili, e la pellicola L’estate di Giacomo, di un conterraneo di Zoratti, Alessandro Comodin, che ci aveva regalato un affresco molto vivo della vita dell’amico,  Giacomo, affetto da un problema uditivo  fin dalla nascita.

Il film di Zoratti e quello di Comodin, sono molto simili nell’impostazione e nella speranza che emerge guardando le storie di questi giovani che, nonostante le loro disabilità, sono alla ricerca dell’altro, in particolar modo di una presenza femminile che sappia comprenderli e amarli per quello che sono e sia pronta a compiere con loro un percorso di crescita umana.

Sull’argomento è stato pubblicato di recente anche un libro molto toccante:  Se ti abbraccio non aver paura, scritto da Fulvio Ervas,  padre di un ragazzo autistico, che lo accompagna in un lungo viaggio in America, alla scoperta di un mondo nuovo che sappia mettere in moto la psiche e i sentimenti di questo ragazzo, anche attraverso il contatto con le donne.

Il film di Zoratti è una buona docufiction costruita sulla figura di Enea, che diventa baricentro delle vicende narrate, capace di conquistarci con la sua affabilità e la sua ironia, forse involontaria.

Molto ben studiate le immagini che ritraggono Enea e i due amici in viaggio con il loro pullmino Volkswagen, immagini che sanno rendere il senso dell’avventura che permea queste esistenze e della continua scoperta reciproca.

A far da sottofondo le musiche delicate di Dario Moroldo.

Il film è passato in vari festival internazionali, ricevendo premi a Lipsia e a Zagabria.

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frankbin 10/10

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