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6/10

La storia di Cino - il bambino che attraverso' la montagna regia di Carlo Alberto Pinelli

Drammatico
recensione di Lorenzo Ceotto

In Piemonte alla fine dell’800 si faceva la fame e molte famiglie, in preda alla disperazione e per guadagnare qualche soldo, mettevano in affitto i propri figli affidandoli ai carrettieri di transito per la Francia, cosicché fossero condotti  a lavorare negli alpeggi estivi.  Spesso questi carrettieri erano burberi, loschi,  e severi,  talvolta maltrattavano questi poveri bambini lasciati al proprio destino. Uno di questi bambini è il piccolo Cino, cha a malincuore lascia i suoi affetti e si sacrifica per il bene della famiglia. Poco dopo la partenza, durante il viaggio d’oltralpe, conosce Catlin, una ragazzina orfana della madre prostituta, che nessuno può mantenere e che viene venduta al carrettiere.  Cino e Catlin durante il viaggio stringono subito amicizia e si affezionano l’un l’altro, fino a quando la piccola si ammala di polmonite e viene abbandonata dal carrettiere che la lascia alle cure di una balia. Nel frattempo Cino e gl’altri bambini proseguono il loro viaggio e arrivano in Francia. Qui, Cino trova un lavoro, ma sarà vittima dei maltrattamenti del proprio padrone che lo indurranno a fuggire. Dopo la fuga rincontra la piccola Catlin e insieme intraprendono un lungo viaggio verso casa attraverso le Alpi. Questo viaggio si dimostrerà un’avventura ardua piena di sorprese, pericoli e forze misteriose da sconfiggere.

La Storia di Cino è una piccola produzione che fonde i caratteri della favola con quelli del romanzo di formazione, e si rifà apertamente alla fiaba di Pollicino. Il film attinge a dei fatti realmente accaduti alla fine dell’ottocento, raccontando una storia di miserabili reale e incredibile. L’opera, dunque, apparentemente si presenta come una fiaba ma ha la virtù della memoria storica, riportando allo schermo gli episodi e i racconti della miseria, della povertà reale di un’epoca passata da non dimenticare. Un atto di ricostruzione e di denuncia sociale di accadimenti tristi, veri e non fantasiosi che evidenzia una funzione etica e sociale nel sensibilizzare il pubblico su un tema quale quello dello sfruttamento minorile e sulla tutela dei diritti dei minori.

Girato negli splendidi paesaggi delle Alpi Marittime e Occidentali, fra creste e valli, gole e canaloni ghiacciati, assume un’ ulteriore valenza nel fotografare i paesaggi, ma anche i costumi e gli ambienti, dando un’importanza concreta al territorio di quell’indicazione geografica tipica, senza trascurare neppure le credenze, le leggende e le superstizioni dell’epoca. Tutti aspetti che il regista Carlo Alberto Pinelli ha saputo rappresentare molto bene, facendo tesoro della sua lunga esperienza da rocciatore, navigato alpinista oltre che noto regista di documentari.

Un film, che riassumendo, appare d’avventura, fiabesco e di intrattenimento, ma che porta con sé un carattere culturale, storico e didattico, sicuramente da tenere in considerazione non solo per un pubblico giovane ma anche per il pubblico più adulto che li accompagna.

Una storia carina che nello stile non porta nulla di nuovo, ma se non altro ha una bella funzione sociale e pedagogica, raccontando piacevolmente la crescita caratteriale e sentimentale di Cino e la sua ribellione mediante la fantasia ad una realtà bruta e spigolosa.

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