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7/10

Un sacco bello regia di Carlo Verdone

Commedia
recensione di Valerio Zoppellaro

Brillante esordio alla regia di Carlo Verdone in un’efficace commedia dai tratti malinconici. Il film è suddiviso in tre episodi che vedono come protagonisti tre giovani interpretati dallo stesso Verdone in una calda Roma nel periodo di Ferragosto.  

Enzo è un immaturo ed ignorante trentenne che, vedendo tutti i suoi amici metter su famiglia, si ritrova solo nell’affrontare una vacanza in Polonia. Al di là dei comportamenti tipici del “burino” che lo  caratterizzano e gli danno la sua verve comica, egli si dimostra immediatamente un intrattenitore da rapporti superficiali,  ma l’agenda vuota è la testimonianza della solitudine in cui vive. Gli fa da contraltare l’amico Sergio, diviso a metà tra il desiderio di edonismo e una moglie segreta nei confronti della quale sente di avere delle responsabilità. La calcolosi biliare che lo affliggerà gli farà sentire tutti i suoi anni e lo convincerà del tutto a rinunciare al viaggio mentre Enzo realizzerà comunque il suo sogno partendo con un perfetto sconosciuto. Altro protagonista di Un sacco bello è il trentenne Leo che incontra la furba Marisol appena prima di partire per le vacanze a Ladispoli. L’ingenuo trasteverino vedrà messa alla prova la sua rigida organizzazione mentale e la sua ossessione nei confronti della figura materna dalla bella turista. Anche in questo rapporto il microcosmo di entrambi prenderà il sopravvento e costringerà lo sfortunato protagonista ad una serie di umiliazioni domestiche. Notevole anche il personaggio di Ruggero che, dopo aver avuto una visione mistica, vive a Città di Pieve professando un distacco dal mondo materialista. Gli fa da contraltare il volgarissimo padre, splendidamente interpretato da Mario Brega, che prova in ogni modo a redimerlo e a riportarlo sulla “retta via” facendo leva sull’opinione di alcuni personaggi da lui considerati particolarmente saggi. Ne viene fuori un fantastico dialogo tra sordi che coinvolge Fiorenza, svogliata e scortese fidanzata di Ruggiero, oltre al prete Alfio, il cugino Anselmo e il severo professore vicino di casa, tutti interpretati da Verdone. Il finale che vede Enzo partire per la Polonia, Leo cercare di raggiungere sua madre e Ruggiero tornare stancamente alla sua comunità ci mostra come queste vicissitudini di ferragosto non siano altro che una parentesi nella monotona e chiassosa quotidianità romana. Verdone descrive con semplicità l’epoca a cavallo tra gli anni settanta e gli anni ottanta e fa diversi riferimenti ad alcuni episodi realmente accaduti, come la bomba al Campidoglio. Ne esce un film divertente, a tratti macchiettistico ma sicuramente valido in cui Ennio Morricone si prende un po’ in giro, sperimentandosi anche nella musica dance dell’epoca. Va sottolineato il contributo all’opera da parte di Sergio Leone, vero e proprio padre artistico di Carlo Verdone. Il regista romano ha infatti sottoposto il giovane comico ad una rigido addestramento alla regia, producendo inizialmente il film prima di vendere i diritti alla Medusa perché poco convinto del risultato artistico. 

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