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4/10

Le Pistole Non Discutono regia di Mario Caiano

Western
recensione di Dmitrij Palagi

Durante il matrimonio dello sceriffo Pat Garret, a cui quasi tutti gli abitanti del villaggio stanno assistendo, i fratelli Clayton rapinano la banca del paese, ammazzando i due cassieri. Incurante di ciò che si lascia alle spalle, Garret insegue i due banditi anche in Messico, oltrepassando la sua giurisdizione e incrociando la banda di Cantero.

 

Eccitante, travolgente, entusiasmante.

Un film sul coraggio sovrumano dal ritmo irresistibile, su Billy il solitario in mezzo alle lande del Nuovo Messico. In pratica un caposaldo per gli appassionati ed un film poco attraente per chi non è del settore, con un merito storico comunque non secondario. Per Le pistole non discutono la Jolly Film predispone investimenti sostanziosi, doveva essere una risposta italiana agli statunitensi (anche noi sappiamo fare i film con Jonh Wayne). Per incrementare gli incassi viene prodotto anche un secondo western, con un quarto del budget rispetto al film principale. Il fratello minore è Per un pugno di dollari. Il giudizio della storia dovrebbe indurre a portare pietà verso le Pistole non discutono. Pensate al noto topos in cui vai a fare un provino accompagnato da un compagno di scuola e poi scelgono l'amico.

Il Jonh Wayne italiano è Rod Cameron, vecchio attore con alle spalle diversi film western, “che da solo costava più di tutti i miei [attori] messi insieme” (Sergio Leone). In realtà la leggenda del film bistrattato che si scopre capolavoro, lasciando dimenticato il fratello, viene ridimensionata, con scarsa efficacia, da Mario Caiano, regista qui ribattezzato Mike Perkins, come da uso all'epoca. Caiano aveva girato un anno prima alcune scene di Duello nel Texas, confermando le sue capacità di professionista del settore, ma parlare del film in sé, senza tenere in considerazione Per un pugno di dollari, rischierebbe di sminuirne l'importanza. In comune hanno non pochi elementi: la produzione (di Papi e Colombo), il montaggio di Cinquini, la Titanus come studio di doppiaggio e lo stesso compositore di colonna sonora: un Ennio Morricone in splendida forma che ricalca però stilemi americani, concedendosi maggiore libertà solo in alcuni passaggi. Fra i registi non nascerà nessuna rivalità, riconoscendo entrambi la diversità di ciò che è messo in scena. Da un lato un western classico, ancorato agli anni '50, con riferimenti a Quel treno per Yuma e Mezzogiorno di Fuoco, dall'altro la genialità di Leone. Gli esterni, con deserti spagnoli mascherati da statunitensi, confermano il richiamo all'impostazione classica del genere, così come la camera car nella scena della carica finale, forse la parte migliore della pellicola.

Scritto da Castellano e Pipolo (autori legati alla commedia) il film si sviluppa su stilemi classici, quasi fosse un esercizio di stile, senza escludere nessun elemento caratteristico del genere: dalla rapina in banca alla redenzione attraverso la famiglia, dalla carica della cavalleria al duello tra buono e cattivo, dallo sceriffo integerrimo alla banda messicana. Archetipi rispettati anche sul fronte dei dialoghi e della costruzione dei personaggi. Classica la fotografia. Se neanche Morricone riesce più di tanto ad uscire dal seminato, non resta che comprendere la lezione da trarre: induce a riflettere su quanto il mondo sarebbe stato diverso senza Leone.

Applicazione perfetta delle regole transoceaniche, costituisce una risposta poco convincente agli Stati Uniti. Come un ragazzo che ricalca un disegno, per compensare la mancanza di doti artistiche, modificando nei particolari il soggetto proposto. L'unica sorpresa è un Pat Garret completamente slegato dall'immaginario comune, che nulla ha a che fare con il personaggio storico e cinematografico.

Senza il paragone con Per un pugno di dollari ci sarebbe stato poco da dire, è un film che a distanza di tempo viene sempre più oscurato dall'ombra del fratello minore. Tutto sta nella serenità di accettare questo ruolo, di per sé privo di qualsiasi elemento negativo.

Resta, per gli appassionati, la possibilità di passare un'ora e mezzo piacevole.

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