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8/10

L Uccello Dalle Piume Di Cristallo regia di Dario Argento

Giallo
recensione di Marco Biasio

Un giovane scrittore americano in crisi creativa, Sam Dalmas (Tony Musante) viene consigliato dall'amico Carlo (Renato Romano) di passare un soggiorno a Roma con la fidanzata Giulia (Suzy Kendall) per ritrovare pace ed ispirazione. Se non fosse che, testimone involontario di un tentato omicidio ai danni di una giovane gallerista, Monica Ranieri (Eva Renzi), sarà presto coinvolto in una torbida spirale di delitti per mano di un maniaco che uccide solo donne. L'unica speranza di cattura del colpevole è in un particolare dell'aggressione che il ragazzo, quella notte, ha colto, ma che non ricorda...

Sam Dalmas è stato il principale testimone di un tentato omicidio in una galleria d’arte. Riesce ad attirare l’attenzione dei passanti, a chiamare la polizia e a soccorrere la proprietaria sofferente, Monica Ranieri, malgrado l’aggressore, già autore di tre efferati delitti a carico di giovani donne, se la dia a gambe. Ma Sam Dalmas ha visto anche qualcos’altro: “nel mio ricordo c’è un particolare che non quadra”, è una delle prima frasi confidate al commissario Morosini, accorso sulla scena del crimine.

La realtà, in sostanza, è ciò che davvero vediamo o che pensiamo di vedere? Senza tuffarsi in lynchiane matasse di ingarbugliate e metaforiche riflessioni introspettive, Dario Argento pone il quesito, in maniera ogni qual volta discreta ed implicita, lungo tutto il mordere del suo esordio cinematografico, del quale abbiamo già trattato lateralmente in occasione della recensione sulla splendida colonna sonora di Ennio Morricone.

Seguendo pedissequamente quelli che, da lì a pochi anni, saranno universalmente riconosciuti i suoi tratti registici principali – l’attenzione ieratica al dettaglio, le ambientazioni in città grandi e desolate, il gusto per i primi e primissimi piani, il colpo di scena – il regista romano incasella, nella sua città natale, uno dei suoi gialli in thrilling più riusciti di sempre, a tratti privo dell’esacerbato dinamismo poliziesco del successivo “Il Gatto A Nove Code” (pellicola, in seguito, rinnegata dallo stesso cineasta per la sua eccessiva “americanità”) ma con parecchie ipoteche sull’agire dei lungometraggi successivi, “Profondo Rosso” in primis.

Non si può nemmeno parlare, tuttavia, di auto plagio successivo, giacché i due film non differiscono fra loro solamente per linee sommarie riconducibili al pathos, al sangue e al genere inquadrabile, ma anche nella sequenza precisa che determina l’inconscia memorizzazione del colpevole: se nel secondo l’azzardo più forte di Argento era stato quello di mettere, da subito e sotto l’occhio di tutti, l’assassino, ne “L’Uccello Dalle Piume Di Cristallo” lo spettatore non è a conoscenza, neppure marginalmente, di ciò che vede il protagonista e, conseguentemente, del suo ragionamento deduttivo che, bene sottolinearlo, neppure lo aiuterà, fino al riscontro dell’evidenza formale.

Il significato del titolo, legato ad un volatile – l’Hornitus Nevalis – nella realtà inesistente, si esplicita pienamente solo nel finale convulso e febbricitante, laddove una telefonata di minaccia dell’assassino ad un discreto Tony Musante tradisce, sullo sfondo della voce filtrata e distorta, uno strano verso ovattato, emesso dall’animale in uno zoo nei pressi di una casa già frequentata nella storia. Quando tutto, seppur con qualche perplessità, sembra però tornare al proprio posto (o quasi), ecco che la domanda chiave si rifà sotto con prepotenza: cosa si è visto realmente, lo scorrere oggettivo dei fatti o una propria interpretazione? Il plot tenderà, chiaramente, verso quest’ultima ipotesi.

Grazie ad un cast di attori ancora novelli, escludendo un ottimo Enrico Maria Salerno e Mario Adorf nei panni del bizzarro pittore rurale Berto Consalvi, Argento manovra i fili della tensione a piacimento e lascia l’osservatore in uno stato di fremente attesa, dispiegata con sapienza attraverso il dosaggio accurato delle morti (con un omicidio, il quinto in ascesa cronologica, quasi fulciano per ferocia), puntellata dalle classiche comparse macchiettistiche da sempre tipiche della sua – fragile – sceneggiatura (il protettore in prigione, il “Filagna”, il pugile sicario) e scossa con inquietudine tra le maglie dei due inseguimenti principali, ai danni del protagonista in una rimessa di autobus e della sua fidanzata Giulia (Suzy Kendall, nota anche per la partecipazione a “Spasmo” di Umberto Lenzi), asserragliata in casa sotto i colpi del criminale – o del suo complice? – in un crescendo tutto da gustare, con un Morricone sugli scudi.

Inevitabile, in calce, che l’oggetto feticcio dal quale lasciare sgorgare il torrente di rivelazioni sia un quadro, perlopiù naif, ancora una volta in connessione con l’universo dei sogni e della psicologia: proiezione di un cinema, quello della prima fase argentiana, tutt’altro che elitario, eppure capace di profonde analisi interne, a conti fatti decisive nel distinguerlo (e nobilitarlo) rispetto ai concorrenti di volta in volta più cinici (Mario Bava), shockanti (Lucio Fulci) o versatili (Elio Petri).

Ma anche specchio sul quale riflettere le solite, grandi pecche della sua produzione: impalco scenografico sicuramente compreso, preda di alcune gravi incongruenze nelle morse finali della trama. Difetto, ahimè, prolungatosi troppo a lungo e cruccio immancabile anche dei suoi film più forti: il momento in cui è passato in secondo piano è coinciso, freddamente, con l’esaurimento totale delle cartucce inventive del regista, ormai in irreversibile stasi creativa da un quindicennio. Preferiamo, e di gran lunga, ricordarcelo così. Da riscoprire.

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Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 10 voti.

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SanteCaserio (ha votato 6 questo film) alle 1:20 del 11 gennaio 2010 ha scritto:

Grande recensione

mi hai convinto a rompere la promessa "mai più Dario Argento". Vedrò di recuperare il film e scoprire se riesco a farmi piacere almeno questo.

SanteCaserio (ha votato 6 questo film) alle 15:35 del 13 gennaio 2010 ha scritto:

Poco da fare

non è il "mio regista". . Comunque mi ha fatto piacere trovare l'occasione per compensare la lacuna. Per la musica preferisco i Goblin, mentre riesco ad apprezzare le capacità tecnice (e i collaboratori) di Argento. Niente a che vedere con la fase che inizia dopo Suspiria (mi addormento ogni mezz'ora) ma ci sono già tutti gli elementi che non mi fanno apprezzare il maestro del brivido...

dalvans (ha votato 5 questo film) alle 17:29 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

Mediocre

Mediocre

Marco_Biasio, autore, alle 18:33 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

RE: Mediocre

Ma stai anche qua? Ma un briciolo di vita sociale l'hai conservata o sei fottuto del tutto?

dalvans (ha votato 5 questo film) alle 19:25 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

Per Marco Biasio

Io sto dove mi pare, capito maleducato dei miei stivali? Fottuto lo dici a tua sorella, se ce l'hai. Porta rispetto

Marco_Biasio, autore, alle 19:51 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

RE: Per Marco Biasio

Tesoro, tu stai malissimo. Fidati di me.

dalvans (ha votato 5 questo film) alle 20:01 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

Per Marco Biasio

Tesoro? Ma con chi credi di parlare? La tua insolenza é davvero incredibile...

maupes alle 21:17 del 21 ottobre 2011 ha scritto:

Per dalvans

Non trovi sia un pò strano che riesci ad esprimere un concetto solo per rispondere piccatamente a chi ti fa notare che lo scopo della sezione commenti di questo sito è quello di consentire a chiunque, anche chi non se la sente di scrivere una recensione, di esprimere comunque delle opinioni riguardo i film proposti e ciò che il recensore ha espresso nel suo testo? Io sono sicuro che tu non vuoi disturbare e che sei comunque un appassionato di cinema un pò fatto a tuo modo, solo un pò troppo tranchant forse. Io però ritengo che qualunque film, bello o brutto che sia, meriti qualcosa di più di essere liquidato con un monosillabo come fai tu, perchè così facendo non aiuti per nulla la discussione, la disturbi soltanto. Dammi retta, smettila oppure dai il tuo contributo alla miglior comprensione delle opere cinematografiche come ci sforziamo di fare noi recensori grazie ad una grande passione che ci accomuna e che merita maggiore rispetto di una secca parola che suona innanzitutto, scusa la franchezza, come semplicemente arrogante. Siccome i tuoi giudizi sono quasi sempre controcorrente, se li espliciti meglio con qualche frase più circostanziata potresti farci notare aspetti dei film che nella nostra ignoranza ed incapacità non siamo riusciti a cogliere. Naturalmente puoi dissentire da quello che leggi nelle recensioni (ma le leggi? mah...), anzi le diverse opinioni, è persino ovvio, non fanno altro che arricchire la discussione, ma in tal modo darai il tuo prezioso contributo affinchè la sezione commenti svolga in pieno il suo ruolo. Così come la stai inondando tu invece ricorda da vicino lo spamming che tutti cerchiamo di evitare nelle nostre mailbox di posta elettronica. Ed io sono sicuro che non piacerebbe neppure a te che qualcuno ti infastidisse senza ragione. Grazie e ciao...