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5/10

Happy Family regia di Gabriele Salvatores

Commedia
recensione di Dmitrij Palagi

Due famiglie incrociano i loro destini a causa dei figli quindicenni caparbiamente decisi a sposarsi. Un banale incidente stradale catapulta il protagonista-narratore, Ezio, al centro di questo microcosmo, nel quale i genitori possono essere saggi, ma anche più sballati dei figli, le madri nevrotiche e coraggiose, le nonne inevitabilmente svampite, le figlie bellissime e i cani cocciuti e innamorati. In poche parole, due famiglie di oggi, che sfuggono alle catalogazioni e alle etichette, in evoluzione continua, in equilibrio precario, vive, felici e confuse.

 

Alla fine della pellicola prevale una strana sensazione. La durata è realmente limitata, le risate non hanno riempito la sala e resta un senso di insoddisfazione rispetto alla trama e al messaggio. Che un autore componga le sue opere (siano esse letterarie, cinematografiche o di qualsiasi altro genere), prendendo spunto dalla realtà, bhè non è certo un'informazione inedita. Non è convincente neanche l'idea di una felicità come diritto-dovere da realizzare, mettendosi necessariamente in gioco e cercando di vivere fino in fondo i rapporti, le proprie scelte: sembrano i consigli della vecchietta di turno sull'ennesimo autobus affollato...

Sapore agrodolce non convincente. Si accendono le luci e speri che sia solo l'intervallo. Comunque un senso di piacere ha già pervaso lo spettatore e l'insoddisfazione è limitata. A ripensarci verrebbe quasi voglia di una seconda visione, per potersi godere nuovamente l'ironica presenza di Abatantuono, lo splendido sguardo allucinato di Bentivoglio (assieme alla Buy il migliore sulla scena) e la solarità (poco convincente) di De Luigi, a tratti adorabile a tratti urtante, come Topo Gigio per molti bambini.

Comunque da apprezzare il tentativo di introdurre elementi di novità, spesso riconducibili alla realtà teatrale (personaggi in cerca d'autore), nel triste panorama contemporaneo della commedia italiana. Un cambio di registro notevole se si pensa agli ultimi lavori di Salvatores (Quo Vadis Baby? e Come Dio Comanda). La serenità e la spensieratezza con cui si sviluppa il film compensano la sensazione di un lavoro non compiuto, che attende ancora di essere sviluppato. Forse è un limite intrinseco alla struttura, poco comune di questi tempi, intrecciata e lineare al contempo, probabilmente forte di un soggetto ben scritto, nato da un romanzo di Alessandro Genovesi (qui anche aiuto regista) rifiutato da tutte le case editrici (dopo il film la Mondadori ci ha ripensato) e trasformato in spettacolo teatrale all'Elfo (a cui Salvatores è legato per storia).

La fotografia di Petriccione e l'arpeggio di Simon e Garfunkel contribuiscono a una patina di illusione, magari l'insoddisfazione è dovuta ad un imbarbarimento culturale che gioco forza colpisce tutti gli italiani... Più probabile invece che il mancato entusiasmo sia da legare al guado che sta nel tentativo di non cedere né alla volgarità gratuita né ad uno stile raffinato ed intellettuale. Non si raggiunge una giusta mediazione, semplicemente ci si perde tra le due strade. Siamo lontani insomma da Agata E La Tempesta (Silvio Soldini).

Sarà che il naif non è per tutti, sarà che l'autore prima dei personaggi ti costringe a viverli come fittizi (scarso coinvolgimento, minore divertimento).

Sarà quello che si vuole, però a luci accese, in quella sala cinematografica, l'agrodolce può diventare facilmente amaro. Finisce che ti dimentichi della Milano sotto le note di Chopin, passaggio di cui è difficile capire l'utilità, ricordando le catene di power point che girano con contenuti melensi (qui almeno manca il testo).

Salvatores non lo si può certo criticare nella regia, a livello tecnico resta uno dei più importanti cineasti italiani. Un mezzo passo falso ci sta per tutti.

L'impressione di un film volutamente condensato (nei tempi e nei contenuti) non aiuta ad elogiarlo. Sarà per la prossima.

V Voti

Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 6 voti.

C Commenti

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alexmn (ha votato 8 questo film) alle 0:09 del 8 dicembre 2010 ha scritto:

non so..

sinceramente non concordo.

sarà che il film mi è piaciuto, che la splendida milano notturna in b/n serve perchè coglie il lato più bello e sommerso dell'altrimenti grigia Milano, che non è un cambio di registro per salvatores ma il riprendere un discorso iniziato da sempre, che il film è sincero nella sua apparenza surreal-grottesca (e attenzione perchè le suggestioni pirandelliane son solo uno specchietto per le allodole), però mi è piaciuto.

non è un film perfetto, ma non importa.

in generale posso capire che ti possa non esser piaciuto, ma l'accostamento, anche per scherzo, alle catene di power point è ingiusto e decisamente fuori luogo. no?

peace.

ale_m

bargeld (ha votato 7 questo film) alle 23:34 del 9 marzo 2011 ha scritto:

E' piaciuto anche a me. A parte qualche momento forzato (i personaggi che chiedono più spazio attraverso lo schermo del computer costituiscono francamente una sequenza imbarazzante), un'ora e mezza piacevole, agrodolce già nell'idea di base più che nel risultato finale (opinione mia eh). E anche la Milano notturna in b/n, come dice alex, è un momento di inusitata delicatezza, ricercata e trovata con il cuore anzichè con gli occhi.

alexmn (ha votato 8 questo film) alle 15:34 del 10 marzo 2011 ha scritto:

si, in effetti quelle parti di metacinema sanno parecchio di già visto e non danno molto alla trama. me lo son rivisto per l'ennesima volta l'altro giorno e non posso non confermare quanto ho pensato/provato alla prima visione.

e poi i pezzi di simon&garfunkel meritano un sacco!

Alessandra Graziosi (ha votato 8 questo film) alle 2:07 del 13 novembre 2012 ha scritto:

Anche io credo che il voto sia un po' troppo basso...

Happy Family è piaciuto molto e l'ho trovato estremamente apprezzabile soprattutto all'interno del triste panorama italiano. Chiaro che non è una commedia che fa sganasciare dalle risate, ma credo che fondamentalmente non fosse quello l'obiettivo e, forse, meglio così! XD Le musiche danno quel tocco di "indie", che solo adesso il cinema italiano sta cercando di imitare: dunque si può dire che è indubbiamente un film avanti rispetto alle mode italiane. Credo che il segreto per capire tutto ciò sia l'autoironia e l'ironia nei confronti della materia trattata da parte di Genovesi e Salvatores.

alejo90 (ha votato 2 questo film) alle 11:21 del 13 novembre 2012 ha scritto:

Sono d'accordo con il recensore, un film insipido che non mi ha convinto per nulla, non si capisce dove voglia andare a parare. Pu essendo un milanese iper-innamorato della sua ccittà, quell'intermezzo-riempitivo mi è sembrato del tutto fuori posto nell'economia della narrazione.

alejo90 (ha votato 2 questo film) alle 11:22 del 13 novembre 2012 ha scritto:

PS: detto questo, non volevo votare "2", ho sbagliato! Ma il mio voto non si discosta da quello del recensore.