T Trailer

R Recensione

3/10

Brothers regia di Jim Sheridan

Thriller
recensione di Dmitrij Palagi

Quando un marine pluridecorato viene dato per disperso in Afghanistan, a casa, suo fratello minore, considerato la pecora nera della famiglia, inizia ad occuparsi di sua moglie e delle sue due figlie. Le conseguenze ribalteranno i ruoli e metteranno in discussione le fondamenta dell'intera famiglia.

 

Un remake di cui si fatica a comprendere il senso.

Inefficace su tutti i fronti, eccetto quello di convincere lo spettatore dell'idea di aver sprecato quasi due ore. Una recitazione che sicuramente non cede alla retorica, come qualcuno ha voluto sottolineare, ma neanche supera il livello di apatia. Occhi sgranati, sofferenza melanconica stantia, fisicità priva di comunicazione. Colonna sonora così incisiva da porre interrogativi di alto livello [c'era la colonna sonora?]. Una fotografia a cui non viene incontro neppure il paesaggio dell'Afghanistan, mentre l'interesse si frantuma definitivamente incontrando una deludente regia, visto che parliamo di un sessantenne non prolifico ma comunque già con una filmografia consolidata alle spalle.

L'operazione si delinea come occasione sprecata rispetto ai temi trattati, con una lunga sequenza di possibilità mancate. Si fatica a capire quali elementi vadano oltre il semplice richiamo. Non la guerra in Afghanistan e i terroristi con la barba, semplici figuranti privi di ambiguità (la domanda di una bambina al riguardo resta vana e senza risposta). Non le conseguenza psicologiche della guerra, evocate da una misteriosa apparizione femminile che banchettando confessa di credere impossibile preparare un uomo ad ucciderne un altro. Non i valori statunitensi, sfiorati in un poco dialettico rapporto padre-figli, la cui mancanza di approfondimento legittima dubbi inquietanti [ma è il trailer allungato?]. Non il parallelo Afghanistan-Vietnam, messo in scena sullo stile di una barzelletta, con l'offerta di un confronto lanciata nel vuoto e priva di seguito. Se qualcuno si prendesse la briga di aggiungere la voce di Renato Zero si potrebbe pensare a una commedia (di scarso divertimento), con il marito ossessionato dal tradimento e i sensi di colpa di due amanti che si sono solo baciati. L'elaborazione dell'omicidio forse è il fulcro su cui poter sviluppare il senso della pellicola. Anche su questo versante manca comunque un adeguato approfondimento, probabilmente rimasto bloccato dal tentativo di aggiungere un clima da thriller (beninteso, si parla di tentativo).

Un'inutile riproposizione, che aggiunge aspettative frustrate e occasioni mancate. Come ha scritto Davide Turrini “più Otello che Il cacciatore”. Se un elemento positivo deve essere cercato bisogna pensare alla durata.

Una confusione notevole tra il personale e il pubblico, con tematiche politiche affrontate in ottica apolitica. Un colpo mancato al cerchio e un colpo mancato alla botte. Meglio sarebbe stato un film filo-repubblicano ed interventista, così da permettere un acceso dibattito ed alcune reazioni. Leoni per agnelli (2007) si pone in modo decisamente più interessante e coraggioso, senza deprimere né annoiare. Il consiglio è quindi fermarsi all'originale Non desiderare la donna d'altri (traduzione discutibile del danese Brødre, del 2004). Riguardo alle tematiche sopra elencate ci sono non poche pellicole più valide, anche sotto la bandiera a stelle e strisce.

Dispiace non riuscire ad approfondire maggiormente la critica. La perplessità di chi guarda questo film è l'idea di non aver visto praticamente niente, perché in fondo era sufficiente il trailer per conoscere nove decimi della storia.

 

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Voto degli utenti: 4,4/10 in media su 5 voti.

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