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3/10

Bangkok Dangerous - Il Codice Dell'Assassino regia di Oxide Pang Chun, Danny Pang

Azione
recensione di Dmitrij Palagi

Joe (Nicolas Cage) è un killer senza rimorsi, si trova a Bangkok per assassinare quattro nemici di uno spietato boss della criminalità. Per svolgere alcune commissioni recluta Kong (Shahkrit Yamnarm), un ladruncolo di strada. Joe si ritrova a fare da mentore al giovane Kong e si innamora di una ragazza che fa la commessa in un negozio locale.

 

Inseguimenti, sparatorie e sbadigli.

Nicolas Cage mette alla prova gli spettatori di tutto il mondo. Così inespressivo raramente lo si è visto, si potrebbe dire che siamo davanti a una delle sue peggiori prove di recitazione. Probabilmente merito dell'operazione, discutibile in tutti i suoi particolari. Si salvano alcune scene suggestive, che sommate si riducono a una manciata di minuti, sull'intera durata, fortunatamente breve.

I fratelli Pang, Danny e Oxide, erano saliti agli altari delle giovani promesse con lo stesso film (Bangkok Dangerous, 1999), forse il migliore, un esordio che rischia di scadere nella sopravvalutazione. Dopo neanche 10 anni recuperano il soggetto, stravolgendolo nella sceneggiatura (oltre che nella forma), con una dimensione statunitense completamente fuori luogo. Un remake americano che di questi tempi neanche fa notizia. Colpisce che gli stessi autori decidano di affogare il figlio, aggiungendo particolari di per sé interessanti ma sviluppati malissimo, come la spalla affiancata al killer o la farmacista di cui il sicario si innamora. Eccessiva anche l'onnipresenza di particolari ridondanti che sottolineano il senso delle scene, pensando al sangue che macchia la veste dell'amata sordomuta, che scopre così il vero mestiere del suo amato. Avrebbero potuto fare di peggio? Lanciarle il cadavere addosso forse. In quel caso sarebbe stato un simpatico horror di terza categoria.

Ambientazioni suggestive e atmosfere da noir ridicolizzano i tentativi di produrre sentimenti di espiazione sul volto di Cage, mentre la trama si sviluppa con salti logici pericolosi, tanto da mettere in dubbio le capacità di comprensione dello spettatore medio. Una pellicola debole, incapace di dare un senso all'operazione. Un film d'azione che si lega al genere senza richiami particolari, forzando l'aspetto psicologico, privo di qualsiasi verosimilità (al confronto M.I. 2 può apparire un documentario). Il contesto è valido, il contenuto molto meno. Da qualche parte qualcuno ha paragonato la prestazione dell'attore protagonista a quelle abituali di Van Damme. Si sbaglia, durante un film di quest'ultimo la stessa espressione è richiesta dal copione. Se uno piange, si innamora o decide di ammazzare una decina di persone deve avere la stessa espressione. Qui sembra un tentativo abortito di occidentalizzare il buon film del 1999, con la malinconia abusata dell'assassino a pagamento che cerca di chiudere la carriera conciliando il proprio cinismo con l'espiazione dei peccati. Virtuosismi non riusciti, sceneggiatura e recitazione affossano il lungometraggio, apprezzabile sul fronte del montaggio e della fotografia.

Forse il punto più debole è il ritmo. La profondità del film è inconsistente, quindi sarebbe stato meglio puntare sugli effetti speciali, dialoghi pungenti e eccessi di testosterone. Ci sono molte pretese, alcune capacità tecniche innegabili e un sacco di momenti morti.

Perché girare un nuovo Bangkok Dangerous? Bella domanda.

V Voti

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