L Uomo Che Fissa Le Capre regia di Grant Heslov
GuerraUn giornalista alla ricerca di sensazioni forti cerca di entrare in Iraq. In attesa di poter entrare nel Paese incontra un ex militare statunitense, legato ad un progetto dell'esercito a stelle e strisce su una divisione di militari con poteri paranormali. Scoprirà che gli USA finanziavano (o finanziano?) dei monaci-guerrieri, dei Jedi, ai fini di poter vincere qualsiasi guerra. Un'inchiesta iniziata in precedenza sull'esercito Nuova Terra troverà così un'insperata conferma. I due passano insieme il confine. Lungo il viaggio per l'Iraq devastato dalla guerra verranno svelati i segreti degli hippy che volevano vincere le guerre con i fiori, sostenuti economicamente e moralmente anche da Reagan.
Esordio alla regia per Grant Heslov, già apprezzato sceneggiatore (Good Night, and Good Luck) e caratterista (il terrorista di True Lies). Basato sull'omonimo libro di Jon Ronson il film, presentato a Venezia e Toronto, cerca di capitalizzare la peculiarità della storia puntando su attori da cartellone. Se uno ha letto il libro rischia di rovinarsi il gusto del film, salvo il privilegio di vedere George Clooney spiegare cos'è un Cavaliere Jedi a Obi-Wan Kenobi (Ewan McGregor).
La trasposizione aggiunge uno stile surreale, riducendo l'impostazione da inchiesta, già poco presente nella versione cartacea. Manca comunque l'effetto d'impatto. Salvo alcune scene il coinvolgimento resta sempre poco riuscito. Sembra che non si sappia dove si vuole andare. Non è demenziale, non è grottesco, non è assurdo, non è reale. È un insieme di questi elementi, amalgamati senza risultare fastidiosi ma incapaci di far nascere l'amore tra pellicola e spettatore. Il film “si ride addosso” (Boris Sollazzo), lasciando con l'amaro in bocca per una grande occasione perduta.
C'erano tutte le possibilità per poter creare sconcerto nel mondo, magari estremizzando alcuni elementi. Ci sono dei soldati americani che si credono Jedi. Il governo statunitense ha infatti deciso di finanziare, in segreto, una divisione paranormale che cerchi di creare dei super soldati. A differenza di quanto ci si potrebbe immaginare siamo lontani dal modello nazista, dei guerrieri perfetti, biondi e invincibili. Qui i militari sono hippy che rifiutano la violenza, sentendosi in colpa anche quando riescono ad ammazzare le capre con lo sguardo. Ovviamente è tutto tratto da una storia vera. Tra gli attori ci sono George Clooney, Ewan McGregor, Jeff Bridges e Kevin Spacey, capaci di instaurare rivalità tra i protagonisti dall'alto contenuto ironico, gigionando davanti alle telecamere.
Detta così dovremmo essere davanti a un capolavoro, al minimo un capolavoro mancato. Invece si tratta di un film mediocre. Frustrazione alle porte? No, basta dimenticarsi tutto quello che c'è scritto sopra e gustarsi una piacevole commedia, magari passando subito dopo in libreria e acquistando il volume ripubblicato da Einaudi (ennesima operazione di sfruttamento commerciale di dubbio gusto). Spiace essere cattivi davanti a un lavoro non malvagio. Però alla fine della proiezione, guardando le altre persone della sala, una domanda ronzava in testa: come diavolo ha fatto Heslov ad annoiare qualcuno con questa storia? Sbadigli e bocche storte erano previste?
L'intento era di superare la fantasia con la realtà, senza grandi investimenti economici. Resta però difficile non immaginarsi le scene in modo diverso. Visto il trailer ci si rovina quasi tutte la parti più esilaranti. Nessuna particolarità nella regia, buona colonna sonora e un umorismo privo di continuità. A vederlo i richiami sono Altman, Nichols e persino il Dottor Stranamore di Kubrick, con un occhio ai fratelli Coen. Ovviamente senza che nessuno di questi possibili legami sia approfondito.
Le aspettative erano ampie, la voglia di dissertare molta. Spunti numerosi e certamente non comuni, di questi tempi almeno. Il fatto che in guerra vinca chi fugge, i meccanismi psicologici durante i conflitti (senza l'oscurità di Platoon e Apocalypse Now), il ruolo degli allucinogeni, il funzionamento dell'apparato statale che è fuori dal controllo elettorale. Non resta che usarlo come base di partenza in qualche discussione, per poi staccarsi completamente dalla pellicola.
A livello di regia vale soprattutto la scena d'apertura del film. Da un caratterista ci si sarebbe aspettato un lavoro particolare sui personaggi, giocando magari su qualche primo piano. Nulla neanche su questo fronte.
Cercasi segni distintivi.
Piacevole. A tratti riuscito.
Un'occasione mancata.
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