Non E' Un Paese Per Vecchi regia di Ethan Coen
ThrillerTexas anni '80. Un veterano del vietnam trova una valigietta piena di soldi, in mezzo ad una decina di cadaveri e auto abbandonate. Inseguito da uno spietato assassino si ritroverà a scappare per tutto lo Stato, fino al Messico.
Un road movie, su ambientazioni western, asciutto e serrato come dovrebbe essere ogni buon thriller. Un capolavoro dei fratelli Coen, capaci di mettere in scena il romanzo di McCarthy con i giusti attori e sequenze impeccabili.
Il vero protagonista è il Texas, terra arida e primordiale, in cui l'uomo può riscoprire la sua essenza e confondere istinti antichi con il livello contemporaneo di moralità, lasciando rimpiangere tempi ignoti e spaventando gli onesti. Un buono e un cattivo inseguono l'uomo qualunque, ingegnoso e privo di particolari meriti. In fondo l'unico che si può muovere a proprio agio nella realtà è il destino, gli altri saranno sempre impotenti davanti ai fatti, se non chi comprenderà, machiavellicamente, che la fortuna è donna e che, con un insieme di regole, può essere piegata. Regole che potranno far apparire chi le rispetta un folle, ma d'altronde la vita stessa ci appare assurda nel suo complesso.
Javier Bardem è perfetto nel dare corpo a un personaggio che non ha personaggio, la perfetta incarnazione del destino in cui confida, un uomo di cui non importa sapere niente, poichè l'essenza risiede nel suo essere fantasma, un sicario slegato dal contesto umano.
L'inseguimento a tre si svolge su canali insoliti, nessuno incontra nessuno, ci si limita a seguire le traccie e scontrarsi a distanza. Niente è definito, tutto è già stato deciso. All'esatto opposto di Bardem, Lee Jones e Brolin vestono i panni degli animali autoctoni, capaci di contrastare l'apolide assassino perchè legati in modo quasi primordiale alla terra in cui sono nati. Persino la scozzese Macdonald sembra del posto.
Il silenzio e gli spazi vuoti stanno lì a dimostrare quanto impotente sia l'uomo, animale tra gli animali, mortale tra i mortali.
Una violenza spietata e asciutta si muove con tinte horror, alternandosi con parenti ironiche e relazioni umane più profonde di quanto si possa percepire in un primo momento. Non esistono particolari secondari, non esistono distrazioni, qualsiasi colonna sonora sarebbe stata fuori luogo. I dialoghi si imbevono di declinazioni filosofiche, dimostrando ai ben pensanti che non occorre citare Platone per ritrovarsi incantati davanti ad un monologo interlocutorio come quello di Bardem al distributore di benzina.
Filosofia e cinema si incociano sotto l'ombra del nichilismo, in una narrazione nostalgica strettamente collegata agli anni '80, capace di dimostrare come la morte non sia mai fuori tempo o fuori luogo.
Alla fine ti dimentichi che per come era partito poteva anche essere un noir.
E a te cosa importa da dove vengo, "amico"?
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