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R Recensione

8/10

Killer Joe regia di William Friedkin

Thriller
recensione di Alessandro Giovannini

In un paesino del Texas vive una famiglia disfunzionale: Chris (Emile Hirsch) è uno spacciatore, la cui madre gli ha sottratto la roba e buttato fuori di casa, lasciandolo senza un soldo e con un problema di debiti da saldare, pena la morte. Per risolvere il problema Chris si rivolge a suo padre Ansel (Thomas Haden Church), saldatore, che nel frattempo si è risposato con la cameriera Sharla (Gina Gershon), con la quale convive assieme alla figlia di primo letto (e quindi sorellina di Chris) Dottie (Juno Temple), ragazzina solo apparentemente ritardata affetta da sonnambulismo. Chris propone ad Ansel di far fuori la madre/ex moglie ed intascare i soldi dell'assicurazione, 50.000 dollari, per poi spartirseli in parti uguali, una volta tolto il compenso per il sicario. Costui sarebbe un tale di cui Chris ha sentito parlare, il poliziotto di Dallas Joe Cooper (Matthew McConaughey), che per arrotondare fa il killer a pagamento. Tuttavia Joe desidera essere pagato in anticipo; di fronte all'impossibilità di esaudirlo, chiede come "caparra" le prestazioni sessuali di Dottie.

Così, mentre procedono i preparativi per l'omocidio, Chris è sempre più in pericolo, i rapporti famigliari sempre più tesi, ed il legame fra Joe e Dottie sempre più profondo, il tutto con conseguenze imprevedibili.

Mentre guardavo il film mi sono venute in mente varie pellicole più o meno recenti, che di sicuro sono state un riferimento più o meno importante per la realizzazione di questo film: Non è un paese per vecchi (dei fratelli Coen, 2007) per la desolazione dei paesaggi e la descrizione di vite miserabili dell'America profonda e violenta; Bastardi senza gloria (di Tarantino, 2009) per la lunga sequenza finale di impostazione teatrale (il film è un adattamento del dramma omonimo di Tracy Letts, artefice della sceneggiatura) che rimanda alla sequenza del mexican standoff alla taverna; in generale tutta quella tradizione molto variegata di film americani (dall'horror di Tobe Hooper Non aprite quella porta, 1974, al drammatico/neorealista La fuga di Martha di Sean Durkin, 2011) incentrata sulla descrizione delle comunità rurali o comunque lontane dalle zone costiere come gente infìda, meschina, piena di odi reciproci e senza legge. Inserendosi in questo filone tematico William Friedkin, regista che non ha mai ottenuto i grandi livelli di notorietà o apprezzamento che gli spetterebbero (sebbene abbia diretto alcune delle pellicole più importanti della New Hollywood, tra cui bisogna citare almeno L'esorcista, Cruising, Il braccio violento della legge e Vivere e morire a Los Angeles), probabilmetne perchè poco accomodante circa i temi trattati nei suoi film, gioca sorprendentemente la carta dello humor nero, così da rendere questa pellicola, violenta e nichilista, anche divertente e bizzarra.

I personaggi sono un concentrato di negatività umana (a parte Dottie, ragazzina angelicata vittima delle circostanze), tuttavia sono a loro modo simpatici; la loro malvagità (ma forse è meglio chiamarla amoralità) è infatti una diretta conseguenza del mondo in cui vivono, un mondo che li ha lasciati a loro stessi in una vita senza prospettive. Così è assai spassoso sentire Chris, criminale di professione, lamentarsi del fatto che i texani siano tutti contadini bifolchi, oppure vedere il sicario Joe prodigarsi in attenzioni verso la giovane Dottie. Persino i momenti più drammatici sono raffreddati da battute fulminanti o evoluzioni grottesche degli eventi che riescono sempre a strappare un sorriso (malgrado l'abominio di quanto si stia verificando sullo schermo). Forse troppo programmatico nel suo pessimismo cosmico, Killer Joe riesce sicuramente a farci riflettere sulla condizione umana, resa spesso penosa dagli stessi uomini. Se il risultato finale è così efficace, lo si deve in larga parte, oltre alla perfetta regia di Friedkin, sagace nel dosaggio dei tempi e nell'oscillazione dei registri, ad un cast che è uno dei migliori degli ultimi tempi in fatto di produzioni americane: tralasciando i più rodati Hirsch e McConaughey, delle cui buone capacità già si sa, sono rimasto elettrizzato dalla performance di Thomas Haden Church (qualcuno se lo ricorderà nel ruolo non memorabile di Sandman in Spider Man 3) il quale, penso anche grazie al fatto che è davvero texano, è riuscito ad infondere un senso di verità al suo personaggio che ha per me dell'incredibile: la sua aria costantemente derelitta ed i suoi modi scorbutici lo rendono il più simpatico del lotto, senza contare la sua ineccepibile dote per i tempi comici; fosse per me avrebbe già vinto l'Oscar.

La sceneggiatura non si risparmia in colpi di scena a ripetizione accumulati nel finale, la cui unica pecca è forse quella della sospensione: sebbene sia una chiusa riuscita, avrei preferito una conclusione più netta, perchè tendo a vedere questi finali sospesi come un'indecisione registica. Questo rimane però uno dei pochi difetti della pellicola, fra i quali come ho già detto si può contare una certa referenzialità a pellicole (o topoi) precedenti, e qualche linea di dialogo accessoria. Difetti minori, comunque. Killer Joe è un film che raccomando, personalmente lo reputo uno dei migliori di questa annata 2012 (un anno di ritardo fra presentazione ai festival e distribuzione nelle sale).

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Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 10 voti.

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TexasGin_82 (ha votato 8 questo film) alle 17:25 del 8 gennaio 2013 ha scritto:

Bellissimo. A mio pare, con questo film, Friedkin è il primo che riesca davvero a evolvere il genere tarantiniano, spostandolo in una dimensione più cinica e nera. Qualche passo l'aveva già fatto Rodrighez, ma in una direzione splatter e in una modalità forse più semplicistica. Film tra i più belli dell'anno sicuramente. Joe personaggio malato e spassoso come pochi altri nella storia del cinema. Avrei voluto dare un 8 e mezzo, ma non si può, peccato!

swansong (ha votato 4 questo film) alle 16:36 del 14 agosto 2013 ha scritto:

Assolutamente NO!!!!

Film imbarazzante da quanto è brutto, insignificante, forzato, gratuitamente violento e del tutto privo di quel senso di ironia tipica dei Cohen (che cito solo perché tirati in ballo da qualcuno, ma che rimangono lontani anni luce), se poi aggiungiamo che è girato da uno dei miei miti assoluti degli anni '70 e '80...beh...lasciamo perdere. Per me Friedkin sta invecchiando malissimo. Bug e questo Killer Joe sono fin quasi imbarazzanti da commentare. Se penso a Il Braccio Violento della Legge, L'Esorcista, Vivere o Morire a L.A...Cruising mi viene da piangere!