A William Friedkin. Leone d'Oro alla carriera 2013

William Friedkin. Leone d'Oro alla carriera 2013

Nel giorno del suo 78° compleanno, William Friedkin riceve uno dei premi più prestigiosi del cinema, il Leone d'Oro alla carriera. Il festival ha deciso di celebrare questo autore in una cerimonia che si è tenuta in Sala Grande il 29 agosto. Per l'occasione, è stata restaurata una pellicola realizzata dal regista nel 1977, Il salario della paura, presentata nella sezione dei Classici.

Friedkin è un autore che ha saputo rivoluzionare due generi popolari come l'horror e il poliziesco, prendendo poi la strada impervia del cinema indipendente. Egli rappresenta ancora oggi l'esempio di un cinema esigente, intellettualmente onesto, emotivamente intenso e programmaticamente avventuroso. È un antidoto potente e generoso. Queste sono state le parole che hanno annunciato l'ingresso in palcoscenico del regista, che ha ringraziato il festival per quello che considera il premio più importante della sua carriera, proprio per la lunga lista di cineasti che lo hanno preceduto, da Charlie Chaplin a Orson Welles.

Durante il discorso di ringraziamento, Friedkin ha voluto citare una frase di Brecht: l'arte non è uno specchio che si può far vedere alla società, l'arte è un martello con il quale si deve dare forma alla società. Alla luce di questo fondamentale insegnamento, il regista nel corso degli anni ha cercato di attribuire significati socio-politici ai suoi film. Il salario della paura diventa ai suoi occhi una grande metafora del mondo di oggi: il film tratta del bene e del male che è presente in ciascuno di noi, parla di quattro sconosciuti che si odiano, ma che se non lavorano insieme, finiranno per saltare in aria insieme. Questo sembra una metafora del mondo di oggi: una serie di persone che non si conoscono, che si odiano, che si minacciano di distruzione reciproca. Penso che le vostre paure più profonde provengano non dall'immaginazione, ma dal mondo credibile, dove la dimensione del bene e del male interessa tutti quanti.

Venezia premia dunque coraggiosamente un regista poco convenzionale, che ha regalato al cinema numerosi cult, da Vivere e morire a Los AngelesL'esorcista fino all'ultima opera Killer Joe, che era stato presentato in concorso a Venezia nel 2011.

Friedkin è convinto che la Mostra del Cinema più antica abbia risposto alla famosa questione avviata da André Bazin, definendo chiaramente che cosa sia il cinema.

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