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8/10

Bug - La Paranoia E Contagiosa regia di William Friedkin

Horror
recensione di Carlo Danieli

Agnes vive in uno squallido motel perso nel bel mezzo del nulla e lavora in uno bar, dove riesce a guadagnare quel poco necessario per mantenersi. Un giorno bussa alla sua porta Peter un timido ragazzo, molto gentile e di buone maniere, con il quale riesce ad instaurare fin da subito un rapporto di empatia. Agnes pensa  di avere finalmente ritrovato un po’ di pace nella propria vita finora travagliata, e accoglie Peter in casa. Ma il nuovo compagno rivela a poco a poco una pericolosa e paranoica fobia per gli insetti, che li porterà ad un isolamento sempre più estremo e letale. Fino all’autodistruzione finale, naturale sfocio della psicosi interiormente coltivata.

Dopo qualche film comunque di buon livello, ma lontano dai consueti canoni cui aveva abituato, William Friedkin  torna a ciò che sa meglio fare: indagare sul male, sulla paranoia e sulle pulsione più profonde dell’animo umano. Ciò che ne esce è un qualcosa di disturbante, di delirante, di nichilistico. La pazzia che porta all’autodistruzione di sé. Il male che non viene da fuori ma che è dentro ognuno di noi (chiaro riferimento a l’Esorcista). Come infatti nella sua opera più nota appena citata anche in Bug  possiamo scandire due fasi del film: la prima lenta e attendista, dove sembra non succedere nulla di particolare, la seconda prorompente e violenta, che prende a schiaffi lo spettatore mostrandogli una realtà inaudita. Anche l’ambientazione è significativa: da una fotografia calda e lucente, che trasmette un’idea di calore, si passa ad una ambientazione più scura, con la luce artificiale, fredda e ghiacciata, che la fa da padrone. A tratti il film di Friedkin ricorda  il Naked Lunch caro a Lynch, soprattutto nelle continue allucinazioni di insetti, ma se quello era inserito in un contesto di fantascienza e surrealismo, qui siamo invece in tutt’altra tematica: la paranoia appunto, la follia. A queste tematiche principali se ne aggiungono altre, appena accennate dal regista, ma che servono a dare concretezza e realtà alla storia: l’amore drammatico tra due emarginati dalla società, la perdita di un figlio, i maltrattamenti da parte dell’ ex marito violento e geloso, il degrado morale e ambientale in cui si intrecciano le vite dei protagonisti, e non da ultimo la difficoltà di reinserimento in società per un reduce militare. Tutte tematiche che contribuiscono a fare della pellicola un grande contenitore di diversi generi: thriller, drammatico, horror, splatter, tutti sapientemente missati dalla sapiente mano di Friedkin. Gli interpreti, Ashley Judd in particolare, sono magistrali e contribuiscono all’idea di follia che pervade il film. Da sottolineare anche la prova di Michael Shannon, splendido coprotagonista entomofobico. 

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