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7/10

Fargo regia di Joel Coen

Drammatico
recensione di Carlo Danieli

Jerry Lundegaard è un venditore di automobili che si i trova in grosse difficoltà economiche in seguito a operazioni al limite del lecito.  Per risollevare le proprie sorti si affida a due malviventi con i quali escogita un piano diabolico: inscenare il rapimento della propria moglie e farsi pagare il riscatto dal ricco suocero, che di lui non ha mai avuto stima, considerandolo un inietto e rimanendogli ostile. I due malavitosi in accordo con Jerry, rapiscono la moglie, ma fin da subito qualcosa comincia ad andare storto, causando i primi spargimenti di sangue. Intanto sulle loro tracce si è  messa l’investigatrice capo della polizia Marge Gunderson, decisa a trovare la soluzione del caso.

Ambientato nell’inverno innevato del Minnesota, Fargo è il sesto lungometraggio dei fratelli Coen e forse uno dei più riusciti, dato anche il grande successo di pubblico. In questo film troviamo tutti gli elementi caratteristi del cinema dei Coen: una trama a tratti bizzarra, dei personaggi al limite del credibile, dei dialoghi sempre arguti e la capacità di raccontare con apparente semplicità delle vicende sospese a metà strada tra realtà e finzione. Si percepisce il freddo e la neve che caratterizzano tutta la durata della pellicola: è un freddo non solo climatico, ma anche di relazioni e di affetti. Tutti sembrano ricercare il proprio interresse personale, ad eccezione della poliziotta Margie, il personaggio più atipico del film rispetto agli altri, ma più vicino a noi come modo di pensare. È significativa infatti la frase finale del film che pronuncia, in cui si dichiara incapace di capire come l’avidità di denaro possa rovinare certe vite.  Quello che risalta quindi in quest’opera dei Coen è “la banalità del male”, per citare una frase di Hannah Arendt. Tutto sembra accadere con apparente semplicità e disordine: gli omicidi, la violenza, il sangue, gli imprevisti in cui i nostri incappano e perfino la risoluzione del caso ad opera di Margie sono narrati con sconcertante normalità, dettati da una casualità che lascia interdetti. Accade tutto ciò che in un film di Hitchcock o  in un giallo della Christie non potrebbe mai accadere. Gli attori sono tutti ben calati nei propri ruoli, in particolare citiamo Frances Mc Dormand  capace di aggiudicarsi l’oscar, grazie all’interpretazione del personaggio di Maggie Gunderson.

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