V Video

R Recensione

6/10

Hitchcock regia di Sacha Gervasi

Biografico
recensione di Alice Grisa

 La genesi, la produzione e la distribuzione di Psycho nel 1959 dal punto di vista del rapporto tra Hitchcock e la moglie Alma.

 C’è solo una parola per Hitchcock, ed è genio. Il suo cinema è un’iconoclastia mainstream, frammenta la struttura narrativa classica ma è accessibile a tutti. Le fobie di Marnie, l’ossessione “kimnovakiana” di James Stewart, la bara/cassapanca di Nodo alla gola, il finale di Intrigo internazionale sul monte Rushmore sono quei film che si collezionano nella vetrinetta dei blu ray ma che allo stesso tempo si guardano ogni volta che passano in televisione.

Se Hitchcock per tutti i nati dopo la sua morte è una specie di figura mitologica del cinema (se non, per molti, il cinema stesso), il biopic di Sasha Gervasi può sembrare dissonante nel coniugare epicità e realismo (con una netta propensione per il secondo). Hitchcock è, per la prima volta, contestualizzato e calato in una vita banalmente normale,tra rose da potare, colesterolo, alcool, sigari, macchine, un bagno nella vasca bollente, un bagno in piscina, i cartoni animati che si vedono in televisione durante l’influenza (Addirittura! Non può essere così normale!). Si parte con i toni della commedia per poi arrivare al dramma e alle allucinazioni ipertrofiche (i lati oscuri di Hitchcock, come gli istinti violenti che si esprimono nelle visioni dello psicopatico Ed Gein, che ispirò la figura di Norman Bates), il tutto in un arco di tempo che segue la genesi, la stesura, i problemi di finanziamento, le riprese, il montaggio e la distribuzione di Psycho; il percorso porta a considerare che sovvertire le regole dell’orrore (come uccidere la protagonista dopo 30min) soddisfa la sete di violenza e morbosità del regista come dello spettatore. L’impressione generale è che se in un biografico conta soprattutto la scelta di come raccontare, qui la chiave di lettura sviscera l’umanità del grande regista, ma solo e univocamente dal punto di vista del rapporto con la moglie Alma.

“Ero il suo capo, poi mi ha chiesto di uscire” racconta lei, e denota molto chiaramente il tipo di rapporto, che parte da una profonda stima intellettuale-artistica per poi declinarsi nei più tradizionali attaccamento, complicità, affetto e gelosia. Secondo il racconto di Gervasi (tratto dal libro Come Hitchcock ha realizzato Psyco di Stephen Rebello) Alma non si limita a dare suggerimenti al marito, ma interviene nel processo filmico dal momento del concepimento dell’idea a (soprattutto) quello del montaggio, che ha il merito di rivoluzionare una pre-visione poco gradita dalla Paramount. Nel frattempo la coppia è in tensione per la gelosia (di lui per un amico mediocre sceneggiatore, di lei per tutte le attrici bionde e ingenuamente provocanti che il marito dirige nelle sue pellicole), ma il tutto si risolve con la solita chiosa “dietro un grande uomo…” che risulta davvero troppo riduttiva per interpretare un maestro come Alfred Hitchcock.

Alcuni accenni a un discorso di voyeurismo legato alla figura del protagonista (che ama spiare dalle serrature, come da angolazioni particolari) potrebbero tradurre una tesi sul suo cinema: guardare, osservare senza essere visti, un elemento ricorrente da La finestra sul cortile a La donna che visse due volte e, naturalmente, Psycho: forse morboso, ma alla fine è la stessa cosa che fa uno spettatore quando va al cinema, o quando guarda un reality. Purtroppo però si tratta solo di cenni, e la maggior parte del documentario si orienta sulle liti e riappacificazioni tra Alfred e Alma, sicuramente godibili ma non esaurienti. La fotografia è troppo patinata (ok che è la Hollywood sfavillante degli anni ’60, ma sembra un paradiso artificiale), mentre gli attori, nonostante sembrino quasi ostacolati da una scrittura troppo rigida, sono notevoli: Hopkins è generalmente somigliante ed Helen Mirren, Scarlett Johansson e Jessica Biel sono un validissimo contraltare.

V Voti

Voto degli utenti: 5,7/10 in media su 3 voti.

C Commenti

Ci sono 3 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

lorenzof.berra alle 21:56 del 24 marzo 2013 ha scritto:

BELLISSIMO FILM CONSIGLIO A TUTTI GLI APPASSIONATI ,DEL GIALLO DI ANDARE A VEDERLO ,LA RECITAZIONE DEI DUE PROTAGONISTI è SUBLIME E MERAVIGLIOSA RICCA DI COMPONENTI RECITATIVE RAFFINATE ,DUE NOMI STORICI DEL CINEMA CHE NON HANNO BISOGNO DI PRESENTAZIONE :LUI HOPKINS E LEI MIRREN,DUE NOMI NOTI DEL CINEMA INGLESE,LEI PER CAVALLERIA LA RICORDIAMO IN :THE QUEEN,E GODSFORD PARK ,LUI PER AVER INTERPRETATO QUEL CHE RESTA DEL GIORNO ,CASA HOWARD,E CASA DI BAMBOLA.CHE DIRE DI ALFRED HITCHCOCK NULLA,SAPPIAMO CHE IL FILM LO DESCRIVE COSI' COME APPARE ,UN UOMO CORPULENTO,MA DI GRANDISSIMOM INGENIO ...DA UNA BANALITA' PARTE TUTTA UNA NARRAZIONE MOLTO INTRECCIATA SIA SUL PIANO DIEGETICO ,SIA SUL PIANO NARRATIVO,PENSIAMO CHE LA GRANDE CAPACITA' DI ALFRED RISIEDE NELLO SPOGLIARE I PERSONAGGI E "IMMERGERLI"IN UN UNIVERSO ASTRATTO ,DOVE "CONSCIO ED INCONSCIO"SI SCONTRANO E INCONTRANO IN UN CONTINUO SALI E SCENDI DI BATTUTE ,ALLUSIONI,FENOMENI,CHE I PERSONAGGI ,VIVONO E FANNO VIVERE,PENSIAMO AL TEMA DELLA VERTIGINE,DEL PRECIPITARE,DELLO SPROFONDARE ,IN SENSOFISICO,MORALE,E PSICOLOGICO,IN ALCUNI CPOLAVORI COME:LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE,INTRIGO INTERNAZIONALE,PSYCOL'ACCONCIATURA A SPIRALE DI MADELEINE,IN LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE ,RICORDA IL VORTICARE ,IL SENSO DELLA VERTIGINE ,DEL GRANDE JAMES STEWART,NELL'ATTO DI INSEGUIRLA SUL CAMPANILE;LA FINESTRA SUL CORTILE ,CACCIA AL LADRO UN GIALLO DI CLASSE ,CHE OGNI ESTATE VEDO CON GIOIA E CHE MI FAREBBE VOGLIO DI PARTECIPARE AD UNA VITA DI MARE COSI' GLAMOUR ,E APPASSIONANTE ALLO STESSO MODO.INSOMMA UN FILM "NEI FILM"DOVE QUELL'HUMOUR BRITANNICO,è SEMPRE PRESENTE ,RENDENDO LA STORIA DEL GIALLO SEMPRE GODIBILE,CON DELIZIOSI TOCCHI DI COMMEDIA.BUONA VISIONE!

alejo90 alle 14:00 del 25 marzo 2013 ha scritto:

grazie di aver lasciato il tuo commento. Ti chiedo però il favore di non scrivere tutto maiuscolo per facilitare la lettura