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9/10

Gli uccelli regia di Alfred Hitchcock

Thriller
recensione di Giulia Bramati

Melanie Daniels raggiunge Bodega Bay, una cittadina nel nord della California, per consegnare a Mitch Brenner due allegri Lovebirds (uccelli dell'amore), regalo per la sorella minore Cathy. Questi due innocenti animaletti prefigurano l'imminente e improvviso attacco di svariate specie di volatili nei confronti degli abitanti del tranquillo paese costiero.

 1963. A tre anni dal grande successo di “Pshyco”, Alfred Hitchcock decide di trasporre cinematograficamente il racconto di Daphne Du Maurier dal titolo “Birds”. Con l'aiuto di Evan Hurten, riscrive una sceneggiatura, alquanto distante dal racconto, ma basata sullo stesso soggetto: improvvisamente, la specie umana si trova a dover affrontare pericolose aggressioni di volatili. Negli anni Sessanta, il regista era ormai affermato e celebrato: dopo il cosiddetto periodo inglese, si era trasferito a Hollywood, dove poteva permettersi produzioni a budget più elevato. “Gli uccelli” fu un film rivoluzionario: le scene in cui i volatili attaccano gli esseri umani – che oggi potrebbero essere realizzate velocemente con l'impiego del computer – allora comportarono seri problemi, che furono risolti grazie all'inventiva della troupe: inizialmente si pensò di adottare la tecnica del “blue screen”, ma alla fine si optò per il “sodium vapor process”, metodo utilizzato dalla Disney. Grazie a questa scelta, le scene risultarono credibili all'epoca e ottennero grande successo tra il pubblico.

Data la grande spesa per le complesse lavorazioni tecniche, Hitchcock scelse interpreti poco noti: nei panni della protagonista Miss Melanie Daniels pone la modella americana Tippi Hendren, alla sua prima esperienza cinematografica, mentre il misterioso Mitch Brenner è interpetato da Rod Taylor, il quale deve al regista la sua notorietà; all'attrice teatrale Jessica Tandy viene affidato il ruolo chiave di Lydia Brenner, una donna che vive in maniera malsana e opprimente il rapporto con il figlio Mitch. Lo psicanalista e psicologo Slavoj ?i?ek ha voluto interpretare metaforicamente gli attacchi degli uccelli come la il timore di Lydia di un imminente allontanamento del figlio, innamorato di Miss Daniels.

Il film rappresenta una apocalisse, come sottolinea un personaggio all'interno del Tides Cafè, location di una delle scene più interessanti, in cui appare la ormai ottantenne Ethel Griffies nella parte di una esperta ornitologa.

Gli uccelli” è un film molto diverso da quelli realizzati precedentemente da Hitchcock: il misterioso attacco non viene spiegato, volutamente non appare la scritta “FINE”; nei progetti originali, l'inquadratura finale avrebbe dovuto destare sconcerto, in quanto prevedeva il Golden Gate Bridge di San Francisco invaso da volatili in preda alla follia.

Il dramma nel film cresce gradualmente: la prima parte della pellicola è incentrata sulla vita dei protagonisti, elemento non innovativo e riscontrabile in altri film - per esempio “Rear window” (La finestra sul cortile, 1954) e “The man who knew too much” (L'uomo che sapeva troppo, 1956) -; nella seconda parte viene inscenato il dramma: gli attacchi dei volatili sempre più fitti e gravi, le prime vittime, la paura dapprima contenuta che sfocia nel panico.

La struttura si avvicina molto alle grandi tragedie classiche: l'intreccio si sviluppa in un arco di tempo molto breve, le location, tralasciando il breve prologo ambientato a San Francisco, sono collocate interamente nella fredda Bodega Bay; l'azione ruota attorno ai protagonisti e si limita a mostrare le loro reazioni in seguito ai diversi attacchi, trascurando dettagli inerenti a personaggi secondari; infine, la scelta di drammatizzare ulteriormente la storia, lasciando intravedere un futuro ancora più difficoltoso, è tipicamente classica, degno delle più celebri tragedie eschilee e sofoclee.

Alla fine della sua carriera, Hitchcock non è più interessato a fornire un punto di vista definito, non vuole spiegare chi è l'artefice del pericolo, non vuole attribuire una colpa, si limita a narrare i fatti e a lasciare allo spettatore una libera interpretazione. È un'interessante evoluzione del “maestro del brivido”.

 

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Voto degli utenti: 9,3/10 in media su 6 voti.

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Sydney (ha votato 10 questo film) alle 1:23 del 12 ottobre 2011 ha scritto:

Insuperabile. In assoluto il più grande film sul tema dell'angoscia della storia del cinema. Allucinante, il capolavoro di uno dei maestri di sempre. "Uno dei capolavori di sempre del cinema" cit.

Marco_Biasio (ha votato 10 questo film) alle 12:58 del 12 ottobre 2011 ha scritto:

Il finale più inquietante della storia del cinema.

tramblogy alle 22:19 del 30 marzo 2013 ha scritto:

Bravo...meraviglia!!!

dalvans (ha votato 9 questo film) alle 16:33 del 12 ottobre 2011 ha scritto:

Ottimo

Ottimo film