A Gli ultimi film

Gli ultimi film

 

Mi sono recentemente imbattuto in Madadayo, ultima opera del maestro Akira Kurosawa. La critica l’ha morbidamente definito “senile” o “monocorde”, io invece, pur con il beneficio del dubbio di non averlo capito, l’ho trovato lento, senza capo né coda e con una narrazione piuttosto debole. Un film brutto, insomma che non pregiudica in nessun modo l’opera del cineasta giapponese autore di capolavori come I sette samurai, Rashomon, Vivere, Dersu Uzala ecc.. Viene però difficile stroncare un film di un regista che ha fatto la storia del cinema come Kurosawa e difficilmente la critica si spinge a tanto. Magari si trovano delle interpretazioni o delle chiavi di lettura che permettono di salvarlo in qualche modo aggiungendo a fine commento “di certo non il suo miglior film”, con rivalutazioni postume francamente evitabili.

È risaputo che ogni regista ha la sua storia e ogni cineasta morto ha il suo ultimo film. Non tutti riescono a compiere la parabola perfetta di Sergio Leone che dopo le due trilogie ha chiuso con il suo capolavoro C’era una volta in America. È morto a soli sessant’anni ma vien quasi da chiedersi che non sia stato meglio, ovviamente da un punto di vista strettamente cinematografico, che non sia riuscito a terminare il suo progetto sull’assedio di Leningrado.

La morte è imprevedibile e giunge nei momenti più vari. Il grande Mario Monicelli per esempio si è suicidato a 95 anni e chi ha avuto la (s)fortuna di vedere la sua ultima opera Le rose del deserto non ha potuto fare a meno di considerarlo quasi inguardabile. Alla stessa età morì Michelangelo Antonioni, che era però da tempo semi paralizzato. Il suo ultimo film, Al di là delle nuvole, realizzato insieme a Wim Wenders non è da considerarsi un affronto alla sua carriera ma nemmeno può essere inserito tra i capolavori del regista ferrarese. Va considerato se poi la morte sopraggiunge nel pieno della carriera o durante la parabola discendente che prima o poi tocca ogni artista. Federico Fellini per esempio era considerato un regista arcaico già da diversi anni, al di là dell’ Oscar alla carriera ricevuto pochi mesi prima della scomparsa. La voce della luna, sua ultima opera, venne stroncato sia dalla critica che dal pubblico salvo poi essere giustamente rivalutato negli ultimi anni. C’è un filmato di annata in cui Piero Chiambretti si reca a casa del maestro riminese e lo prende in giro per lo scarso successo ottenuto al botteghino dal film (si, avete capito bene.. Piero Chiambretti…). Anche altri grandi registi scomparvero dopo esser finiti per un certo periodo nel dimenticatoio, anche per il fatto di aver ottenuto il loro successo in un’epoca storica e di costume completamente diversa. Charlie Chaplin morì il giorno di Natale del 1977 e La contessa di Hong Kong di dieci anni prima è da considerarsi un’opera minore nonostante la presenza di Marlon Brando e Sofia Loren. Anche Vittorio De Sica chiuse la sua carriera con Il viaggio, film che di certo non rientra tra i capolavori del maestro del neorealismo.

Può invece succedere che la morte sopraggiunga proprio nel momento della consacrazione, dopo anni di gavetta. È il caso di Krystof Kieslowski che scomparve all’improvviso dopo aver realizzato La doppia vita di Veronica e la trilogia dei colori. Luis Bunuel morì a 83 anni, dopo una carriera molto densa e spesso caratterizzata da produzioni con budget ridottissimi. Dopo aver ottenuto l’Oscar con Il fascino discreto della borghesia il regista messicano realizzò Il fantasma della libertà e Quell’oscuro oggetto del desiderio, ottimi film in linea con la sua precedente filmografia che però ebbero una diffusione maggiore e degli attori di livello superiore rispetto, per esempio, alle opere del periodo messicano.

Ci sono poi gli ultimi film “ordinari”, come per Alfred Hitchock  che chiuse con Complotto di famiglia del 1976, lungometraggio che non può certo considerarsi un capolavoro (e non ha nemmeno la presunzione di esserlo) ma comunque gradevole. Anche Finalmente Domenica!, ultimo film di Francois Truffaut, non viene inserito tra i capolavori del cineasta francese ma è comunque da considerarsi un lungometraggio dagli ottimi contenuti. Può valere lo stesso anche per Stanley Kubrick che negli ultimi anni di vita diradò ulteriormente la sua produzione. Eyes Wide Shut uscì con numerose aspettative vista anche la presenza della coppia Tom Cruise- Nicole Kidman (che si separarono poco dopo) e sotto certi punti di vista si rivelò una delusione vista anche la precedente filmografia del regista ma è comunque un’opera da vedere e apprezzare.

Ci sono poi le conclusioni idilliache con percorsi di vita che sembrano avere un destino scritto come nel caso del controverso Elia Kazan con Gli ultimi fuochi. O come Pier Paolo Pasolini che è stato ucciso poco tempo dopo la realizzazione di Salò o le 120 giornate di Sodoma, film osceno, lungimirante e francamente al di là di ogni valutazione.

Ci sono poi casi in cui la morte rende finalmente merito ad una carriera. È il caso di Claudio Caligari, documentarista e regista di storie di vita, scomparso appena dopo aver terminato il montaggio della sua ultima fatica Non essere cattivo. Il film è stato scelto per rappresentare l’ Italia ai prossimi premi Oscar ed è il giusto omaggio alla carriera di un regista ingiustamente sottovalutato in vita.

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