A La chiave è il Sogno: la passione di Blahník per il Cinema

La chiave è il Sogno: la passione di Blahník per il Cinema

 

DAL 26 GENNAIO AL 9 APRILE PALAZZO MORANDO|COSTUME MODA IMMAGINE

OSPITA LA STUPEFACENTE MOSTRA: “MANOLO BLAHNíK. THE ART OF SHOES”

 

Quella che Palazzo Morando ospita dal 26 gennaio è la prima esposizione italiana dedicata all’iconico couturier spagnolo Manolo Blahník, il cui nome è diventato, nella cultura popolare e in quasi 46 anni di esplosiva carriera, sinonimo di calzature d’eccellenza, dallo stile inconfondibile. Nelle stanze della Pinacoteca e dell’appartamento Morando Attendolo Bolognini prende posto una selezione di 212  modelli di scarpe realizzate dal 1971 ad oggi, alternate ad 80 disegni originali - sia progetti, che veri e propri ritratti di calzature - accostate, in sale del XVIII secolo,  ad un piccolo nucleo di modelli provenienti dalla collezione delle Civiche Raccolte Storiche che, come racconta Chiara Buss, storica del costume e del tessuto: <<servono a valorizzare l’enorme patrimonio museale (300 esemplari databili tra il XVI e il XX secolo), tra sintonia e contrasto, dando vita ad un importante dialogo che si dilata nel tempo, perché passato e presente possano impreziosirsi e spiegarsi a vicenda>>.

 

Un Manolo commosso, amabile, ed impeccabile come sempre, ha raccontato perché proprio Milano sia stata scelta come prima tappa per questa esibizione, che si sposterà poi all’Hermitage di San Pietroburgo, al Museo Kampa di Praga, al Museo National de Artes Decorativas di Madrid e al Bata Shoe Museum di Toronto. <<Milano è sempre stata la mia casa>>, ha affermato Blahník all’inaugurazione, <<è possibile dar vita alle mie idee solo qui, in Lombardia, grazie all’indispensabile aiuto di manifatture artigianali dell’hinterland milanese che mi seguono, realizzando tutti i miei prototipi, fin dall’inizio della mia carriera. L’arte e la cultura italiana hanno avuto forti influenze sul mio immaginario, così come le meravigliose donne ed amiche che ho avuto il piacere di frequentare proprio qui, come Franca Maria Sozzani, aiuto costante ed ispiratrice, alla quale è dedicata la mostra, ed Anna Piaggi, grande amica e celebre giornalista di Vogue Italia>>.

 

La mostra è un’occasione davvero imperdibile, ed irripetibile, per ammirare le migliori creazioni di Manolo, scelte nella sua collezione di quasi 30.000 modelli e divise in 6 sezioni, da Core, dedicata a personaggi storici e contemporanei, passando per Materiali, Costruzioni, Natura, e Gala per le creazioni più teatrali e cinematografiche, come 22 paia di scarpe concepite nel 2006 per il film “Marie Antoinette” di Sofia Coppola. L’esibizione comprende contenuti multimediali audiovisivi e vengono esaminate nel dettaglio anche le influenze geografiche ed ambientali sul lavoro dell’artista, nato alle Canarie da madre spagnola e padre ceco, che ha vissuto tra Spagna, Italia, Africa, Russia, Inghilterra e Giappone.

Le creazioni di Blahník, Comandante onorario dell’Eccellentissimo Ordine dell’Impero Britannico, vengono definite da Cristina Carrillo de Albornoz, curatrice della mostra, <<perfetta espressione della sua curiosità e del suo amore per la vita, tra disegno (imprescindibile punto di partenza), scultura ed ingegneria: incarnazione di una femminilità e di un’eleganza senza tempo, esteticamente sintetizzata nella forma del tacco a spillo, ripreso con le tecnologie più innovative per garantire comfort, artigianalità e qualità>>.

 

In pochi tuttavia conoscono l’infinita passione di Blahník per il cinema, che invece viene raccontata molto bene all’interno di questa esposizione. L’artista ha letteralmente adorato alcuni grandi personaggi della storia dello spettacolo, come ad esempio Brigitte Bardot, che ha saputo incarnare l’estetica degli anni cinquanta e sessanta per diventare archetipo universale. Nel film di Vadim “E Dio creò la donna” l’attrice ballava scalza, emanando una sensualità e un potere di seduzione mai visti prima. Nel 2007 ha dunque disegnato una décolleté classica che ha chiamato proprio BB, in onore della Bardot, in quaranta varianti. Era ispirata a lei e al gusto anni cinquanta, ma attingeva anche a ricerche sulle calzature storiche, in particolare quelle con il tacco alto e sottile in uso a corte.

Per Blahník il cinema è vita: l’amore per la settima arte pervade le sue calzature ispirandolo attraverso dettagli specifici, come materiali, colori o forme, oppure tramite elementi più astratti, come il gesto di un attore, la pelle di un’attrice, o il particolare di un capo d’abbigliamento. <<Il cinema mi ha trasportato in mondi affascinanti>>, ha dichiarato, <<tutto ciò che faccio affonda le radici nella mia infanzia felice, compreso il mio amore per il cinema. Da bambino, la tata portava me e mia sorella Evangelina al cinema Avenida, al cinema Parque Recreo o al teatro Circo de Marte. Il primo “vero” film che ho visto è stato Senso, di Luchino Visconti, anche se dovetti infilarmi di nascosto nella sala perché era vietato ai minori. Quel film mi ha segnato profondamente, e da allora Visconti è diventato il mio regista preferito. Più di tutti, amo “Il gattopardo”. Quando fu premiato, nel 1963, vivevo a Ginevra. Andai a vederlo per sei giorni di fila al Cinéma de Midi dopo l’università. Da allora devo averlo visto centinaia di volte… Forse sono uno storico del cinema frustrato!>>.

 

Quando Manolo si trasferì a Parigi per studiare, durante la metà degli anni sessanta, diventò un assiduo frequentatore della Cinémathèque Française. Il direttore, il grande Henri Langlois, organizzava conferenze e proiezioni straordinarie e l’artista ebbe modo di vedere tutti i film di Truffaut, Chabrol e Godard, di cui amò soprattutto “Il disprezzo”. Ma adora anche Ernst Lubitsch, regista che non lo stanca mai, i film muti e le pellicole degli anni trenta e quaranta, con quelle straordinarie attrici dell’epoca d’oro del cinema che incarnavano soavità, stile, eleganza e magnetismo. <<In “Capriccio spagnolo”, con Marlene Dietrich, c’è una sequenza meravigliosa in cui si vedono i tacchetti su cui cammina. Vado pazzo per questo genere di cose. Quanto amo le vecchie star di Hollywood! Ava Gardner, per esempio, la conobbi a Londra. Era una donna divina. Non meno splendida era Joan Fontaine nella “Porta proibita”, con Orson Welles, per non parlare di Greta Garbo in “Ninotchka”. Ma la mia lista potrebbe andare avanti all’infinito…>>

 

Blahník ha raccontato che vede un paio di film al giorno perché dorme poco, ed è proprio in quei momenti che possono nascere le sue idee. I suoi film preferiti li conosce a menadito: sa tutti i nomi dei realizzatori, dai soggettisti ai compositori, e riesce anche a cantare la maggior parte delle musiche di sottofondo. <<Trovo il cinema più reale della vita. Quel movimento frenetico è straordinariamente bello e le attrici hanno acceso la mia fantasia; guardandole, iniziavo a fantasticare sul tipo di scarpe che avrebbero potuto indossare. Ricordo tutti i loro gesti, gli abiti e gli accessori di moda all’epoca. Penso al “Grande caldo” con Gloria Grahame o alla “Fiamma del peccato” con Barbara Stanwyck, che portava una cavigliera e sabot decorati da piume: è stata lei a ispirarmi quel modello di scarpa! Ritengo che Elizabeth Taylor sia stata l’ultima grande stella di Hollywood: adoro la sua sensualità ed eleganza impeccabile in “Improvvisamente l’estate scorsa” di Joseph Mankiewicz. Quanto alle dive di oggi, ammiro Renée Zellweger, Julia Roberts e Angelina Jolie, perché evocano tutte lo stile glamour dei tempi passati>>.

Il suo è il gusto per un Cinema molto sofisticato: <<L’eclisse, La notte e L’avventura di Michelangelo Antonioni sono i film più splendidi che abbia visto. Considero “Barry Lyndon” di Stanley Kubrick un “must”: è indiscutibilmente il più bel film che sia mai stato girato sul Settecento. Kubrick ha ricreato perfettamente l’ambiente dell’epoca, ispirandosi ad illustri pittori del tempo quali Thomas Gainsborough e William Hogarth. Gli attori Ryan O’Neal e Marisa Berenson sono sublimi. Da Marisa sono stato ossessionato per tutta la vita: è una delle più grandi attrici europee. I costumi – straordinari – sono di Milena Canonero (che grazie a questo film ha vinto il suo primo Oscar). Nel 2006 mi ha chiesto di disegnare le scarpe per “Marie Antoinette” di Sofia Coppola, il che mi ha reso davvero felice. Adoro il personaggio di Maria Antonietta: se mi avesse voluto a Parigi per lavorare in esclusiva per lei, sarei partito nel giro di un secondo>>.

Manolo è nato alle Canarie, che pur trovandosi nell’oceano Atlantico hanno una luce molto simile a quella del Mediterraneo. La sua sensibilità per i colori si è sviluppata osservando i mutamenti del cielo e dell’ambiente: <<Ancora oggi mi emoziono di fronte allo splendore delle tinte che la natura offre. Mi ispiro ai toni delle facciate delle case di Praga e San Pietroburgo, così come al tripudio ipersaturo del Technicolor, un procedimento di cinematografia rivoluzionario per l’epoca, che riproduceva i colori in maniera realistica, intensificandoli. A volte chiudo gli occhi per sentire il colore, rivolgendo lo sguardo all’interno e lasciando che parli da sé. La percezione visiva è il mio vero talento. Cerco di ricordare parole e conversazioni, ma non hanno molto senso per me. Quando vedo qualcosa di bello, invece, non lo dimentico più. Ricordo quando da bambino assistevo alla funzione domenicale alla chiesa di El Salvador. Più che dalle parole del prete, ero attratto dai dipinti rinascimentali della chiesa, dal modo in cui erano vestite le donne della congregazione e dalla luce che filtrava dalle finestre, variando di intensità e mutando la mia percezione degli oggetti>>.

L’amore per il colore permea le creazioni di Manolo Blahník, che vi si avvicina in maniera audace, da tutte le

prospettive possibili, alla continua ricerca della poeticità di una gradazione impossibile. Lavora spesso con tinte brillanti e un po’ teatrali come il magenta, il viola scuro, il rosso scarlatto, l’arancio, il verde smeraldo o il giallo zafferano. Il colore sembra dargli una gioia immensa, così come l’uso sapiente del bianco e nero, un altro efficace abbinamento che sa raccontare le emozioni umane a volte meglio di un’infinità di parole. In questo il suo approccio alle cose è simile a quello di un pittore, di un direttore della fotografia, di un fotografo, o di un cineasta.

 

La mostra, che vede come sponsor tecnico Trenitalia e hotel partner Four Season, e consigliata da Sky Arte HD, si tiene in via Sant’Andrea 6, fino al 9 aprile. Ingressi da martedì a domenica dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17:30 e costa dai 6 ai 10 euro, a seconda di eventuali riduzioni.

Informazioni sul sito: www.civicheraccoltestoriche.mi.it #ManoloMilano #TheArtOfShoes

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