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7/10

Caccia al ladro regia di Alfred Hitchcock

Thriller
recensione di Gloria Paparella

John Robie, ex ladro di gioielli, è sospettato di essere il responsabile di una serie di furti sulla Costa Azzurra. Per provare la sua innocenza agli occhi di una miliardaria americana che lo crede colpevole, egli utilizza le pietre preziose della sua ricca madre come esca per attirare il misterioso ladro.

Le avventure del ladro di gioielli John Robie (Cary Grant), detto “Il Gatto”, sembrano non essere terminate, nonostante il suo ritiro sulla Riviera francese: infatti, per difendersi dalle accuse di alcuni furti di gemme preziose avvenuti negli hotel di lusso della Costa Azzurra, si fa amico di una ricca vedova e di sua figlia Frances (Grace Kelly) per scovare il vero responsabile.

Tratto dall’omonimo romanzo di David Dodge, rivisitato e adattato dallo sceneggiatore John Michael Hayes (collaboratore di Alfred Hitchcock anche in La finestra sul cortile), Caccia al ladro fu girato nella primavera del 1954 proprio sulla Costa Azzurra, per cui è possibile ammirare tutta la bellezza del paesaggio grazie al nuovo procedimento di ripresa introdotto dalla Paramount, il VistaVision. Nizza e i suoi dintorni sono mostrati con campi lunghissimi, talvolta ripresi da un elicottero e ciò era una novità per l’epoca. I dialoghi tra l’affascinante e abbronzatissimo Cary Grant, qui cinquantenne, e una solare Grace Kelly sono assolutamente brillanti ed efficaci, pieni di doppi sensi che attribuiscono spessore ad alcune scene, in particolare a quella celebre dei fuochi d’artificio (una delle migliori sequenze notturne girate dalla Paramount).

Il film, intriso di mistero ed intrigo, è in realtà molto godibile anche per uno spettatore non  appassionato di gialli, proprio perché il regista, attraverso scambi di battute sofisticati tra i due protagonisti e la cura puntigliosa delle eleganti location, rende la sua opera un mix di commedia e thriller, per cui la suspense culmina nel finale elettrizzante in cui viene rivelata l’identità del vero criminale.

Proponendo una variante del tema inseguito/inseguitore, colpevole/innocente, Hitchcock si diverte a presentare il tema sessuale in maniera sempre meno esplicita (i fuochi d’artificio metaforici e le continue insinuazioni di Frances nel ritenere Robie colpevole) e a tenere col fiato sospeso lo spettatore attraverso continui cambiamenti di ritmo: da quello serrato della sequenza in macchina dei protagonisti per le stradine di Montecarlo (lo stesso tragitto in cui Grace Kelly morirà fatalmente ventisette anni dopo), a quello più lento e morbido delle inquadrature ravvicinate, volte ad indagare lo stato d’animo dei personaggi.

Dal punto di vista stilistico, questo è il film esteticamente più riuscito di Hitchcock: oltre alla vista mozzafiato della Costa Azzurra ripresa dall’alto, la pellicola sublima ancora di più il fascino del “ladro-gentiluomo” Cary Grant e, soprattutto, l’elegante bellezza di Grace Kelly, qui nell’ultima collaborazione con il maestro del giallo: i costumi da spiaggia e gli abiti da sera creati dalla costumista Edith Head sono il ritratto del glamour, perfetti per lo charme della Riviera.

Premio Oscar per la Migliore Fotografia, Caccia al ladro è forse l’opera hitchcockiana che meno rappresenta i dettami del manuale del brivido, ma si impone ugualmente come thriller dalla carica erotica fortissima, affrontata anche questa secondo la “legge” della suspense.

 

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